La Regione si organizza per le politiche di accoglienza dei migranti. Seguiamo con interesse e occhio critico nella misura necessaria
Riferendoci alla precedente nostra comunicazione del 12 u.s., diamo conto della pubblicazione nel sito ufficiale RAS della deliberazione della Giunta regionale n. 1/9 del 12 gennaio 2016 sull’attuazione organizzativa delle politiche di accoglienza dei migranti. Approfondiremo e vigileremo sulle concrete iniziative e soprattutto sulla scelta del personale di direzione e coordinamento.
DELIBERAZIONE N. 1/9 DEL 12.1.2016
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Oggetto: Disposizioni regionali per l’accoglienza dei flussi migratori non programmati. Piano regionale 2016.
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Il Presidente, con nota n. 74/gab del 8.1.2016, ricorda come la Sardegna, al pari delle altre Regioni italiane, sia attualmente impegnata nell’affrontare la gravi crisi determinatasi dal continuo arrivo sulle coste italiane di migranti provenienti, in particolare, dall’Africa e dai paesi mediorientali in guerra. I recenti flussi e l’attuale pressione migratoria presentano una marcata originalità rispetto anche ad emergenze simili del passato. L’Italia e l’Europa in questa fase sono chiamate ad accogliere persone che fuggono dalla guerra, dalla repressione militare e poliziesca, da situazioni di violenza generalizzata e diffusa, con la conseguenza di trovarsi oggi a fronteggiare una invasione che ha fatto crollare le nostre frontiere e reso inefficaci le nostre leggi per il governo dell’immigrazione.
Il Presidente condivide l’opinione di chi afferma che “l’Europa è un continente in cui siamo stati tutti, in un qualche momento della storia, dei rifugiati” (Junker, Presidente Commissione Europea) e che, in tal senso, l’Europa stessa promuove politiche e investimenti economici, per coniugare i diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati con gli interessi della regione.
A questo proposito, però, sottolinea il Presidente, va sempre tenuta presente la differenza fra richiedenti asilo e/o richiedenti una qualsiasi forma di protezione internazionale, da una parte, e migranti che cercano una opportunità di lavoro nel nostro paese o in altri paesi europei, dall’altra. Per i primi l’Italia, in virtù di norme di diritto consuetudinario, di convenzioni internazionali sottoscritte, di norme nazionali che trovano ispirazione nell’art. 10 della Costituzione o in direttive europee ratificate dal nostro Parlamento ha un obbligo di accoglienza. Chi fugge dalla guerra, dalla repressione militare o poliziesca deve essere sempre accolto o almeno ha sempre diritto ad avere esaminata la sua domanda di protezione internazionale, anche temporanea. Per i secondi, vale la normativa vigente in materia di governo dei flussi di ingresso regolari (quote di ingresso annuali, ricongiungimenti familiari, lavoro stagionale) e in materia di espulsioni e respingimenti. Nello stesso barcone, arrivano quasi sempre persone che appartengono all’una e all’altra categoria. L’originalità dei flussi migratori attuali sta nel fatto che, se in passato la percentuale dei cosiddetti migranti
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economici era largamente superiore a quella dei richiedenti asilo e/o protezione internazionale, oggi la situazione è esattamente capovolta. Per questo, rimane fondamentale l’attività di identificazione e accertamento svolta da Prefetture e Questure; rimane fondamentale l’attenzione di tutte le istituzioni per la piena osservanza della legge sul governo dell’immigrazione, ma diventa oltremodo necessario rafforzare la rete dell’accoglienza e della solidarietà per chi fugge dalla guerra o da altre situazione di grave emergenza.
In questo contesto, evidenzia il Presidente, la Sardegna è chiamata a fare la propria parte, cimentandosi, forse per la prima volta, ad affrontare situazione che negli anni passati hanno visto protagoniste altre regioni e realtà del nostro paese: la Puglia, la Sicilia, la Calabria, le grandi metropoli italiane.
La Sardegna è consapevole dell’eccezionalità dell’evento e del fatto che i flussi di arrivi potrebbero rappresentare un fenomeno dalla durata pluridecennale e che è necessario garantire l’accoglienza dei migranti nel rispetto delle norme internazionali, assicurando azioni concertate e massima solidarietà. Ritiene, inoltre, la loro presenza nell’Isola un’occasione di dialogo tra culture e popoli.
