Il vuoto urbano di Via Santa Margherita a Cagliari: demolizioni e ricostruzioni tra passato e futuro
Il vuoto urbano compreso tra Via Santa Margherita, Via Fara ed il vico III Sant’Efisio, edificato originariamente con tipologie insediative ricorrenti nel quartiere storico di Stampace rappresentate da case a schiera di matrice medievale che sono andate distrutte in seguito ai bombardamenti del 1943 e, sopratutto, agli sventramenti degli anni ’60 e ‘90, rappresenta un importante elemento spaziale di interscambio di funzioni tra Castello e Stampace.
Come ricorda Dionigi Scano nella sua Forma Karalis, “prese questa strada il nome di Via S. Margherita dalla Chiesa di S. Margherita, di cui si ha menzione in una carta della Primaziale di Pisa del 1258” . Oggi, purtroppo, diverse chiese citate dall’Angius nell’Ottocento non esistono più e di alcune, come nel caso di Santa Margherita, non è neppure reperibile una documentazione iconografica.
Nel Piano Cima (1858) il collegamento tra i quartieri di Castello e Stampace viene proposto con la costruzione della scalinata di S. Chiara e la “nuova strada per lo Spedale Civile che unisce il quartiere di Stampace attraverso la Nuova porta del Cammino Nuovo davanti alla Torre dell’Elefante” .
I suggerimenti del Piano Regolatore del 1930-1938, ripresi dal Piano di Ricostruzione approvato nel 1947, ribadiscono costantemente come “per la zona centrale, buona appare la soluzione del collegamento fra i quartieri di Stampace e Castello attraverso la Via S. Margherita, opportunamente allargata e raccordata alla Via Ospedale” . I vari progetti concorrenti manifestano la medesima esigenza: “per la zona centrale, il progetto prevede la sistemazione di una comoda arteria di comunicazione fra i quartieri di Stampace e Castello, mercè l’allargamento della Via Ospedale e la demolizione completa dell’isolato compreso tra Via Portoscalas e Corso Vittorio Emanuele” ; “per quanto riguarda la sistemazione della zona centrale della Città, il Progetto è interessante per il previsto allargamento della Via S. Margherita” . – segue -
Nel progetto vincitore, inoltre, si sottolinea che “a parte particolari questioni di risanamento igienico, la soluzione del problema della viabilità (e quindi dello sviluppo edilizio) presenta a Cagliari una particolare difficoltà per il carattere topografico montuoso del suolo. Difatti la città alta (che ormai ha perduto quasi ogni importanza) prolungata fino al mare al pesante nucleo edilizio compreso tra il Largo Carlo Felice ed il Viale S. Margherita chiude la possibilità delle comunicazioni dirette da est ad ovest. Il traffico dei quartieri ovest, per toccare la zona est è costretto o all’attraversamento di Via Mannu per incanalarsi poi in Via Garibaldi, oppure a scendere direttamente al lungo mare di Via Roma. Occorre quindi seriamente provvedere al coordinamento degli sviluppi edilizi della città, occorre anzitutto superare la barriera che si oppone al rapido e facile congiungimento di Piazza Jenne e dei quartieri ovest con le zone di espansione nuove ad est” .
Il Piano Regolatore generale della città, elaborato nel 1938 ed approvato dal Ministero dei LL.PP. il 31-10-1941, per far fronte a diverse emergenze, tra cui la sistemazione del centro urbano, prevede quindi “l’attraversamento Est-Ovest per le dirette comunicazioni tra il quartiere di Stampace e la zona di espansione di S. Benedetto (…) realizzata con la progettata nuova arteria di S. Margherita” . Quanto ai caldeggiati sventramenti, si conviene che “le distruzioni dolorosamente arrecate alla città dalle offese belliche hanno coinciso in parte con le demolizioni già previste nel piano di massima (…) rappresentano un fattore favorevole alla immediata realizzazione del piano. (…) In rapporto alle nuove possibilità offerte dai vuoti creatisi nell’aggregato urbano, dovranno essere invece studiati tutti gli ampliamenti e i completamenti tendenti a modificare, senza pregiudizio, del programma già tracciato, l’attuale assetto edilizio dei quartieri centrali per adattarlo alle nuove esigenze della vita moderna e del progresso. Ciò però non potrà che formare oggetto dei piani particolareggiati di esecuzione, di prossima elaborazione” .
