Io, sola

IO SOLA MANTEGAdi Carla Deplano
Con un tempismo impressionante mi capita casualmente sotto gli occhi un romanzo – IO, SOLA – edito da Arkadia, che leggo d’un fiato e che mi sento in dovere di consigliare a tutte le donne per la sua importanza vitale.
Per una volta non un asettico saggio scientifico su “massimi sistemi”, né una lettura amena di fine estate. No, il duro libro di Maria Mantega è importante perché seziona con una lama impietosa, ma col garbo di certa buona narrativa, sentimenti, emozioni, stati d’animo deviati e devianti con cui qualcuno di noi o un nostro conoscente ha avuto suo malgrado a che fare. Ma di cui si ha maledettamente vergogna di parlare.
Io ci ho rivisto personalità disturbate e dinamiche comportamentali fin troppo note e prevedibili, nella loro ciclica ripetitività e ingravescenza. Dinamiche schizofreniche che trovano ragion d’essere all’interno del sacro recinto delle mura domestiche, lontano da sguardi indiscreti e di cui – proprio per questo – nessuno sospetterebbe mai, nella realtà artefatta e freddamente costruita che una certa maschera di perfezione impone all’esterno, con la passiva complicità di chi tace per proteggere la persona amata ritrovandosi così, suo malgrado, sempre più avviluppata nelle spire di un rapporto vittima-carnefice. Di fronte a quanti tendono a minimizzare, tra banalizzazioni e stereotipi comportamentali, incapaci come sono di cogliere l’agghiacciante ambivalenza di un quadro familiare fortemente disturbato. O nel silenzio non sempre incolpevole di qualche stretto parente che non ha voluto vedere né sentire per tanti, troppi anni, i segni di un rapporto morboso quanto perverso, che non risparmia neppure i figli. – segue -
Mano a mano che ci si addentra nella lettura, solidarietà e condivisione empatica diventano pressoché totali, vivificate dalla forma della narrazione in prima persona e dalla fallibilità di una protagonista con cui si è portati a (com)patire gli stati d’animo, così lontana da quell’aura di perfezione, onniscienza ed irreprensibilità apparente che caratterizza invece il suo contraltare. Quel suo opposto che alla fine si spaccia, paradossalmente, come la sola ed unica vittima in un gioco di specchi che ribalta all’infinito le responsabilità di aggressioni psicologiche sistematiche, vessazioni, subdole manipolazioni, tradimenti, allusioni tendenziose, ricatti affettivi e strumentalizzazioni d’ogni sorta. In una vampirizzazione senza fine che succhia l’anima di quanti siano incapaci di svegliarsi dal torpore della confusione e della paura, quando rimangano invischiati in una rete abilmente costruita e che non lascia scampo al malcapitato.
L’autrice ci fa viaggiare nitidamente, attraverso la forma del romanzo, nei meandri della mente dei protagonisti, all’interno di dinamiche psicopatologiche a volte tanto insospettabili e incomprensibili, quanto pericolose ed ingestibili. La cui unica speranza di redenzione è affidata alla fuoriuscita – fisica e mentale – dalla relazione malata.
Complimenti e un grazie di cuore per il suo coraggio a Maria Mantega
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io sola ArkadiaIo, sola.

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