Il Presidente riferisce che si tratta di un problema complesso a cui è necessario dare una risposta adeguata. Il raggiungimento di una soluzione che sia effettivamente in grado di disinnescare le molteplici situazioni di emergenze umanitarie che, in questo momento, si vivono in Europa e nei paesi di confine, impone un azione concertata di tutte le diverse competenti autorità europee, nazionali, regionali e locali, che permetta la normalizzazione dei flussi migratori e, conseguentemente, la semplificazione della loro gestione.
Il Presidente rammenta che è in questo quadro che la Sardegna ha sempre promosso la propria attività, impegnandosi responsabilmente ad affrontare la situazione legata al flusso non programmato di cittadini extracomunitari con spirito di leale e solidale collaborazione. A partire dalla partecipazione ai tavoli di confronto promossi dal Governo, sia a livello centrale sia a livello regionale, la Regione ha sempre improntato la sua partecipazione al rispetto del principio della leale collaborazione, cercando, con il proprio contributo, di assicurare una integrazione più efficiente che tenga conto delle istanze e necessita provenienti dal territorio regionale.
Allo stesso modo ci si è mossi nei confronti dei diversi soggetti operanti nella Regione e che, a vario titolo, intervengono nelle procedure di accoglienza. Costante, innanzitutto, è stato il confronto e il coordinamento a livello politico e tecnico con l’ANCI, che ha consentito di elaborare posizioni comuni, che poi sono state portate sui tavoli di discussione, su diverse tematiche, tra cui quelle dei minori stranieri non accompagnati. Allo stesso modo, è stata incessante l’attività di raccordo operativo con gli Uffici delle Prefetture, volta a definire ed implementare le più idonee procedure di
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accoglienza sul territorio. Al fine di venire incontro alle esigenze manifestate dai migranti, è stata, inoltre, avviata un’interlocuzione con tutti quei soggetti del terzo settore (associazioni di volontariato, organizzazioni non governative, ONLUS) e del mondo cooperativo con le relative associazioni di categoria che possono favorire un’efficace ed effettiva integrazione.
Che il contesto sia inedito per la Sardegna lo dicono i numeri.
Secondo i dati trasmessi dalla Prefettura di Cagliari ammontano a 5.115 i migranti trasferiti in Sardegna nel corso del 2015 (periodo 1.1.2015 – 19.10.2015), a fronte delle 2.878 persone arrivate nel corso dell’intero 2014.
Il Presidente prosegue ricordando che i migranti arrivati in Italia sono attualmente “smistati” tra le varie regioni italiane secondo quote definite in base alla popolazione residente nelle diverse Regioni. La ripartizione è fatta dal Ministero dell’Interno, per il tramite del Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione, a seguito dell’Intesa raggiunta in sede di Conferenza Unificata nel luglio 2014. Tale Intesa, attualmente, assegna alla Sardegna una quota pari circa al 3% del totale della popolazione migrante presente sull’intero territorio nazionale. Alla ripartizione nazionale segue, poi, una ripartizione su scala regionale decisa dalla Prefettura – Ufficio territoriale del Governo di Cagliari. Spetta, infine a ciascuna Prefettura provvedere alla distribuzione dei migranti nei rispettivi territori di competenza.
Si tratta di una procedura che, benché giustificata fino a questo momento dalla eccezionalità degli eventi, è però obbligatorio superare. È necessario operare, infatti, su due piani contemporanei, coniugando la necessità di dare risposte immediate alle impellenti esigenze di accoglienza delle persone che arrivano in numeri molto elevati sulle nostre coste meridionali e l’assoluta e indifferibile necessità di impostare subito un “piano strutturato” che permetta di ricondurre a gestione ordinaria e programmabile gli interventi relativi agli adulti e ai minori non accompagnati, assicurando il necessario ed effettivo coinvolgimento dei territori e delle popolazioni interessate.
Vi è, quindi, la necessità di tenere in maggior considerazione anche le richieste e le necessità che provengono dal nostro Territorio. Tutto questo significa intervenire, innanzitutto, presso il Ministero dell’Interno (sia a livello centrale, sia a livello regionale) al fine di assicurare una maggiore collegialità ogni qual volta si debbano adottare decisioni in tema di trasferimento dei migranti. In tale ottica, la Regione Sardegna ha mosso i suoi passi anche dentro il Sistema delle Regioni e Province autonome, partecipando fattivamente alle riunioni promosse dal Ministro dell’Interno e dalla Conferenza delle Regioni e Province autonome. L’obiettivo che ci si prefigge di raggiungere è quello di pervenire ad una vera governance nazionale e regionale, attraverso il rafforzamento dei tavoli coordinati rispettivamente dal Ministero dell’Interno e dal Prefetto del Comune capoluogo e
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costituiti da soggetti con le competenze dei diversi settori chiamati in causa (salute, protezione sociale, formazione/lavoro, accoglienza ecc.).