Nel Progetto per il Piano Regolatore di massima della città di Cagliari (1938) si ribadisce che “il primo attraversamento è realizzabile con l’allargamento della Via S. Margherita (…). Questa congiungente Piazza Jenne – quartiere ovest avrà così svolgimento nelle zone interne di edilizia misera e di condizioni igieniche pessime, rinsaldandole; consentirà un comodo e decoroso accesso all’ospedale Principale ed alla zona delle Cliniche Universitarie oggi difficilmente raggiungibile attraverso strade anguste ed a forte pendenza; consentirà la creazione di una comunicazione col Castello attraverso il primo tratto di Via Genovesi, la nuova strada degli Istituti di Scienza ed il Buoncammino” . Al riguardo si sottolinea che relativamente alla distribuzione dei fabbricati “la nuova edilizia pubblica e privata avrà aree sufficienti lungo la allargata Via S. Margherita, lungo la diagonale Piazza Jenne – Bonaria” .
Nel 1947, dopo alterne vicissitudini e lungaggini burocratiche, viene approvato il Piano di Ricostruzione in cui è previsto lo sventramento della Via Santa Margherita con scopi “risanatori” collegato al progetto della Piazza Yenne destinata ad assurgere a nuova dignità di piazza cittadina comprensiva del nuovo Palazzo del Governo, sede della Prefettura.
Accanto all’esigenza di creare un collegamento tra Stampace, S. Benedetto e Bonaria attraverso lo sventramento della Via Santa Margherita e il tunnel di S. Guglielmo, si fa anche cenno alla “costruzione degli edifici universitari connessa alla sistemazione urbanistica della Piazza Jenne ed al risanamento della zona compresa tra la Via S. Margherita e la Via Ospedale” .
Tra le opere di carattere igienico, si considera il risanamento dell’abitato, che deve “consistere essenzialmente nel diradamento delle case dei vecchi rioni, caratterizzati dalla ristrettezza delle strade, dall’altezza degli edifici, dall’esistenza in questi dei sottani in cui si addensa la popolazione più povera e dove la scarsa illuminazione ed areazione, l’umidità dei locali, l’impossibilità di dotarli dei più indispensabili impianti igienici danno largo incremento alla tubercolosi e al tracoma” . Le proposte di intervento riprese nel Piano di Ricostruzione approvato nel 1947 contemplano l’allargamento della Via Santa Margherita funzionale ad un’edilizia pubblica e privata di rappresentanza. Gli sventramenti previsti, peraltro, hanno luogo soltanto negli anni Sessanta con la soppressione del reticolo di edifici a schiera lungo le Vie Santa Margherita e San Giorgio, che stravolge il tessuto edilizio e viario di Stampace “alto” determinando l’artificiosa apertura della Via Santa Margherita e della platea su cui si affaccia l’Ospedale Civile.
Una proposta di piano di recupero del 1986 che prevede la ricostruzione dell’isolato tra le Vie Fara e Santa Margherita con la creazione di una vasta piazza interna e lo scavalcamento pedonale di Via S. Margherita funzionale al collegamento del Cammino nuovo viene invece bloccata da vincolo paesaggistico della Soprintendenza ai monumenti, lasciando la situazione invariata .
Nel 1994 la zona è ulteriormente interessata dalla demolizione della spina di edifici ivi prospettanti, che apre un vasto piazzale tra le Vie Santa Margherita e Fara caratterizzando, di fatto, l’attuale fisionomia del vuoto urbano.
Per l’area in questione, classificata come S4* S4*, c2 VINC 1089, l’Art. 18 relativo alle Sottozone S – Servizi pubblici – sono consentiti interventi sugli immobili esistenti così come definiti negli elaborati cartografici e nella normativa del Piano Quadro per il Recupero del Centro Storico, sensibile al mantenimento dei vincoli morfologici dell’assetto insediativo .
Tra il 2005 e il 2009 un workshop internazionale di restauro incentrato sul quartiere di Stampace, organizzato dalla Facoltà di Architettura di Cagliari, avanza alcune proposte operative per il nostro vuoto urbano. La riqualificazione di questo nodo strategico è focalizzata, di volta in volta, attraverso la costruzione di “nuove masse” con funzioni ed usi non solo residenziali a servizio della città; un viadotto interrato ed una piazza dotata di giardini, locali di ristoro, parcheggi sotterranei e rampe di raccordo col soprastante bastione del Cammino nuovo; un sistema di strutture ricettive in aderenza e al di sopra degli edifici interessati ispirato al CaixaForum di Herzog & De Meuron a Madrid; un’avveniristica promenade verde bioclimatica che si rifà al progetto Ecoboulevard di Ecosistema urbano di Vallecas; un parcheggio meccanizzato parzialmente interrato, concepito come un unico volume trasparente e dotato di spazi pub-blici polivalenti (culturali, di ristoro e di socializzazione) di interconnessione col resto della città.
