CAGLIARI. Dibattito su/per la città alla vigilia delle elezioni comunali.
Un nuovo modello di sviluppo sostenibile: da Cagliari città metropolitana alla Sardegna
di Pierluigi Marotto
– Ci sono state e ci saranno discussioni e critiche all’impostazione politica e culturale che Cagliari Città Capitale ha dato e sta dando alla propria sfida. I principi di Autodeterminazione e di Sostenibilità segnano uno spartiacque netto tra il passato e il futuro, tra destra e sinistra, tra vecchio e nuovo. I più acuti osservatori sollevano questioni di intangibilità giuridica della nostra Costituzione sul primo dei due principi e tendono a banalizzare il tutto relegandolo nel mare magnum dell’indipendentismo protestatario e negazionista. Ma su questo avremo modo di ritornarci, non dimenticando di richiamare la legittimazione giuridica internazionale di tale principio rispettivamente affermata nella Carta delle Nazioni Unite (26 giugno 1945; art. 1, par. 2 e 55) e nell’Atto Finale di Helsinki del 1975 “Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa” (CSCE), in cui si afferma il diritto per tutti i popoli di stabilire in piena libertà, quando e come lo desiderano, il loro regime politico senza ingerenza esterna e di perseguire come desiderano il loro sviluppo economico, sociale e culturale.
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Qui e ora preme ragionare sul secondo: lo sviluppo sostenibile. Nessuno tra gli osservatori e tra i competitors sinora auto accreditati per guidare la Città Capoluogo negano che la fase dell’Autonomia e del modello di sviluppo ad essa legato (chimica di base e riforma agro pastorale) abbia esaurito la spinta propulsiva, secondo il vecchio paradigma economico dell’occidente pre globalizzazione, sia in ordine ai risultati attesi e a suo tempo previsti, che per le risultanze nefaste legate al risultato finale di quel processo di accumulazione di ricchezza prodotte in termini di lavoro , occupazione, salvaguardia del l’ambiente.
Nessuno tra loro tuttavia, né a destra né a sinistra, né tra il popolo dei riconvertiti al civismo dei poli in voga alla grande di questi tempi, indica con nettezza le direttrici nuove e alternative alla condizione coloniale di sottosviluppo che i Sardi e la Sardegna vivono e che non lascia intravvedere nulla di buono per i sardi di oggi e per quelli che avranno 20 anni nel 2030.
Ma come si traduce un’idea progetto in fatti concreti per la Città e il suo sistema urbano integrato, per i suoi abitanti?
Solo i trasformisti dell’ultima ora non lo sanno o se lo sanno non possono parlare perché non sarebbero credibili alla luce delle responsabilità che portano per il come hanno agito sul piano politico e su quello istituzionale senza distinzione di sesso, partito e/o appartenenza sociale.
Quando parliamo di sviluppo sostenibile come asse fondamentale del futuro agire del Governo della Città e dell’area vasta, intendiamo uno sviluppo urbano integrato, cioè pensiamo alle politiche di Coesione della UE e alle nuove normative e le leggi che regolano il ciclo per il periodo 2014-2020. E per noi Città Metropolitana non significa lotta di campanile con Nuoro o contro Sassari, come purtroppo si assiste in questi giorni. Sappiamo che circa il 70% della popolazione europea risiede in un’area urbana: le città generano più dei due terzi del PIL dell’Unione europea. Nell’area vasta di Cagliari gravitano all’incirca 440.000 abitanti e una fetta consistente del PIL sardo qui nasce, cresce o decresce. Per questo rappresenta il luogo, anche se non esclusivo, in cui problemi persistenti quali disoccupazione, segregazione, povertà e pressioni sull’ambiente sono più accentuati e dove la Sardegna vince o perse la sua sfida. Le politiche perseguite in relazione all’ area urbana rivestono, quindi, un significato più ampio della Città e riguardano la Sardegna nel suo complesso.
È ormai sempre più chiaro che le molteplici sfide che le aree urbane si trovano a fronteggiare – economiche, ambientali, climatiche, sociali e demografiche – sono strettamente interconnesse. Pertanto, uno sviluppo urbano positivo può essere eseguito solo mediante un approccio integrato. È necessario, quindi, coniugare le misure concernenti il rinnovamento materiale urbano con misure intese a promuovere l’istruzione, lo sviluppo economico, l’inclusione sociale e la protezione ambientale. La nascita di intense collaborazioni tra cittadini, società civile, economia locale e i diversi livelli amministrativi costituisce, inoltre, un elemento indispensabile di tale processo. La capacità di mettere insieme le competenze e il know-how locale è fondamentale per identificare soluzioni condivise e conseguire risultati sostenibili e all’altezza delle aspettative.