Il Presidente precisa che, a fronte di tale quadro normativo e sociale, è evidente la necessità di meglio precisare il ruolo regionale nell’intera procedura di accoglienza.
In primis appare importante sottolineare l’assoluta convinzione che è necessario distinguere fra una fase di soccorso (Centri di primo soccorso e assistenza nelle Regioni di sbarco o limitrofe), una di prima accoglienza e qualificazione (Hub) e una di seconda accoglienza e integrazione (Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati SPRAR) e costruire un sistema che consenta il tempestivo passaggio da una fase all’altra, attraverso l’utilizzo delle strutture già esistenti o la creazione di nuove, che rispondano a modalità di gestione omogenee definite dal Tavolo di Coordinamento Nazionale.
In relazione alla fase di prima accoglienza, a seguito dello sbarco dei migranti, la Regione è impegnata per il tramite, principalmente, della Protezione Civile e della ASL di Cagliari, Servizio di Promozione della Salute, che assicurano un attività logistica e di prima assistenza ai migranti oltre che un primo screening sanitario. Nel contempo, è insostituibile il ruolo svolto dalle associazioni di volontariato, il cui lavoro ha sempre reso possibile che le operazioni di sbarco potessero avvenire celermente e nel pieno rispetto della dignità dei migranti.
Il Presidente, pur sottolineando come in Sardegna le operazioni di prima accoglienza abbiano sempre ben funzionato, rammenta, ancora, la necessità di assicurare l’omogeneità delle procedure e delle modalità di erogazione dei servizi di assistenza ed accoglienza dei cittadini stranieri. Un importante contributo in merito è rappresentato dal Protocollo operativo, elaborato dalla Prefettura di Cagliari di concerto con la Regione e gli altri soggetti coinvolti. Permane, tuttavia, l’esigenza di consolidare tale processo di standardizzazione delle attività di accoglienza e assistenza di cittadini extracomunitari soccorsi in mare e trasferiti, presso il Porto di Cagliari con mezzi navali, su disposizione del Ministero dell’Interno, in Sardegna.
Successivamente allo sbarco, il Presidente informa che solo i migranti che hanno avanzato richiesta di asilo e/o protezione internazionale sono trasferiti presso i diversi centri presenti nell’intero territorio regionale, sulla base delle decisioni assunte dalle Prefetture, come già precisato precedentemente. Anche per quanto riguarda l’individuazione degli enti e associazioni incaricate della gestione delle strutture di accoglienza temporanea, il Presidente ricorda come la competenza è attualmente in capo alle Prefetture che vi provvedono a seguito della pubblicazione di specifici avvisi di invito a presentare manifestazioni di interesse.
Continua sottolineando, quindi, come una simile procedura, il cui utilizzo fino a questo momento è
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stato legittimato dall’esigenza di affrontare con urgenza una situazione di grave crisi umanitaria, necessita oggi di una sua sistematizzazione che garantisca, da un lato, la piena attuazione delle disposizioni di cui al D.Lgs. n. 142/2015, e, dall’altro, un maggior coinvolgimento del territorio e delle sue principali istituzioni. È solo, infatti, attraverso il previo coinvolgimento delle realtà territoriali che è possibile, non solo prevenire situazioni di diffidenza e contrasto da parte delle popolazioni ospitanti ma anche, garantire le migliori condizioni per l’avvio di un vero e proficuo processo di integrazione, che possa evitare il rischio di gravi fraintendimenti, di rivalità “costruite”, di guerre tra poveri.
In seguito, i migranti che hanno avuto l’accettazione della domanda di protezione internazionale (o permesso di soggiorno temporaneo per motivi umanitari o riconoscimento dello status di rifugiato) o anche i richiedenti asilo che abbiano manifestato la volontà di accettare un percorso di inserimento e integrazione sociale ed economica sul territorio regionale dovrebbero entrare a far parte della rete SPRAR istituita a livello nazionale. A livello territoriale gli enti locali, con il supporto delle realtà del terzo settore, sono chiamati a garantire interventi di “accoglienza integrata” che superano la sola distribuzione di vitto e alloggio, prevedendo in modo complementare anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico.
