L’innovazione è pane per i nostri denti

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“L’innovazione è la volontà di cambiare in meglio, è lo spirito che ci ha spinto a costituire la società”

Le imprese vanno aiutate a crescere, non solo con sussidi ma soprattutto con un ambiente esterno che stimoli gli investimenti e con iniziative che favoriscano lo sviluppo e la crescita non solo nel breve periodo. (Antonio Fadda)

 Intervista ad Antonio Fadda Amministratore Unico di SmartLab

di Alessandro Ligas (*)

SmartLab è una società spin off dell’Università di Cagliari che offre servizi e prodotti nell’ambito della Business Intelligence con particolare attenzione al trattamento e all’analisi dei dati finalizzati al supporto delle decisioni.

Nata nel 2012 all’interno del Dipartimento di Scienze Economiche ed Aziendali è costituita da: Francesco Mola, Vittorio Pelligra, Antonio Fadda, Claudio Locci, Luca Frigau e Vincenzo Rundeddu.

Anche la società SmartLab, come MaxInfo Sardegna, ha partecipato allo Smau 2012 a Milano

Com’è andata allo SMAU 2012?

E’ andata molto bene, è stata una bellissima esperienza, abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con realtà sicuramente più importanti della nostra, è stata un occasione per avviare qualche contatto e per dare visibilità all’azienda, ma anche per imparare dagli altri. Il confronto è sempre costruttivo.

L’obiettivo era quello di farci conoscere e possibilmente di avviare qualche buon affare, possiamo dire che l’obiettivo è stato raggiunto.

Come mai avete scelto di partecipare allo SMAU 2012

La nostra società è costituita da pochissimo, abbiamo pochi mesi di vita, per noi è importante avviare iniziative promozionali e la partecipazione allo Smau è stata un occasione imperdibile. Inoltre noi ci presentiamo come un azienda innovativa che fa del trasferimento tecnologico il suo modello di business, quindi crediamo che la fiera dedicata alle nuove tecnologie e all’innovazione sia una vetrina adatta.

 Che prodotto presentavate?

Abbiamo presentato servizi di gestione e trattamento dei dati, quindi ci siamo orientati verso innovazioni di processo piuttosto che su prodotti. Sicuramente per un contesto fieristico sarebbe stato preferibile avere dei prodotti fisici, noi attualmente abbiamo in fase di sviluppo un software per la gestione dei dati, ma per la fiera abbiamo preferito proporre i nostri servizi, orientati principalmente alla customer satisfaction, al data mining e alle ricerche di mercato.

 Com’è nato il progetto?

La nostra è una società Spin Off dell’Università di Cagliari, quindi il progetto e l’idea di impresa sono nate all’Università, diciamo che dopo anni di ricerca abbiamo deciso di provare ad offrire le nostre conoscenze al mercato, ci possiamo definire ricercatori-imprenditori. Gli Spin Off e il trasferimento tecnologico sono la terza missione dell’Università.

 C’è stato un episodio specifico che vi ha portato a decidere di provare ad entrare nel mercato?

Non c’è stato un episodio specifico, era un obiettivo, in particolare per la componente più giovane del gruppo. La ricerca e i percorsi post laurea che abbiamo fatto sono stati utili per fare esperienza e per chiarirci le idee. Poi dobbiamo riconoscere che i Professori hanno incoraggiato il nostro spirito imprenditoriale e anche loro si stanno mettendo in gioco.

Terza missione dell’Università, ci spieghi meglio

La mission principale delle Università è fare didattica e fare ricerca, ma c’è un altro aspetto molto importante, il trasferimento delle conoscenze e i rapporti con il territorio. L’obiettivo quindi è quello di contribuire attivamente alla crescita del territorio, collaborando con istituzioni e imprese e trasferendo i risultati della ricerca scientifica.

Difficoltà incontrate?

Le principali difficoltà sono state, e sono tuttora, nel dover cambiare l’approccio al lavoro, abbinare il ruolo da ricercatori con quello di imprenditori. Il ricercatore è solitamente rivolto alla conoscenza e alla divulgazione scientifica mentre l’imprenditore deve comunque ricercare il profitto, lavora per fare ricavi. Noi cerchiamo di non perdere di vista entrambi gli obiettivi, siamo tutti laureati in Economia e attualmente strutturati nel Dipartimento di Scienze Economiche ed Aziendali, speriamo di riuscirci, d’altronde dovremmo dare l’esempio ai nostri studenti.

