Oggi sabato 24 ottobre 2015
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Da La Nuova Sardegna 24 ottobre 2015
MEGLIO ANDARE OLTRE IL CONCETTO DI CITTA’ METROPOLITANA
di Giovanni Maciocco
In Sardegna è dominante la dimensione del territorio a un punto tale che la città perde quasi rilevanza. Seguire il cammino inedito per una costituente urbana
Nel dibattito sul riordino delle autonomie locali la città metropolitana sembra essersi incardinata da tempo al centro della riflessione, con un focus sempre più netto sulla polarizzazione urbana e sugli impatti sociali e spaziali che ne derivano. Azioni e reazioni si avvicendano tra proposte di una polarizzazione bipartita nord sud, a contrasto di una geografia monopolare centrata sul capoluogo, e ipotesi che la scompigliano a sostegno di nuove relazioni interurbane a est. La figura della città metropolitana resta tuttavia in primo piano spostando il resto sullo sfondo. Presentata come categoria preminente per interpretare il mondo urbano, la città metropolitana è invece in discussione scombinando le nostre certezze concettuali. In un fortunato libro, Postmetropolis (2000), un geografo urbano di fama, Edward Soja, affronta questo tema mettendoci di fronte alla necessità di pensare i fatti urbani in modo trasgressivo rispetto alle convinzioni abituali per cercare di comprendere quanto sta avvenendo nell’organizzazione spaziale della società. Per evitare di ridurre il dibattito sull’urbanità a un cammino indiscutibile verso la meta ideale della metropoli, come se le trasformazioni urbane potessero ricondursi solo o prevalentemente a esiti dei processi di globalizzazione. Come dire che così va il mondo e lì bisogna stare, ma con il rischio, viste le dimensioni maiuscole delle metropoli del mondo, che la figura metropolitana in Sardegna diventi la versione minuscola dello stesso concetto e con una miscela di funzioni fatalmente più povera. Dobbiamo metterci piuttosto un problema di centralità urbana, di ciò che ci rende interessanti e attrattivi rispetto al mondo spingendoci a esplorare i nostri vantaggi comparati. A partire dalla particolare natura urbana dell’isola, che è territoriale, nel senso che la dimensione del territorio della Sardegna appare dominante, quasi pervasiva, a un punto tale che la città perde quasi rilevanza, o meglio, deve le ragioni della sua esistenza e della sua evoluzione ai segni ambientali di grande scala territoriale. Perciò il centro del ragionamento sull’urbanità non può che essere il paesaggio ambiente, inteso come densità di natura e di storia, da assumere come perno di ogni orizzonte di sviluppo. Proprio in quanto ci distingue rispetto alla nebulosa urbana che investe da sud a nord la fascia centrale dell’area europea e si caratterizza in tanta parte per un deficit di qualità ambientale, sollecitando politiche urgenti di svolta ecologica. Di fronte a questa prospettiva, i territori con il loro potenziale di natura e di storia sono chiamati a esercitare un protagonismo crescente di fronte ai processi di globalizzazione economica, culturale e politica che caratterizzano la contemporaneità, per un cammino urbano da inventare. Anche perché è difficile chiamare ancora “città” le nuove formazioni urbane ed è per questo che un illustre studioso della città come John Friedmann propone di nominarle semplicemente “the urban”, l’urbano (The Prospect of Cities, 2002), recuperando sue riflessioni premonitrici di anni fa come gli “urban fields”, i campi urbani, modelli di organizzazione urbana definiti non tanto su base economica, ma come capacità di scegliere i propri “vicini” su una base di affinità culturale orientata al progetto. Una capacità propria dei nostri territori, sempre più paesaggi in azione verso nuove forme di “vicinanza” urbana e nuove economie fondate sul paesaggio ambiente. C’è da chiedersi se non sia utile orientare il dibattito su un progetto di coerenza tra sistema paesaggistico ambientale e convivialità urbana, tra paesi e città, più che subire l’influenza di una sorta di funzionalismo finanziario, che da una parte obbliga i comuni al taglio della spesa e dall’altra finanzia la polarizzazione metropolitana. Questioni di rango assai inferiore rispetto a un progetto che investe i nostri destini urbani, renitente ad adeguarsi alle contingenze per intraprendere un cammino inedito quanto promettente per una costituente urbana.
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