Il problema è che tale sistema di seconda accoglienza appare largamente sottodimensionato a livello nazionale e particolarmente in Sardegna. Secondo il “Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2015” (Anci, Caritas Italiana, Cittalia, Fondazione Migrantes, Sprar in collaborazione con UNHCR), oggi a livello nazionale le persone che avrebbero bisogno di inserimento nella rete della seconda accoglienza sfiorano la cifra di 90 mila unità. I nuovi posti disponibili della rete nazionale di accoglienza alla luce dell’ultimo bando 2016-2017 in scadenza al prossimo 14 febbraio, sono 10.000 e, nel biennio precedente erano 20.744.
In Sardegna la sproporzione è ancora più evidente, i posti SPRAR sono, infatti, 88 a fronte di richieste di asilo o protezione che ormai superano il migliaio.
In merito a quest’ultimo aspetto, appare pertanto assolutamente necessario aumentare l’informazione e la consapevolezza degli avvisi SPRAR, pubblicati dal Ministero dell’Interno, presso tutti i comuni della Sardegna. Lo SPRAR è perno del sistema di accoglienza di secondo livello sia per gli adulti sia per tutti i minori stranieri non accompagnati, eventuali soluzioni attivate in via d’urgenza dovranno avere un ruolo residuale e tendere ai requisiti del modello SPRAR. In merito la Regione, in collaborazione con l’ANCI sta svolgendo un ruolo assai rilevante per il potenziamento del sistema di accoglienza e nella tutela delle funzioni e dei compiti dei Comuni, attraverso il Sistema di protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati-SPRAR, il cui coordinamento la legge affida
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proprio ad ANCI. Si ricorda, a tal proposito, la giornata di presentazione del bando 2016-2017 del 5 novembre 2015 a Cagliari con l’obiettivo di garantire la più ampia conoscenza del Sistema SPRAR e dei contenuti del bando. Inoltre, la Regione assicura un servizio di assistenza tecnica agli enti locali sia nella predisposizione e presentazione delle proposte progettuali che nello start-up delle iniziative.
In tal modo si intende, non solo porre rimedio al sottodimensionamento della rete SPRAR nel territorio regionale ma anche, contestualmente, promuovere un suo sviluppo che consenta soluzioni logistiche decentrate, una ripartizione territoriale condivisa e governata assieme agli enti locali, con la realizzazione di progetti di dimensione medio-piccole oggetto di costante monitoraggio.
Nell’ambito di tali attività, particolare attenzione dovrà essere riservata alle esigenze dei minori stranieri non accompagnati – MSNA. Cosi come in generale sull’intero territorio nazionale, anche in Sardegna il loro elevato numero non consente, infatti, sempre un inserimento presso strutture appositamente dedicate e tale situazione è diventata oggi sempre più drammatica. Appare pertanto urgente un intervento che, attraverso un reale coordinamento di tutte le strutture che a vario titolo intervento nella procedura, sia in grado di assicurare al minore un adeguato percorso di integrazione socio-educativa. Il Presidente ricorda che l’attuale quadro normativo regionale, (L.R. 23 dicembre 2005 n. 23 e dal relativo regolamento di attuazione), nel disciplinare le strutture di accoglienza per minori, non prevede una tipologia di strutture in grado di rispondere alle particolari esigenze di prima accoglienza dei minori stranieri che arrivano nel territorio regionale a seguito dell’emergenza sopra descritta. Anche a fronte delle segnalazioni rappresentate dalle Prefetture e dai Tribunali dei minori, il Presidente ritiene indifferibile il superamento della criticità sopra evidenziate che, nelle more di una puntuale previsione normativa riferite a tali tipologie di strutture, consenta alle Amministrazioni comunali il rilascio delle autorizzazioni al funzionamento delle nuove strutture di prima accoglienza che dovranno essere necessariamente individuate. Informa che è, pertanto, in via di approvazione una delibera che definisca i requisiti strutturali e organizzativi minimi per il rilascio da parte delle Amministrazioni comunali di autorizzazioni temporanee al funzionamento delle strutture di prima accoglienza per minori stranieri.
