Oggi mercoledì 14 ottobre 2015

—————————————————————————————————-
ape-innovativaLogo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413. .
——————
Punta ‘e billettu:
“Su Para Circanti”, Fra Nicola da Gesturi e il suo territorio, giovedì 15 ottobre a Cagliari la presentazione del video.
VT Osilo6

DIBATTITO
Si può e si deve riprendere senza fretta e con ponderazione la riflessione sul ridisegno degli enti locali
di Omar Chessa* su La Nuova Sardegna on line 14 ottobre 2015
Per il governo regionale ci dovrà essere una sola città metropolitana in Sardegna: Cagliari. È una scelta politica discutibile, per più ragioni. Ma resta comunque inteso che di scelta “politica” si tratta. Nessuna ragione giuridica obbliga, infatti, il Consiglio regionale sardo a prendere la direzione proposta dalla Giunta, nonostante da più parti si affermi il contrario. Nella legge Delrio, che è il quadro di riferimento generale cui le regioni speciali devono attenersi per la istituzione delle città metropolitane, non c’è nessuna norma che imponga al legislatore sardo di istituire città metropolitane o che gli impedisca di prevederne più di una. Taluni però ritengono che non ci sarebbe più il tempo di discutere la proposta della Giunta, vista l’urgenza di provvedere in tempi rapidi. Certo, per la legge nazionale, entrata in vigore il 7 aprile del 2014, le regioni speciali avrebbero dovuto legiferare entro i dodici mesi successivi, e quindi entro l’aprile di quest’anno. Sicché saremmo già fuori tempo massimo: di qui, appunto, la necessità di correre subito ai ripari, approvando celermente il testo nella formulazione proposta dalla Giunta. Va detto però che si tratta di un termine ordinatorio e non perentorio, poiché dalla sua inosservanza non possono derivare sanzioni o effetti sfavorevoli per la nostra regione. Il legislatore nazionali, infatti, non può condizionare i tempi di approvazione delle leggi regionali; e se la legge sarda di riforma intervenisse ben oltre il termine indicato dal legislatore nazionale, non sarebbe certo invalida, né tantomeno la Sardegna rischierebbe di perdere la sua potestà legislativa primaria in materia di ordinamento degli enti locali. Si afferma, allora, che il Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane (PON-METRO 2014-2020), varato dal Governo nazionale, avrebbe già incluso Cagliari tra le 14 città metropolitane destinatarie degli investimenti previsti dal Programma; e che pertanto, onde cogliere queste opportunità, occorre che quanto prima il nostro capoluogo regionale assuma formalmente la veste di città metropolitana. Ma anche questo argomento è fragile. Infatti, lo stesso PON-METRO tiene conto “del fatto che le Città metropolitane sono entità amministrative in fase di costituzione”, sicché “non si prefigge l’obiettivo di anticipare assetti istituzionali e amministrativi che si assesteranno nei prossimi anni, né di costituire il riferimento programmatico e finanziario delle aree vaste che verranno a definirsi”. E aggiunge infine che il programma “si concentra sul territorio dei Comuni capoluogo perché è in tali territori che si concentrano i maggiori problemi e le risorse su cui far leva per uno sviluppo sostenibile e inclusivo”. In altre parole, gli interventi destinati a Cagliari prescinderanno dalla sua formale costituzione in città metropolitana. Peraltro sono pendenti dei nodi tecnico-giuridici che non si possono ancora sciogliere. Ad esempio, si deve incardinare la città metropolitana di Cagliari nel territorio provinciale che precedeva la istituzione delle nuove province nel 2001 o in quello, più ristretto, che seguì alla riforma? La Giunta opta per la prima soluzione. Ma è una scelta affrettata. Il Consiglio di Stato ha chiesto alla Corte costituzionale di giudicare la legittimità dei referendum che nel 2012 abrogarono le nuove province. La pronuncia è attesa per i primi mesi del 2016: prima di allora non possiamo dire con certezza se, ai fini della istituzione della città metropolitana di Cagliari, così come di altre ulteriori, debba prendersi come termine di riferimento la circoscrizione territoriale precedente o successiva al 2001. Ed è chiaro che se la Corte dovesse reputare incostituzionali i referendum, le nuove province “resusciterebbero” e il loro assetto territoriale diverrebbe il metro per definire quello delle città metropolitane sarde. Per queste ragioni si può e si deve riprendere senza fretta e con ponderazione la riflessione sulla città metropolitane, contemplando anche l’ipotesi che ve ne sia più di una, in modo da sfruttare tutti i vantaggi che la nostra Isola può ricavare. * Professore ordinario di Diritto costituzionale Universtà di Sassari

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>