Considerato che a Cagliari pianificazioni, progetti e tante nobili idee hanno generalmente trovato concretizzazione dopo un’inerzia di 30-40 anni rispetto alle attese iniziali, c’è solo da augurarsi che il vuoto si riempia nel modo più virtuoso, prima di diventare obsoleto. Ad maiora!
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Note
1. D. SCANO, Forma Kalaris, Cagliari, Edizioni La Zattera, 1934, p. 110.
2. A. DEL PANTA, Un architetto e la sua città : l’opera di Gaetano Cima (1805-1878) nelle carte dell’Archivio comunale di Cagliari, Cagliari, Edizioni della Torre, 1983, p. 95.
3. Municipio di Cagliari. Concorso nazionale per un progetto di piano regolatore e di ampliamento della città di Cagliari. Relazione della Giuria anno IX (1930-’31), Progetto “7. P. R.” vincitore, p. 16.
4. Progetto “Karalis”, p. 19
5. Progetto “Nuragus 23”, p. 23
6. Città di Cagliari. Ufficio tecnico. Progetto “7. P. R.” Note relative al piano regolatore di Cagliari. 3) Piano della città, pp. 5-6
7. Piano Regolatore generale della città elaborato nel 1938 ed approvato dal Ministero dei LL.PP. il 31-10-1941, p. 5.
8. Idem. Il Piano Particolareggiato per il Recupero del Centro Storico ha atteso ben 67 anni, essendo stato approvato solo nell’estate 2009.
9. Progetto per il Piano Regolatore di massima della città di Cagliari (1938). Relazione, p. 7.
Nelle mappe 111* (Tiff) e 119* dell’U.T.E. (A.S.C.) è testimoniata la situazione urbanistica precedente le caldeggiate trasformazioni della zona della Piazza S. Carlo e della chiesa di S. Chiara, con la saturazione dei lotti compresi tra le Vie S. Giorgio e S. Margherita.
10. Progetto per il Piano Regolatore di massima della città di Cagliari (1938). Relazione, p. 13.
11. Municipio di Cagliari. Ufficio Tecnico. Sulla ricostruzione di Cagliari (14-4-1944), p.5.
12. Municipio di Cagliari. Piano delle opere da eseguirsi nel prossimo decennio (8-8-1940) – punto 1: Opere di carattere igienico.
13. A. DEVOTO, Il Piano di recupero di Stampace Alto, Centro Studi Stampace “Andrea Devoto”, Cagliari 1992.
14. Cfr. L. 1089, art. 39.
15. In particolare “nella sottozona S4*, strategica per il recupero e la riqualificazione del tessuto urbano di Stampace, deve essere garantita la realizzazione di parcheggi pubblici interrati la cui superficie corrisponda all’intera proiezione dell’area individuata in cartografia. L’intervento è subordinato all’approvazione di un piano di recupero di iniziativa pubblica o privata esteso all’intera unità storico-ambientale c2 individuata nella cartografia di piano e deve prevedere la contestuale ricostruzione dell’originario tessuto edilizio nel rispetto del vincolo istituito ai sensi della L. 1089/39. L’attuazione dovrà avvenire secondo il dispositivo dell’art. 27 della L. R. 45/89, mediante comparto edificatorio coincidente con l’intera unità storico-ambientale c2. I proprietari dovranno costituire un consorzio entro un anno dall’approvazione del piano di recupero. Entro due anni dalla stessa approvazione dovrà essere presentata l’istanza di rilascio della concessione edilizia per l’intervento unitario” (Normativa di attuazione del Piano Quadro per il Recupero del Centro Storico, pubblicata nel B.U.R.A.S. del 21.08.1999, n. 4726 e nel B. U. R. A. S. del 15.06.2000, n. 3857).
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Il vuoto urbano di Via Santa Margherita a Cagliari: demolizioni e ricostruzioni tra passato e futuro (Carla Deplano)
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Questa foto è tratta dal blog del consigliere comunale Andrea Scano.
Grazie Carla, Mi ha interessato tantissimo, la mia infanzia l’ho trascorsa in via S. Margherita n.7. Non sai quanta storia personale è in questo quartiere che ogni volta mi stringe il cuore quando passo sulle vie che continuano a raccontarmi tutto oltre il tempo.