Ciò premesso, e anche alla luce degli ultimi sbarchi, che hanno portato in Sardegna un numero di migranti mai giunto in precedenza, il Presidente richiama sinteticamente i principali punti su cui appare necessario intervenire:
1. necessità di individuare uno o più Hub regionali dedicati a garantire le operazioni di prima accoglienza per un periodo di tempo orientativo di 72 ore. Ad oggi, infatti, risulta ancora non attuata la parte dell’Intesa del 2014 che prevede, al fine di consentire la prima accoglienza e
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qualificazione, l’attivazione da parte del Ministero dell’Interno, attraverso propri finanziamenti, di concerto con le Regioni e con gli Enti locali, di strutture chiamate Hub;
2. assicurare un maggior coinvolgimento della Regione e delle istituzioni locali nella definizione dei criteri per l’individuazione dei centri destinati ad ospitare i migranti giunti in Sardegna e destinatari di un accoglienza temporanea;
3. interventi per il rafforzamento dell’organizzazione della filiera della seconda accoglienza e di supporto agli enti locali per l’incremento dei posti SPRAR;
4. rafforzamento e coordinamento in rete delle strutture disponibili all’accoglienza, con particolare riguardo a quello destinati ad ospitare Minori Stranieri non accompagnati (MSNA);
5. regolamentazione dell’attività sanitaria a tutela dei richiedenti protezione internazionale, comprendente le visite mediche di I e II livello, la sorveglianza e l’assistenza sanitaria, con particolare riferimento alle persone portatrici di specifiche esigenze, ovvero soggetti vulnerabili di cui all’art.17 del D.Lgs. n. 142/2015.
In relazione agli Hub, il Presidente evidenzia come dovrà necessariamente trattarsi di strutture destinate ad agevolare prevalentemente lo svolgimento delle operazioni di primissima accoglienza e di screening sanitario dei migranti, entro per un periodo di tempo orientativo di 72 ore.
In relazione al secondo punto di cui sopra, il Presidente ravvisa la possibilità di addivenire alla stipula di un Protocollo di intesa tra la Regione, le Prefetture e l’ANCI, che favorisca il superamento delle criticità che maggiormente caratterizzano l’attuale sistema di ripartizione dei richiedenti asilo e, quindi, assicuri che i Territori regionali destinati ad ospitare migranti siano realmente coinvolti in modo partecipativo nelle decisioni che li riguardano direttamente. Ritiene utile anche richiamare le precedenti positive esperienze realizzate nel territorio della provincia di Cagliari, che avevano permesso alla Prefettura di delegare agli enti locali il compito di individuare le strutture che nel territorio sono incaricate della seconda accoglienza dei migranti. Tale soluzione, che potrebbe avvenire con una regia regionale, avrebbe, tra l’altro, il vantaggio di consentire una preventiva attività di sensibilizzazione presso le comunità locali interessate, che spesso sono informate solo successivamente all’arrivo dei migranti nel proprio territorio.
In merito a quanto previsto nel punto 3 di cui sopra, il Presidente passa, quindi, ad illustrare come le attività di seconda accoglienza debbano necessariamente favorire lo sviluppo di politiche e interventi tesi ad agevolare processi positivi e partecipati, con l’obiettivo di trasformare il flusso migratorio, che sta sempre più interessando la Regione Sardegna, in una opportunità di crescita civile e culturale per i nostri territori. Per fare questo, appare necessario individuare il numero effettivo dei soggetti potenzialmente interessati dalle procedure di seconda accoglienza o perché
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hanno manifestato la volontà di rimanere nell’Isola o perché non hanno i mezzi per potersi allontanare dalla Sardegna. A tale esigenza si affianca, inoltre, quella di conoscere, con maggior precisione, la dislocazione territoriale dei migranti presenti nel nostro territorio, cosi come altre informazioni, quali nazionalità, età, sesso, eventuali capacità professionali, conoscenza della lingua italiana, ecc. Un’efficace programmazione non può prescindere, infatti, dalla necessità di fruire di simili informazioni, il cui solo possesso permette di creare soluzioni mirate a favorire reali ed effettivi percorsi di inclusione ed integrazione territoriale.
