Si fa strada una risposta politica europea e mondiale al dramma delle migrazioni? Qualche segnale… ma occorre far presto per non contare nuovi morti
di Vanni Tola
Aprire le frontiere alla disperazione e alla miseria dei popoli dell’altra sponda.
Dopo diversi tentativi di impedire il transito dei migranti con la forza, la Macedonia è stata costretta ad aprire le frontiera al passaggio dei profughi. Secondo fonti della Croce Rossa locale da 6000 a 8000 disperati hanno potuto attraversare la frontiera in un solo giorno. In questo caso si tratta principalmente di individui provenienti dal Medio Oriente, prevalentemente siriani, che stanno raggiungendo in grande quantità la Serbia. La prima tappo serba dei disperati che fuggono da guerra e miseria è la cittadina frontaliera di Miratovac dove i migranti ricevono cibo e ricovero temporaneo. Da Miratovac i migranti sono trasferiti in pullman nella vicina città di Presevo. In questa città la polizia locale fornisce loro documenti di viaggio e li indirizza con autobus verso il confine con l’Ungheria. La prossima frontiera da superare, nuove barriere da abbattere. Intanto proseguono gli sbarchi nel porto ateniese del Pireo (2.500 migranti) nelle isole greche dell’Egeo meridionale . L’agenzia greca Amna ha affermato che sono stati predisposti autobus per trasferire subito gli immigrati nelle più vicine stazioni della metropolitana, da dove potranno raggiungere la Macedonia.
Nella giornata di ieri, in un’altra area del Mediterraneo, sono stati salvati circa 4.400 migranti in 22 diverse operazioni di salvataggio. Lo afferma la Guardia Costiera che ha gestito le numerose richieste di soccorso pervenute alla sua Centrale operativa del ministero delle infrastrutture e dei trasporti a Roma. Gran parte di questi profughi raggiungerà la Sardegna, almeno mille parte dei quali, dovrebbe lasciare l’isola per altre destinazioni nei prossimi giorni. Che dire? Si rimane senza parole di fronte alla drammaticità della situazione, alla vastità del fenomeno migratorio che assume sempre più dimensioni maggiori interessando sempre più vaste aree del continente europeo. Le risposte messe in atto dalle autorità di alcuni paesi europei sono per ora orientate al contenimento dell’invasione utilizzando la forza, riesumando le barriere e il filo spinato che ci fanno fare un salto indietro in un tristissimo passato. Tuttavia, al di la delle posizioni estreme di alcuni paesi e forze politiche decisamente ostili a qualunque logica di accoglienza, pare farsi strada una ricerca di soluzioni più razionali e politicamente più corrette in termini di politica dell’accoglienza. L’apertura della frontiera in Macedonia, la richiesta di organismi internazionali per l’attivazione di corridoi umanitari nel continente europeo per fronteggiare l’emergenza e gettare le basi per una nuova politica comunitaria della accoglienza, aprono spiragli di cauto ottimismo. Naturalmente restano insoluti o grandi problemi internazionali che solo uno impegno straordinario dell’Onu e dei paesi dell’Unione Europea può contribuire a risolvere. La questione della Libia, la risoluzione dei conflitti in Africa, la lotta contro i fomentatori di odio e di guerre nell’area medio-orientale e nel bacino mediterraneo restano i grandi problemi irrisolti. Certo è triste pensare che il Mediterraneo, da sempre luogo di incontro e confronto fra culture e civiltà differenti, sia diventato un grande cimitero di uomini, donne e bambini. Spezza il cuore ricordare che i duemila cinquecento morti annegati sarebbero potuti arrivare in Europa vivi con un solo viaggio delle nostre capienti navi passeggeri.
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