Racconto semi (o tremendamente) serio
“La Necropoli di Tuvixeddu”
di Sardus Pater
Era li a due passi, seminascosta. Tutti nella zona la conoscevano e se ne approfittavano. Lei era impotente. Nessuna protezione le era stata affidata. Quando il Comune pensò di porre riparo a questa anomalia incominciarono a insidiarla ancor di più eliminando sistematicamente tutto ciò che si frapponeva tra la sua bellezza e le altre persone. Alla fine però in quartiere dovette cedere e lei per l’occasione si rifece il look. Ormai però aveva subito troppe violenze e molti dei suoi oggetti preziosi erano andati perduti. Molti degli uomini ed amici che erano venuti da lei per riposare avevano subito la stessa sorte. Eppure le cose più preziose erano state nascoste bene, talvolta sepolte cercando di scavare quella roccia abbastanza compatta da fungere da riparo. Quando la sua dimora fu insidiata dall’impresa locale che utilizzava la roccia di quelle parti per la produzione di calce ed altri materiali, le venne a mancare il sostegno. Depredata di diversi spazi, accusò il colpo. Era conosciuta in tutto il Mediterraneo e considerata tra le più importanti. Insomma, non riusciva a riposare in pace. Anche i romani ci si misero quando assettati vollero rifornire le loro acque passando le loro condotte nei suoi terreni e senza alcun risarcimento. Che rabbia. Quando poi l’impresa abbandonò la zona, il calvario non ebbe termine. Si pensò di cementificare quei pochi terreni che ancora le appartenevano e le transenne adiacenti alla propria “dimora” non lasciavano riposare il suo corpo in pace. La comunità ad un certo punto pensò di venirle incontro. Bloccò gli altri progetti non ancora attuati, come la costruzione di una strada scavata sulla roccia che doveva poi attraversare un bellissimo canyon artificiale, spesso frequentato dai rapaci. Il suo dirimpettaio, di nobili origini, possedeva una bellissima villa che dominava tutta la collina circostante con uno stupendo colpo d’occhio sulla laguna di Santa Gilla. Era sorvegliata da un guardiano che solerte impediva ai ragazzini di avventurarsi in quel territorio quasi selvaggio. Ancora oggi la gente si ricorda di me e viene a trovarmi sapendo che la ospito volentieri. Non ho però più spazio per far passare la notte ai viandanti. Soffro ancora la solitudine ma almeno la mia zona è silenziosa non essendo un luogo di passaggio obbligato. Il mio è diventato un caso internazionale di cui si discute e si discuterà a lungo. Nonostante la mia vasta cultura non ho più libri che mi aiutino a passare le fredde notti invernali. Anche far legna è diventato impossibile. Dovrò cedere piano piano tutti i miei ori che metteranno in un museo. Penso però che ormai l’amministrazione abbia imparato la lezione e prima di mettersi di nuovo contro di me ci penseranno due volte. E allora a tutti i miei attuali concittadini dico… LASCIATEMI IN PACE.
Sardus Pater (Nando Deidda)
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