Il Presidente fa presente, quindi, che per quanto riguarda, le cd attività di seconda accoglienza, il principale intendimento è quello di dare avvio, in collaborazione con le diverse realtà regionali che si sono rese disponibili, a percorsi di tipo sperimentale con i quali individuare le migliori soluzioni che possano favorire non solo una reale integrazione socio-economica dei migranti ma anche, contemporaneamente, assicurare una positiva ricaduta nel nostro territorio. Tali iniziative dovranno favorire l’incontro tra la domanda di lavoro locale e la nuova offerta che proviene dalla popolazione migrante presente oggi nel nostro territori. Specifici percorsi di inserimento dovranno essere attivati sia con riferimento alle realtà produttive medio-grandi sia nel campo agricolo, in relazione soprattutto a quelle attività per le quale non c’è oggi in Sardegna una adeguata risposta alle richieste che provengono dal mercato. La valorizzazione delle competenze (linguistiche, tecniche, ecc..) derivanti dalle diversità culturali della popolazione straniera sarà lo strumento che permetterà un più corretto incrocio tra la domanda di lavoro con le opportunità lavorative del territorio. Si intende, inoltre, porre una particolare rilevanza anche alle attività di promozione delle imprenditorialità straniera. Tale finalità dovrà essere perseguita, non solo attraverso azioni dirette della Regione Sardegna (PO FSE 2014-2020) ma anche, garantendo lo sviluppo di migliori sinergie tra la programmazione regionale e le azioni progettuali promosse da singoli attori del territorio, in modo da aumentare la coerenza delle misure promosse e, allo stesso tempo, rafforzarne l’impatto e i risultati.
A questo proposito, il Presidente segnala che sono già state avviate alcune interlocuzioni, tra le quali altre, quelle con la Conferenza episcopale regionale sarda e quella con Confcooperative, ACLI Sardegna e Caritas al fine di porre le basi per una reale produzione di pari opportunità per i nuovi cittadini e le comunità locali non solo in termini economici ma anche di benessere e di confronto tra rappresentanti di mondi e culture estremamente differenti. Si intende, in sostanza, attivare percorsi di formazione finalizzati alla valorizzazione e adeguamento delle competenze professionali pregresse e all’acquisizione di abilità lavorative tecniche in senso stretto attraverso percorsi strutturati. Alla formazione si affianca una efficace azione di inclusione sociale che richiede ai beneficiari la partecipazione alle diverse iniziative locali (dal segretariato sociale, al
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volontariato, alle attività sportive e a quelle di natura culturale).
Per la realizzazione di percorsi educativi di accoglienza ed integrazione a favore dei migranti, il Presidente richiama, quindi, la necessità che tali percorsi dovranno permettere ai migranti di conoscere ed integrarsi nel contesto sociale che li ospita, attraverso anche lo svolgimento di attività di volontariato, che consentano di acquisire un ruolo attivo, partecipe e che restituiscano loro dignità. L’eventuale svolgimento di attività di volontariato, finalizzate al raggiungimento di uno scopo sociale e/o di pubblico interesse (non a fini di lucro), potranno avvenire solo su base volontaristica al fine di consentire la restituzione alla comunità locale ospitante dei benefici ricevuti. In ogni caso, le attività dovranno essere svolte a favore della collettività territoriale ospitante, contribuendo a favorire lo sviluppo di natura altamente sociale per le Comunità e per i territori in cui esse vengono realizzate. Pertanto tali attività dovranno inserirsi nei contesti di carattere civile, sociale, educativo, ambientale, sportivo e culturale, che non richiedono particolari forme di specializzazione e comunque nel rispetto delle capacità, attitudini, professionalità ed intenzioni della persona straniera migrante. In quest’ottica, si ricorda come il sistema SPRAR, oltre essere un valido modello standardizzato di accoglienza e gestione dei flussi migratori non programmati, possa portare un valore aggiunto per la comunità di accoglienza, in quanto utile strumento per attivare reti locali e sinergie tra soggetti pubblici e privati del territorio in grado di accompagnare i profughi ad un reale percorso di auto-promozione, nel rispetto della dignità dei singoli.
In relazione al punto 3 di cui in precedenza, il Presidente evidenzia l’esigenza di consolidare e migliorare il confronto anche con i gestori delle sedi incaricate dell’accoglienza. Ricorda come la Regione abbia già iniziato a svolgere appositi incontri con la finalità non solo di favorire la messa in comune di buone prassi e di validi modelli di gestione, ma anche di far emergere le necessità (formative) degli operatori delle strutture. In particolare, si è proceduto ad attivare dei canali di ascolto diretto con i gestori dei Centri di accoglienza per il tramite di due incontri tenutisi a Cagliari e Sassari il 14 e 21 dicembre. Il Presidente ricorda l’importanza di tali momenti di condivisione utili per discutere strategie volte a fronteggiare le difficoltà e costruire alleanze operative. Alla luce delle risultanze positive riscontrate, ravvisa la necessità di replicare nei mesi a venire le occasioni di incontro per rilevare rapidamente eventuali nuove situazioni di problematicità a cui dare risposta.
