Oggi, venerdì 4 settembre (cabudanni) 2015
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Trasporti
Marco Tedde su La Nuova Sardegna on line 4 settembre 2015
E la continuità territoriale?
Il sistema dei collegamenti aerei deve uscire dal buio delle polemiche politiche con il ripristino delle tratte della Ct2 accettato dall’Europa
Le vicende che quest’estate hanno messo a dura prova il diritto alla mobilità dei sardi offrono lo spunto per rimeditare il sistema di continuità territoriale che oggi più che mai si presenta lacunoso. Nel lontano 1999 la legge 144 (legge Attili) pose le basi per un ponte aereo verso la penisola finanziato dal Governo con ingenti risorse. Questa legge è ancora vigente, ma è stata svuotata dall’accordo Prodi-Soru del 2007, contenuto nella Finanziaria 2007, che ha previsto, tra le altre cose, il trasferimento alla Sardegna delle funzioni relative al trasporto pubblico locale e alla continuità territoriale facendo permanere a carico dello Stato gli oneri finanziari fino al 2009. Per gli anni successivi la continuità territoriale aerea è stata pagata dalla Regione. Tralasciando per ora le autorevoli opinioni di chi ritiene che lo Stato ha trasferito alla Sardegna solo le funzioni e non i costi, occorre tenere a mente che il costo della continuità territoriale aerea sulle spalle della Regione (quella marittima è pagata dallo Stato) avrebbe dovuto comportare per la Sardegna adeguate contropartite in termini di entrate fiscali, pari a oltre due miliardi di euro. Sappiamo com’è andata: lo Stato continua a rimanere inadempiente per qualche centinaio di milioni di euro e la Giunta Pigliaru non dimostra di avere la capacità di “escutere” le somme dovute ai sardi dal Governo amico. A rendere più problematico il quadro è intervenuta una disputa, tutta interna al Pd isolano, tra l’assessore dei trasporti Deiana e il segretario del Pd sardo Renato Soru. Deiana ritiene che l’Europa non consente la continuità territoriale aerea verso le rotte minori di Firenze, Bologna, Torino, Napoli e Verona, la cosiddetta CT2. E decide di dirottarla verso aeroporti comunitari finanziandola con 13,6 milioni di euro per i prossimi tre anni. Soru, dopo aver incontrato la commissaria europea Violeta Bulc, sconfessa Deiana e dichiara che da parte della Commissione Trasporti di Bruxelles non ci sono ostacoli in materia di continuità territoriale aerea. Né nei confronti della classica verso Roma e Milano, né verso la Ct2. Un “pasticciaccio brutto” di gaddiana memoria che privilegia posizioni politiche personali rispetto al diritto alla mobilità, e quindi alla libertà, dei sardi. Nel frattempo, uno studio approfondito di due cattedratici sardi (Meloni e Sanjust di Teulada) certifica che l’insularità costa ai sardi 660 milioni di euro all’anno posto che, per esempio, la distanza di 230 km della tratta Olbia-Civitavecchia è più che raddoppiata dal mare che si frappone. La pari distanza, sulla terraferma, può essere percorsa in 2,5 ore. Tempi improponibili per la menzionata tratta marina. Nel frattempo, i collegamenti marittimi sono stati monopolizzati dalla Tirrenia, con la Regione che assiste senza significative reazioni. E allora, se questo è lo sconfortante quadro d’insieme e questi sono i danni, occorre rimeditare la continuità territoriale aerea facendola emergere dal buio profondo delle polemiche politiche, e intervenire su quella marittima. In primo luogo ripristinando la CT2 sulla base della decisione della Commissione Europea dell’aprile 2007 in tema di imposizione degli oneri di servizio pubblico, secondo la quale l’Italia può continuare ad applicare oneri di servizio pubblico su 16 collegamenti tra i tre scali aeroportuali della Sardegna e una serie di aeroporti nazionali, a condizione che siano rispettate alcune condizioni. Decisione che non è stata modificata dal nuovo regolamento 1008 del 2008. In secondo luogo, sul fronte della continuità marittima, la Regione deve provocare l’intervento della Commissione Europea per ottenere l’annullamento dell’attuale sistema e aprire una vertenza con lo Stato per mettere a bando gli oneri di servizio a favore di vettori che in tema di mobilità marittima renderanno i sardi cittadini italiani.
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