Una foto, una pagina di vita. Raccontiamo… (11)
Su proposta del nostro amico Peppino Ledda pubblichiamo una serie di raccontini sulla Cagliari del passato: vita vissuta di protagonisti – ultrasessantenni al momento della scrittura (2010) e oggi ancor più avanti negli anni, alcuni non più tra noi – sul filo della memoria. Lo facciamo per la gradevolezza delle narrazioni nella convinzione che, come diceva uno splendido adagio “Il futuro ha un cuore antico”. Ecco mentre siamo impegnati a dare prospettive alla nostra città per il presente e per il futuro, crediamo utile oltre che bello, ricordarne il passato, fatto di luoghi ma soprattutto di persone che lo hanno vissuto. I racconti sono contenuti in una pubblicazione . Oggi l’undicesimo raccontino (per la cronaca 2° classificato), dopo l’esordio del 17 settembre, il secondo del 18, il terzo del 19, il quarto del 20, il quinto del 21, il sesto del 23, il settimo del 24, l’ottavo del 25, il nono del 26, il decimo del 27.
Paolo Secci
Una gita al colle di San Michele
Spensierata scolaresca di quinta elementare in gita sul colle di San Michele a Cagliari il 4 marzo 1958.
Io, Paolo, riguardando questa foto scattata nel lontano Marzo 1958, ricordo, con i miei compagni di classe, che il nostro maestro, signor Pili, ci portò a visitare il Castello di San Michele.
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Di interesse storico e medievale, ci spiegò la sua posizione strategica, per poter difendere il feudo, dai nemici. All’esterno il ponte levatoio, all’interno, su una parete ancora visibile, la meridiana che era l’orologio di quel periodo.
In una giornata interessante, insomma una lezione a cielo aperto, vissuta fuori dalla scuola.
Avevo 10 anni e con molta nostalgia ricordo gli anni 1950/60; avevamo voglia di vivere, nonostante i nostri genitori ci raccontavano come avevano vissuto il periodo della guerra del 1943/45. con poco da mangiare e poco lavoro.
Eravamo pieni di speranze per il nostro futuro, erano anni dove tutto si conquistava con il lavoro e con il sudore, non c’era ancora il capitalismo. Ricordo la nostra classe, ancora amici dopo 50 anni con i nostri valori di vita insegnati dai nostri genitori e oggi alcuni compagni di classe sono medici, ingegneri, geometri o semplicemente operai in fabbrica…
Chi come me medesimo artigiano tappezziere, avendo spiccate tendenze alla manualità e alla capacità di apprendere subito, purtroppo a 12 anni lasciai la scuola, per esigenze familiari, e anche perché ero distratto dalla mia grande voglia di lavorare, soprattutto per essere e rendermi indipendente e non pesare sul bilancio della mia famiglia.
All’età di 14/15 anni entrai a lavorare in fabbrica a Pirri, nel mobilificio Magnabosco, mobili d’arredamento, altra esperienza positiva, attinente al mio carattere artigiano, ma non mi bastava, dopo due 2 anni lasciai per entrare a lavorare sempre a Pirri alla vetreria prima e alla vetroceramica dopo ad Elmas; ove si facevano bottiglie e damigiane in vetro.
Queste esperienze di lavoro in fabbrica mi hanno insegnato il rispetto per i compagni di lavoro e la dirigente e dopo 6 anni, come se ancora non mi bastasse, lasciai ancora, cercando qualcosa che mettesse in luce le mie capacità creative perciò intrapresi la strada del lavoro in proprio, con un amico socio anche lui tappezziere, aprimmo nel 1970 una tappezzeria a Cagliari, era quello che pensavo e che cercavo, ossia foderare divani e poltrone, sedie e tendagi per interni.
Avevo 21 anni; finalmente realizzai il proposito di sfruttare le mie capacità manuali artigiane, ma dopo 5/6 anni fui costretto a lasciare a malincuore la tappezzeria, perché essendomi sposato e con la nascita del primo figlio gli affari non andavano bene. Ma subito dopo arrivò la chiamata nel 1978, delle Poste Italiane, come operaio comune manutentore, con orario di lavoro continuato dalle 8:00 alle 14:00, così nel 1984 mi iscrissi al corso lavoratori “150 ore” per conseguire la licenza media inferiore per poter migliorare la mia posizione lavorativa all’interno dell’azienda, andando in pensione a 55 anni d’età e con 38 di contributi assicurativi.
Ecco, questa foto oltre a ricordarmi la meravigliosa gita, mi ha ricordato il resto di tutta la mia vita che con immenso piacere ho voluto raccontarvi.
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V° elementare, Pirri, 1958
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