In relazione alla medesima necessità di cui al punto 3, il Presidente continua evidenziando l’esigenza di favorire l’istituzione di un albo regionale degli Enti Gestori dei centri di accoglienza, nonché l’approvazione di apposite linee guida per il loro funzionamento. Rimarca, inoltre, l’assoluta necessità che nei Centri impegnati nell’accoglienza siano sempre garantiti tutti i servizi che la normativa prevede (assistenza sanitaria fisica e psicologica, interpretariato, mediazione culturale, alfabetizzazione linguistica, assistenza legale, conoscenza delle procedure di accesso alla
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seconda accoglienza). Il Presidente sottolinea anche l’importanza di assicurare adeguata vigilanza in modo da evitare che anche in Sardegna si manifestino fenomeni, anche penalmente rilevanti, come accaduto in altre realtà del territorio nazionale.
Tra le ulteriori criticità, che anche gli ultimi accadimenti hanno confermato come particolarmente urgenti, Il Presidente evidenza sia la necessità di semplificare e migliorare l’iter per la verifica delle domande presentate dai richiedenti asilo, sia, inoltre, quella di valorizzare il ruolo della figura dei mediatori culturali, quale strumento portante di ogni vera politica di integrazione.
Per quanto riguarda il primo aspetto, occorre rilevare che anche in Sardegna la maggior parte dei migranti presenta richiesta di asilo e molto raramente si riescono tuttavia a rispettare i termini previsti dalla normativa di settore. Appaiono, pertanto, urgenti soluzioni che favoriscano un iter decisionale più rapido, che però al tempo stesso sia in grado di assicurare una adeguata assistenza ai migranti che decidono di presentare la relativa domanda: questo sulla base della constatazione che, come confermato anche dalle associazioni che operano nel territorio, la maggior parte delle domande presentate sono respinte per vizi formali. Pertanto all’aumento del numero delle Commissioni territoriali e/o delle loro sezioni, necessario per accelerare i tempi di esame delle domande di protezione, dovrebbe affiancarsi un reale e costante supporto ai richiedenti asilo che sia effettivamente in grado di metterli in condizione di partecipare con cognizione al processo che direttamente li coinvolge.
Per quanto riguarda, invece, il secondo aspetto, occorre ricordare come la Regione Sardegna abbia, con la deliberazione della Giunta regionale n. 25/17 del 26.5.2015, promosso un progetto innovativo nell’ambito dei servizi di mediazione culturale con il quale s’intende, valorizzando le buone prassi già avviate, assicurare pari opportunità di accesso ai servizi pubblici da parte dei cittadini migranti e, nel contempo, favorire l’occupazione e l’inclusione sociale. L’obiettivo è quello di offrire un servizio regionale strutturato tramite sportelli dislocati sul territorio e servizi on-line che in forma unitaria svolgano la funzione utile e necessaria ad agevolare il processo di integrazione degli immigrati e di mutamento interculturale della società di accoglienza. Il servizio fornirà, quindi, assistenza ai destinatari diversificati in base alle differenti lingue, culture e ambito di intervento. La dinamicità del servizio sarà la caratteristica grazie alla quale, tramite la rete regionale, potrà essere attivata la risoluzione di problematiche nuove e caratterizzate dalla saltuarietà e dal’ eccezionalità dell’intervento richiesto e il continuo aggiornamento e consolidamento dei team di assistenza sul territorio. Gli ambiti prioritari su cui concentrare l’attenzione sono stati individuati negli ambiti del lavoro, sanitario, questure e tribunali e scolastico.
A seguito di tale illustrazione, il Presidente ritiene opportuno ricordare come la Regione Sardegna abbia sempre posto particolare attenzione al fenomeno migratorio attraverso politiche fondate
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sull’inclusione e sull’accoglienza e promuovendo progettualità concertate con i soggetti istituzionali e della società civile interessati alla tematica e con i quali ha consolidato una significativa rete di collaborazione.