Un approccio di questo tipo è fondamentale in questo momento, considerate le difficili sfide a cui oggi sono chiamate le città, che spaziano da specifici cambiamenti demografici (si vedano i flussi demografici cittadini a segno meno e parimenti il dato demografico generale sardo) alle conseguenze della stagnazione economica in termini di creazione di posti di lavoro e fornitura di servizi e all’impatto dei cambiamenti climatici. L’identificazione di risposte efficaci a tali sfide sarà decisiva per la realizzazione della società intelligente, sostenibile e inclusiva pensata dalla strategia Europa 2020 e alla quale guardiamo e ci impegniamo a rendere concreta.
La Politica di coesione 2014-2020 mira a promuovere strategie integrate per intensificare lo sviluppo urbano sostenibile, con l’intento di rafforzare la resilienza delle città , Cagliari ha una grande resilienza, e di garantire le adeguate sinergie tra gli investimenti effettuati attraverso i Fondi strutturali e d’investimento europei (ESI). Cosi come risorse e procedure contemplano, ciascuno Stato membro è chiamato a destinare almeno il 5% del FESR all’attuazione di strategie integrate per lo sviluppo urbano sostenibile. Vi sono diverse opzioni di finanziamento per queste strategie: • ricorrere all’utilizzo del nuovo strumento di Investimento territoriale integrato (ITI); • attraverso un programma operativo specifico; • oppure attraverso un asse prioritario specifico (articolo 7, paragrafo 2 del regolamento concernente il FESR). Maggiori responsabilità per le autorità urbane: L’attuazione delle strategie di sviluppo urbano sostenibile necessita di un determinato grado di delega di gestione alle autorità locali (articolo 7, paragrafi 4 e 5 del regolamento concernente il FESR). Saranno erogati 330 milioni di EUR a sostegno delle azioni innovative nell’ambito dello sviluppo urbano sostenibile (ai sensi di quanto previsto dall’ articolo 8 del regolamento concernente il FESR).
Altro che separatezza e/o poesia o intangibili ed arcaiche differenze tra destra e sinistra. Nei nostri capisaldi programmatici; le strategie di sviluppo urbano integrate, previste nel Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) sono concrete e intendiamo praticarle e sfruttarle tutte e bene per far fronte alle sfide economiche, ambientali, climatiche, sociali e demografiche delle zone urbane, secondo il disposto dell’articolo 7 del regolamento concernente il FESR. Il significato di tale principio è duplice: occorre concentrare le risorse in un’ottica integrata per puntare alle aree con problematiche urbane specifiche; al tempo stesso, i progetti di sviluppo urbano finanziati attraverso il FESR devono essere integrati per rispondere agli obiettivi più ampi previsti dai programmi, per queste ragioni occorre che si definisca seriamente la Città metropolitana e l’elezione diretta del Sindaco da parte dei cittadini e si configuri uno status giuridico sovraordinato di rango Statutario per Cagliari e contemporaneamente si istituisca un’ organismo collegiale (Conferenza o altro) composto da un lato dal sistema delle Città sarde e dall’altro dalle rappresentanze del sistema delle associazioni/unioni dei Comuni, non perché una legge statale ci obbliga, quanto perché questo consente di mantenere viva la nazionalità sarda garantendo a tutti la cittadinanza europea.
Un organismo, elettivo di 2° livello, intermedio e di governo tra la Regione e i cittadini di Sardegna con poteri e risorse adeguate, nel quale i 378 Comuni siano protagonisti in positivo ciascuno con vocazione e rappresentanza legata al proprio territorio, ai propri saperi, alla propria specifica dimensione territoriale, demografica, infrastrutturale e alla sua complessità, con compiti di indirizzo, programmazione, governo, controllo dello sviluppo su scala regionale e di riequilibrio nei confronti del neo centralismo della Regione e del Governo centrale. Per spezzare l’indecoroso tira e molla campanilistico-elettorale attuale e per andare oltre il pasticcio delle micro citta metropolitane o delle provincie tirreniche e chissà cos’altro ancora ci sarà riservato nei prossimi giorni. Uno spettacolo figlio dell’assenza di una strategia e di una visione politica moderna degli assetti istituzionali sardi, come il dibattito sul DDL della Giunta di riforma degli EE.LL ci sta propinando.
Cagliari Città Capitale non è solo un progetto per il governo della Città è l’idea, la proposta per portare la Sardegna di oggi fuori dalle secche e agganciarla al futuro. Senza lasciare nessuno indietro.
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