Oggi martedì 29 settembre, martis 29 de cabudanni 2015
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- 29 settembre Equipe 84.
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Da La Nuova Sardegna martedì 29 settembre 2015
L’ANALISI
Non ci sono migranti economici: si fugge solo per sopravvivere
di Giancesare Flesca
I migranti di cui papa Francesco e Barack Obama si sono proclamati fieramente discendenti non fuggivano da guerre o da barbarie. Erano migranti economici, gente che aveva lasciato il proprio Paese nella speranza di un futuro migliore. Agli hotspot che la Ue ha affidato a Grecia e Italia sarebbero rispediti ai luoghi d’origine. Non importa se provengano da terre afflitte da fame, carestie, epidemie. In Europa, a differenza che in America, potranno trovare asilo solo i profughi di guerra, nella definizione che ne dà il diritto internazionale. Ma allora guardiamo bene che cosa implica davvero questa categoria. Finora sono stati ammessi come richiedenti asilo solo i disperati provenienti dalla Siria, dall’Iraq, dall’Eritrea e dall’Afghanistan. Eppure nel mondo sussistono quasi una decina di guerre civili, che gli esperti giudicano per gli abitanti molto più rischiose delle guerre fra Stati: queste ultime hanno una linea del fronte, mentre i conflitti intestini si combattono casa per casa, villaggio per villaggio, come abbiamo visto a Kobane o nei molti altri luoghi conquistati o perduti dall’Is. Una guerra religiosa. Il peggio, secondo l’analista dell’Indipendent Patrick Coburn. Anche se quanto accadeva in Siria, Iraq e Libia prima dell’Is poteva essere considerato fra i conflitti religiosi. La religione è soltanto un corollario delle violenze di regimi arabi autoritari nei confronti dei loro sudditi. Con loro è schierato un apparato militar-affaristico che si serve della fede per mantenere il proprio dominio: possiamo chiamarli “i nuovi mamelucchi”, riferendoci alla nomenclatura dell’Impero Ottomano, nell’ambito del quale spadroneggiavano. È chiaro comunque che i migranti in fuga da questi tre Paesi hanno diritto alla qualifica di profughi di guerra. La stessa condizione va concessa agli ucraini che lasciano il Donbass, regione dove Putin mantiene un continuo pugno di ferro, destinato spesso a sfociare nel sangue. È l’unico caso in Europa. In Africa gli eritrei vengono accolti perché vittime di una dittatura militare durissima. La Nigeria è scossa dagli attentati e dai rapimenti di Boko Haram:quale persona sana di mente resterebbe in un Paese dove tua figlia può essere prelevata da un gruppo di fanatici oltranzisti e trasformata in una schiava sessuale per loro? In Nigeria si potrebbe vivere bene, ma l’instabilità politica e le stragi che ne derivano risalgono alla secessione del Biafra. Ecco perché i nigeriani dovrebbero usufruire dello status di rifugiati, mentre molti si ostinano a considerarli “migranti economici”. Stesso discorso per la Somalia, senza un governo centrale e infestata dagli oltranzisti musulmani chiamati Shebab. Altro cratere esplosivo e terrificante è il Sud-Sudan. Dopo l’eccidio per l’indipendenza la violenza si accende e si spegne a ritmi frenetici. In Medio Oriente, proprio di fronte alla Somalia, c’è lo Yemen: Paese dove si scontrano per bande interposte sauditi e iraniani, entrambi aspiranti all’egemonia regionale. E i palestinesi? Quanti fuggono da Gaza e dai Territori occupati non sono, in teoria, profughi di guerra perché non c’è in quelle zone una guerra dichiarata. Non meriterebbero, dunque, la condizione di rifugiati. Ma in questo caso si capisce bene che la questione è squisitamente politica, dipende dal modo in cui si considera l’azione di Tsahal, l’esercito ebraico. Così è anche per la guerriglia curda in atto nel sud-est della Turchia, duramente repressa da Ankara. Attribuendo a quei peshmerga lo status di rifugiati si farebbe molto irritare il potente Erdogan, che considera la questione curda un semplice fatto di polizia, anche quando va a bombardare gli autonomisti nei loro santuari in Siria o in Iraq.
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