A fronte di questo impegno pluriennale, il Presidente rileva però anche che il recente mutamento del fenomeno migratorio e del contesto socio-culturale ed economico della nostra Regione sollecita tutti ad affrontare la sfida dell’interculturalità e dell’integrazione socio-lavorativa con nuovi paradigmi, anche in considerazione di un eventuale processo di stabilizzazione definitiva dei migranti nella nostra regione.
Una sfida che la Sardegna ha già iniziato ad affrontare, ma che nelle proiezioni sull’immediato futuro assumerà contorni sempre più cogenti, specie con riguardo ad alcune categorie particolarmente deboli come i minori stranieri non accompagnati.
Il Presidente richiama, di conseguenza, l’attenzione sulla necessità che la Regione si continui a dotare di validi strumenti di programmazione con i quali poter efficace affrontare le esigenze future e questo, anche, in una prospettiva di programmazione interassessoriale che coniughi e integri le diverse politiche ponendo attenzione alle specificità dei cittadini e dei migranti.
Per avviare tale processo, il Presidente, pertanto, propone:
− la costituzione di un gruppo di lavoro interassessoriale coordinato dalla Presidenza e che comprenda gli Assessorati competenti nelle materie del Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale, Difesa dell’ambiente, Igiene e sanità e dell’assistenza sociale, Agricoltura e riforma agro-pastorale, Pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport, Turismo, artigianato e commercio, Enti locali, finanze e urbanistica e Agenzia regionale per il lavoro con il compito di porre in essere, nel rispetto delle indicazioni e degli indirizzi adottati dalla Giunta regionale, ogni utile adempimento per favorire una efficace politica regionale in materia di migrazione;
− l’individuazione di una figura esperta della tematica migratoria che assicuri il necessario coordinamento del gruppo di lavoro interassessoriale e rappresenti la Regione Sardegna nelle opportune sedi;
− di dotarsi della necessaria assistenza tecnica che possa supportare i soggetti istituzionali e, in particolare, il gruppo di lavoro nelle attività di programmazione, gestione, implementazione, monitoraggio e valutazione delle azioni;
− la predisposizione, da parte del gruppo di lavoro, di un Piano regionale 2016 per l’accoglienza dei flussi non programmati finalizzato a promuovere azioni positive volte ad una migliore
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gestione dei flussi migratori sul territorio regionale;
La Giunta regionale, condividendo quanto rappresentato e proposto dal Presidente, acquisito il parere favorevole di legittimità espresso dal Direttore generale della Presidenza
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− di costituire di un gruppo di lavoro interassessoriale coordinato dalla Presidenza e che comprenda gli Assessorati competenti nelle materie del Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale, Difesa dell’ambiente, Igiene e sanità e dell’assistenza sociale, Agricoltura e riforma agro-pastorale, Pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport, Turismo, artigianato e commercio, Enti locali, finanze e urbanistica e Agenzia regionale per il lavoro, aperto al contributo di altre eventuali strutture regionali, con il compito di porre in essere, nel rispetto delle indicazioni e degli indirizzi adottati dalla Giunta regionale, ogni utile adempimento per favorire una efficace politica regionale in materia di migrazione;
− di individuare nella dott.ssa Angela Quaquero, in ragione della sua pluriennale esperienza nella gestione di tematiche migratorie complesse in qualità di Amministratore pubblico, la figura idonea quale delegata dal Presidente in tutti i tavoli che interessino la tematica migranti;
− di dare mandato alla Presidenza e all’Autorità di gestione Por FSE di porre in essere tutti gli adempimenti necessari per procedere all’individuazione di due figure professionali con competenze specifiche in ambito migratorio e nella progettazione che supportino i soggetti istituzionali e, in particolare, il gruppo di lavoro nelle attività di programmazione, gestione, implementazione, monitoraggio e valutazione delle azioni;
− di dare mandato al gruppo di lavoro interassessoriale di redigere la di Piano regionale 2016 per l’accoglienza dei flussi non programmati, che sarà presentato in Consiglio regionale entro il 28 febbraio 2016;
− di incaricare la Presidenza della Regione di assicurare la concreta realizzazione di tutte le attività previste nelle presenta deliberazione.
Il Vicepresidente Raffaele Paci
Il Direttore Generale Alessandro De Martini
[…] “gruppo di lavoro interassessoriale). Ma, allo stato, non sappiamo come dalle parole, sia pure scritte in delibera della Giunta regionale, abbiano seguito i fatti. Abbiamo poi segnalato positivamente la decisione dell’Anci […]