Dibattito sulla Sardegna e su Cagliari in Sardegna

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- CAGLIARI “CITTÀ METROPOLITANA” MENTRE LA SARDEGNA CORRE VERSO IL SUICIDIO DEMOGRAFICO: QUALI ALTERNATIVE? di Federico Francioni, su Fondazione Sardinia.
- A PROPOSITO DELLA LEGGE sugli ENTI LOCALI: “Io penso e dirò perché, ci sia bisogno di una tregua, di una pausa di discussione, di un approfondimento, di un confronto…”, di Pietro Soddu, su Fondazione Sardinia.

One Response to Dibattito sulla Sardegna e su Cagliari in Sardegna

  1. admin scrive:

    INTERVENTI NEL DIBATTITO RIPRESI DALLE PAGNE FB DI FRANCESCO CASULA E TONINO DESSI’
    FRANCESCO CASULA. A tutti gli amici raccomando la lettura di questo eccellente articolo, di Federico Francioni, valente storico sassarese e mio amico da sempre.

    CAGLIARI “CITTÀ METROPOLITANA” MENTRE LA SARDEGNA CORRE VERSO IL SUICIDIO DEMOGRAFICO: QUALI…
    FONDAZIONESARDINIA.EU

    Commenti

    GIAGU LEDDA ….. su questa terra incombe la minaccia di genocidio culturale …….

    ANTONIO DESSI’. Francesco, abbi pazienza, peró anche questo articolo è quasi insensato, come tutti quelli che sto leggendo -di matrice prevalentemente anche se non esclusivamente sassarese- sulla questione. Non che non sia insensata la piega che ha preso la cosiddetta riforma degli enti locali in Sardegna. Basti pensare che dai due livelli elettivi subregionali si sta passando a cinque livelli amministrativi subregionali, uno solo dei quali elettivo. Ma pensare che la eventuale costituzione dell’area metropolitana di Cagliari possa incentivare lo spopolamento dell’interno è a mio avviso infondato quanto pensare che possa determinare per converso chissà quale scatto, sia pure unipolare, della crescita economica. Il problema delle aree interne non nasce da un flusso migratorio interno recente. Il saldo demografico negativo deriva per un verso dal calo generale della natalità in Sardegna e per un altro da un persistere di emigrazione non verso Cagliari o Sassari, bensì fuori Sardegna. Sono fenomeni che stanno colpendo tutta l’Isola principalmente a causa della disoccupazione. Chi conosce Cagliari sa bene come più che altrove sia la realtà sarda nella quale la povertà conclamata si concentra con maggiore evidenza rispetto ai piccoli centri. Di per sè, dal punto di vista della gestione urbanistica e di servizi, a un agglomerato di comuni del tutto contigui male non farebbe uno strumento di coordinamento pianificatorio e gestionale sovraordinato ai comuni: non risolverebbe molto dal punto di vista sociale, ma nulla toglierebbe ad altre realtà. Tra l’altro poteva ben farlo la Provincia: la verità è che le Province sono state abolite perché la Regione non vuol cedere neppure un grammo del potere e delle funzioni che concentra in sè stessa, funzioni che quanto a uffici o strutture, peraltro, tra enti e articolazioni decentrate, non sono nemmeno tutte dislocate a Cagliari. Ma detto tutto questo, il problema delle zone interne non si sposterà di un millimetro. Era del tutto prevedibile che realtà nelle quali si campa prevalentemente di pensioni e di qualche residuo stipendio pubblico, anche aggiungendo quanto resta dell’allevamento e dell’artigianato, sarebbero arrivate al collasso. Man mano che muoiono i vecchi sarà anche peggio. Non voglio scadere in un economicismo banale, nè riproporre astrattamente un tema, quello di nuovi strumenti pubblici specifici di intervento per il lavoro, ma senza porre la creazione di occasioni di lavoro al centro della discussione, tutte le consapevolezze sullo stato delle diverse zone interne dell’Isola appaiono campate per aria. Invocarle invece per inserirsi nella discussione di una riforma che semmai andrebbe rigettata in toto per altre ragioni appare contingente e strumentale.

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