Clab – Contamination Lab. Unica Contamination Lab
La nuvola del lavoro
di Corriere – @Corriereit
E l’impresa contamina (finalmente) l’Università
7 GENNAIO 2016 | di Silvia Pagliuca
di Silvia Pagliuca
Chi l’ha detto che l’Università è lontana dal mondo reale? Che è sempre e solo libri e cattedre? A Cagliari accade qualcosa in più. Si chiama Clab – Contamination Lab – ed è un esperimento para-universitario che parte da un motto inequivocabile: «Forget your limits. Let your ideas fly», «Dimentica limiti. Fa volare le tue idee».
Come? Partecipando a un campus di formazione per veri innovatori, per chi ama l’imprenditoria ma non sa come muovere i primi passi. Per chi dal percorso di laurea desidera qualcosa in più.
«Trasformiamo le conoscenze in ciò che interessa al mercato, facciamo in modo che i ragazzi mettano in pratica ciò che hanno appreso tra le aule. Perché la nostra è una scuola di vita, un modo nuovo di interpretare la formazione universitaria» – chiarisce la professoressa Chiara Di Guardo (a destra nella foto con Michela Loi), coordinatrice del progetto, che nelle prime due edizioni ha già portato alla nascita di 15 nuove imprese, molte delle quali finanziate da investitori privati.
Tra queste, IntendiMe, startup sociale fondata da Alessandra Farris per migliorare la vita delle persone sorde rendendole indipendenti e sicure, dentro e fuori casa.
«Ho pensato ai miei genitori, entrambi sordi. Con il team del Clab sono riuscita a tirare fuori questa idea dal cassetto e a renderla viva» - racconta lei, studentessa di Lettere Antiche oggi alle prese con la creazione di speciali placche che possono rilevare i suoni dalle abitazioni e avvisare l’utente direttamente sul proprio smartphone, tablet o dispositivo da polso.
Un progetto a cui ha lavorato con i colleghi incontrati al Clab anche quattordici ore al giorno e che adesso inizia a portare i primi frutti: «Abbiamo vinto diversi premi, stiamo crescendo e abbiamo buone speranze di poter rendere IndendiMe la nostra principale attività» – confida.
Un desiderio molto simile a quello di Mario Fanari, CEO di Snuplace, il servizio che aiuta studenti e freelance a trovare un posto comodo in cui lavorare.
«Siamo partiti da un problema nostro e ci siamo accorti che era condiviso da molte altre persone: non avevamo un ufficio, una stanza, neanche un garage in cui portare avanti la nostra attività. Così è nato Snuplace che oggi offre moltissimi spazi a Cagliari e che a breve ne offrirà altrettanti anche a Milano» – assicura Mario, laureato in Economia, che il suo «salto nel buio» in un certo senso l’ha già fatto, abbandonando il vecchio lavoro per dedicarsi interamente a quello che definisce il suo «piccolo bambino» e che ai futuri temerari del Clab ha un consiglio da dare:
«Lavorate sodo, non abbandonate alla prima difficoltà e anche se alla fine la vostra idea non diventerà un’impresa, questa sarà comunque un’esperienza che potrà tornarvi utile in moltissime altre occasioni, anche le più improbabili».
Così è accaduto a Nicola Usala, infatti, ingegnere elettronico nonché partecipante «vittorioso» del Clab, che dall’avventura cagliaritana ha creato Babaiola, un sito dedicato all’organizzazione di viaggi per la comunità LGBT.
«Anche in questo caso siamo partiti da una necessità: ci siamo accorti che mancava un servizio dedicato ai viaggiatori del mondo gay. Al momento ci rivolgiamo al pubblico italiano e abbiamo località principalmente europee, ma l’obiettivo è coprire tutto il mondo» – spiega lo startupper.
Che assicura: «L’aspetto più interessante del Clab? La competizione, certo, ma soprattutto la cooperazione. La possibilità di conoscere persone diverse da me, con idee a forte vocazione imprenditoriale e molto stimolanti. Una vera e propria contaminazione dalla quale è impossibile non trarre il meglio».
E adesso, non resta che attendere le finali della terza edizione che vede in gara 18 idee di imprese. L’appuntamento con i vincitori per febbraio 2016.
twitter@silviapagliuca
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