Che rapporto avete con le istituzioni (Regione, imprese, università…)

Il rapporto con le istituzioni è buono, soprattutto con l’Università, la nostra società è composta da docenti, ricercatori e dottorandi. Per quanto riguarda il rapporto con la Regione dobbiamo riconoscere che hanno avviato numerosi interventi a supporto delle imprese innovative, principalmente sfruttando fondi comunitari attraverso il POR FESR, con la Linea di attività “INNOVA.RE”, non abbiamo mai usufruito di alcun finanziamento però è giusto riconoscere che la direzione è quella giusta. Nell’ultimo anno siamo stati finalisti di un bando per imprese innovative e abbiamo seguito un corso a Sardegna Ricerche sull’avvio all’attività imprenditoriale, è stata un ottima esperienza.

 La consiglierebbe (la partecipazione al bando ed il corso)? E perché ?

Quest’anno i bandi di Sardegna Ricerche sono addirittura tre, differenti tra loro per finalità e per impostazione. In riferimento al bando a cui abbiamo partecipato noi, ci sono diversi aspetti da valutare. Spesso bandi di questo genere condizionano l’avvio dell’impresa, c’è il rischio di adattare il proprio modello di business al bando, magari cambiando direzione, ci sono i pro e i contro. Il corso è stato molto utile ed interessante, però richiede una certa disponibilità di tempo e la volontà di continuare a studiare, anche come si fa impresa. Credo comunque che questi corsi possano aiutare ma non si diventa imprenditori con un corso o stando sui libri, la migliore esperienza è il campo, bisogna mettersi in gioco, sbagliando si impara.

Consigli per migliorare questo rapporto tra le  imprese e l’amministrazione pubblica?

Sicuramente è sempre possibile migliorare, credo che l’amministrazione pubblica dovrebbe conoscere più a fondo le imprese, dovrebbe capire quali sono le reali esigenze ed intervenire di conseguenza. Spesso molte iniziative pubbliche sono avviate senza valutare se sono appropriate o meno, ogni malattia ha la sua medicina, non sempre le politiche pubbliche rispondono alle reali esigenze delle imprese e dei cittadini e non sempre un intervento indirizzato ad un settore è adatto anche per gli altri settori. Sarebbe opportuno un maggior dialogo ed interventi mirati a creare sviluppo e occupazione. Le imprese vanno aiutate a crescere, non solo con sussidi ma soprattutto  con un ambiente esterno che stimoli gli investimenti e con iniziative che favoriscano lo sviluppo e la crescita non solo nel breve periodo.

 Cosa si sta facendo in questa direzione?

Non molto, allo stato attuale le imprese in Sardegna chiudono, oggi stiamo pagando diverse scelte sbagliate fatte negli ultimi decenni, non esiste un progetto industriale e settori potenzialmente trainanti come il turismo e il settore agroalimentare sono stati a lungo trascurati o sottovalutati. Confidiamo per il futuro in scelte politiche più lungimiranti. Credo che le iniziative positive alla lunga diano dei frutti, pensiamo agli investimenti sulla ricerca nel polo scientifico di Pula, è stato creato un sistema di altissimo livello scientifico che ha favorito la nascita e la crescita di numerose società che oggi si stanno affermando nel mercato, nazionale ed internazionale, ma soprattutto crea degli effetti spillover, che generano effetti positivi sul territorio e contribuiscono alla nascita di altre iniziative nel settore Ict.

 Cos’è l’innovazione?

L’innovazione è la volontà di cambiare in meglio, è lo spirito che ci ha spinto a costituire la società nel periodo peggiore, durante un forte crisi economica. L’innovazione è un approccio differente, rivolto al cambiamento, ma soprattutto al miglioramento. L’innovazione può riguardare prodotti e servizi, ma forse l’innovazione di cui c’è bisogno è quella di processo, bisogna essere predisposti al continuo cambiamento e all’innovazione, e per questo è fondamentale una continua formazione. In tutti i settori non si dovrebbe mai finire di imparare, dovremmo essere tutti sempre in continuo aggiornamento, è l’unico modo per essere competitivi. 


