Oggi venerdì 20 novembre 2015

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Libertà di spesa per armi, maledetti!
20 Novembre 2015

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Vi ho detto ieri che ho paura, timor panico…dei nostri governanti. Del francese non solo sul piano politico, ma anche su quello, per così dire, privato. Di quelli europei paura ne ho sempre avuta e ne ho tanta. Volete la riprova della loro pericolosità? Le spese antiterrorismo “sono straordinarie” e in quanto tali devono trovare un trattamento “straordinario” da parte dell’Ue nell’ambito del “patto di Stabilità”. Parola di Jean-Claude Juncker, mica uno qualunque, è il presidente della Commissione europea. Sentite cosa soggiunge questo figlio di buona mamma: ”Considero che i mezzi supplementari non debbano avere lo stesso trattamento, nel “patto di Stabilità”, che ci sta per le spese ordinarie. A spese straordinarie risposta straordinaria”. Tradotto in soldoni: scuole, salute, lavoro restrizioni e pareggi di bilancio assicurati da occhiuti controlli, per armi e spedizioni militari, libertà di spesa! Bel colpo per i militaristi e le industrie belliche! In un solo colpo, travolgono l’idea che la UE è uno strumento di pace e di dialogo fra i popoli e si lanciano in una politica di riarmamento senza limiti. Come in guerra: economie fino all’osso nelle spese sociali, briglie sciolte per le spese militari. E si sa che quando si imbocca questa strada, la guerra è implicitamente dichiarata. E’ un vero cambio di volto e di funzione alla costituzione europea!
E il parolaio nostrano? Renzi è d’accordo. Veloce, come un furetto, ha colto al volo l’occasione! La posizione di Juncker è stata immediatamente condivisa dal premier. Anzi, lui da buon anticipatore, quale si considera, l’aveva già detto! ”Se non fosse un momento delicato – ha commentato Renzi – verrebbe voglia di dire ‘dovevamo pensarci prima’. L’Italia per prima lanciò, poco più di un anno fa, questa proposta”. “Il ‘patto di Stabilità’ non si deve applicare diciamo genericamente, alle spese della Difesa. Mi fu detto di no, oggi le cose cambiano e mi sembra un fatto positivo, giusto e sacrosanto”. Sacrosanto, sissignori proprio così. Sarebbe “assurdo il contrario. In un momento di tensione internazionale uno sta attento allo zero virgola”. Poi “quello che vale per la Francia varrà anche per l’Italia”.
Non solo libertà di spesa. Ma anche poteri al premier per forze speciali militari all’estero. Il premier potrà autorizzare operazioni di intelligence che coinvolgano le forze speciali militari in casi estremi di grave pericolo per la sicurezza nazionale, e i militari godranno delle garanzie funzionali attribuite agli 007. Ecco, la novità nel “decreto missioni” approvato dalla Camera a larga maggioranza (395 voti favorevoli compresi quelli dei deputati M5S, Lega, e Fdi-An; 5 contrari, 26 astenuti, in gran parte di Sel). Obietterete che questi poteri sono volti a sventare atti di terrorismo, siamo nel campo del contrasto a livello d’intelligence, che è quello che ci vuole. Ma, sull’onda emotiva, qulla autorizzazione può trasformarsi in altro, in un potere incontrollato d’iniziativa militare fuori dal territorio nazionale. Il contrario dell’art. 11 che ripudia la guerra e ammette l’uso delle armi solo per difendere il suolo italiano.
L’opposizione democratica deve tenersi alla larga da Renzi, Holland, Trunker & C., è gente inaffidabile e pericolosa. Sono loro o i loro predecessori ad aver creato questa situazione e lo hanno fatto proprio con le missioni volte ad esportare la democrazia con le bombe e le invasioni.
“C’est la guerre“, dice il capogruppo di Scelta civica Giovanni Monchiero: “Un provvedimento abbastanza normale con i tempi che corrono”. Coglie lo spirito ottuso della maggioranza. E’ certamente uno dei destinatari della maledizione di Francesco. Meno male che c’è! Non ci rimane che lui. Sentite le sue sacrosante parole: “C’è chi si consola dicendo: sono morti ‘solo’ venti bambini. Siamo diventati pazzi! Milioni di morti e tanti soldi nelle tasche dei trafficanti di armi. Si producono armi per bilanciare le economie. Sarà un Natale truccato”. E ancora: “non ci sono giustificazioni per questa guerra mondiale a pezzi e che Dio piange e piangiamo anche noi per questo mondo che vive per fare la guerra col cinismo di dire di non farla”. E come non condividere la sua meditazione: “anche oggi Gesù piange perché noi abbiamo preferito la strada delle guerre, la strada dell’odio, la strada delle inimicizie. Siamo vicini al Natale: ci saranno luci, ci saranno feste, alberi luminosi, anche presepi ma tutto sarà truccato: il mondo continua a fare la guerra, a fare le guerre. Il mondo non ha compreso la strada della pace”. Nella sua omelia Francesco ha anche ricordato le recenti commemorazioni della Seconda guerra mondiale, le bombe di Hiroshima e Nagasaki, la sua visita a Redipuglia nel 2014 per l’anniversario del Primo conflitto mondiale. “Stragi inutili”, le ha definite Bergoglio, ripetendo le parole di Benedetto XV alla vigilia dello scoppio della Prima guerra mondiale. “Dappertutto c’è la guerra, oggi, c’è l’odio, ma cosa rimane di una guerra, di questa, che noi stiamo vivendo adesso? Rovine, migliaia di bambini senza educazione, tanti morti innocenti: tanti! E tanti soldi nelle tasche dei trafficanti di armi. Una volta – ha soggiunto il Papa – Gesù ha detto: ‘Non si può servire due padroni: o Dio, o le ricchezze’. La guerra è proprio la scelta per le ricchezze: ‘Facciamo armi, così l’economia si bilancia un po’, e andiamo avanti con il nostro interesse’. C’è una parola brutta del Signore: ‘Maledetti!’. Perché lui ha detto: ‘Benedetti gli operatori di pace!’. Questi che operano la guerra, che fanno le guerre, sono maledetti, sono delinquenti. Una guerra si può giustificare, fra virgolette, con tante ragioni. Ma quando tutto il mondo, come è oggi, è in guerra, tutto il mondo, è una guerra mondiale a pezzi: qui, là, là, dappertutto non c’è giustificazione. E Dio piange. Gesù piange”.
Non si poteva analizzare meglio questa situazione. Noi però non dobbiamo piangerci addosso. Dobbiamo reagire con un’ampia mobilitazione democratica contro una svolta anche costituzionalmente autoritaria e militarista dell’Europa.

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