Solidarietà a Antonello Lai, giornalista militante, e al cameraman Matteo Campulla di Tcs

Tziu Lai antonello__1Antonello Lai, un coraggioso professionista del giornalismo militante che da sempre si occupa degli ultimi è stato aggredito assieme al suo cameraman Matteo Campulla, ambedue operatori di Tcs, in un campo nomadi abusivo sulla 554, a Cagliari. Solidarietà ad Antonello e a Matteo e condanna dell’aggressione e degli aggressori che devono essere prontamente individuati e puniti secondo la legge. Nella circostanza sono da respingere generalizzazioni di giudizi indiscriminati verso i Rom e le loro comunitè. I delinquenti e i violenti devono essere perseguiti e puniti a prescindere dalle loro appartenenze etniche o di altro tipo. Condividiamo al riguardo le riflessioni di Matteo Gottardi. Ma ora grande solidarietà ad Antonello e a Matteo, augurando loro una rapida guarigione e il ritorno al loro prezioso impegno professionale.

Mario Gottardi, pagina fb
Sull’aggressione ad Antonello Lai e le strumentalizzazioni razziste. – segue -
L’episodio è successo solo poche ore fa e per fortuna è arrivata tanta solidarietà al giornalista Antonello “tziu” Lai e all’operatore Matteo Campulla di Tcs, aggrediti questa mattina in un campo nomadi abusivo sulla statale 554, vicino alla Motorizzazione civile.
Tanti like, tante foto, tantissime condivisioni che però, come di consueto hanno prodotto commenti con reazioni scomposte, vioente, di pancia, certo, ma conunque razziste, xenofobe: e per questo non tollerabili, né giustificabili.
Persone che hanno, coscientemente o meno, strumentalizzato l’esecrabile aggressione subita dai due cronisti cogliendo l’occasione per scagliarsi nuovamente contro i rom in quanto tali. Non contro gli aggressori ma contro i rom in quanto etnia.
Persone che non solo hanno offeso i tanti rom educati e civili che vivono a Cagliari ma hanno soprattutto offeso Antonello Lai e il suo decennale lavoro di dare la voce a chi non ha voce. Il suo sforzo e la sua determinazione nel cercare di aiutare gli ultimi, chi di solito finisce sulle pagine dei giornali o in servizi su disagio, emarginazione e povertà, quando non nella cronaca nera, nel solo modo che un giornalista ha a disposizione: accendere la telecamera e mettere un microfono a dispoizione (o un taccuino).
E lo stesso Lai a raccontarlo a Matteo Vercelli, che lo ha intervistato subito dopo le cure che ha ricevuto assieme a Campulla al Brotzu, con la testa fasciata e la camicia ancora imbrattata di sangue.
Offese gratuite e inutili. Perché tanto non fermeranno di certo Antonello Lai e gli altri giornalisti che con la loro professionalità racconteranno, senza fare sconti a nessuno ma con correttezza, le vicende e le condizioni di chi non ha voce.
Non ci credete? Allora ascoltate voi stessi.
http://www.unionesarda.it/multimedia/articolo.aspx?id=434099

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