Progetti futuri?

I progetti sono tanti e le idee non mancano, però noi siamo un impresa privata e dobbiamo rispondere alle regole del mercato. Il nostro obiettivo è offrire servizi innovativi cercando di soddisfare le esigenze dei nostri potenziali clienti. La gestione dei dati è fondamentale sia per le amministrazioni pubbliche, orientate alla trasparenza e all’Open Data, sia per le aziende privati, che possono sfruttare le informazioni contenute nei dati a loro disposizione per conoscere più a fondo i propri clienti.

Naturalmente per noi la ricerca è fondamentale, è la nostra base di partenza, continueremo a studiare e ad approfondire le nostre conoscenze, sia in ambito accademico sia in campo applicativo per migliorare i nostri servizi e per favorire il trasferimento tecnologico.

 

Un suggerimento per i giovani che vogliono intraprendere la vostra stessa strada: fare imprenditoria

Il suggerimento è sicuramente quello di provare, naturalmente senza lanciarsi allo sbaraglio. Una cosa che abbiamo imparato, confrontandoci con la realtà e con il mercato, è che non bisogna innamorarsi della propria idea, spesso ci si autoconvince di avere l’idea giusta e si tralasciano altri aspetti fondamentali, come l’organizzazione aziendale e lo studio del mercato, clienti e concorrenti. Credo che esista poca imprenditorialità soprattutto per la forte paura di sbagliare, la paura del fallimento, se un idea imprenditoriale va male, bisogna rialzarsi e inventarsi qualcos’altro. In America dicono che la chiave del successo è aver provato il fallimento, mentre in Italia questo è un blocco. Ormai nessuno ci regala niente e credo che sia poco produttivo aspettare concorsi pubblici che non arriveranno mai. Purtroppo c’è da considerare la mancanza di capitali e di investitori, avviare un iniziativa imprenditoriale richiede investimenti, e tanti sacrifici economici, soprattutto in attesa dei primi utili. Comunque quando c’è la volontà bisogna provare, in qualunque caso sarà un ottima esperienza, poi chissà magari gli americani hanno ragione.

  

Antonio Fadda
Laureato in Economia Manageriale presso l’Università degli Studi di Cagliari sta attualmente frequentando il Master in Progettazione Europea MaPE organizzato dal CRENoS presso l’Ateneo Universitario di Cagliari.
E’ stato Assegnista di ricerca L.R. 7/2007 presso l’Ente Regionale per il Diritto allo Studio Universitario (E.R.S.U.) di Cagliari dove si è occupato di analisi e studi sulla vita universitaria, sul diritto allo studio e sulla Student Satisfaction, applicando fra l’altro alle sue analisi i metodi quantitativi e somministrando questionari campionari a migliaia di persone. E’ responsabile del progetto Social Welfare Student con la supervisione scientifica del Dipartimento di Scienze Economiche ed Aziendali dell’Università di Cagliari.
E’ esperto in analisi socio economiche del territorio attraverso indagini campionarie e/o raccolta di dati congiunturali. Ha gestito e partecipato a diversi studi socio – economici, lavorando anche in team con altri ricercatori, fra i quali in particolare gli altri soci SmartLab.
vedi sito http://www.smartlabkaralis.com/chi-siamo/

Spin Off
Sono società spin off quelle che utilizzano, sviluppano e commercializzano nuovi prodotti che derivano esclusivamente dalle competenze sviluppate nella ricerca scientifica.

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Alessandro Ligas è direttore di TTecnologico News on line

One Response to L’innovazione è pane per i nostri denti

  1. admin scrive:

    Terza missione dell’Università: mission impossible?
    Con lodevoli eccezioni le Università italiane gestiscono male la loro “terza missione” al servizio del territorio. Una ragione è che sono scarsamente attrezzate per gestire un mestiere che non è mai stato nel loro DNA, fatto salvo appunto il ruolo dei Politecnici e di qualche altro Ateneo. Credo sia soprattutto un problema di cultura, che fa sottovalutare l’importanza della terza missione. Ne sia prova la difficoltà di crescita degli Uffici per il trasferimento tecnologico, o Liaison Office, su cui poco si investe.

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