Oggi, mercoledì, merculis, 22 luglio Mes’e Argiolas (Orgiolas, Mes’e Trìulas, Mes’e su Cramu) 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: La Scuola Popolare dei lavoratori di Is Mirrionis. ITI (Investimenti Territoriali Integrati) a Is Mirrionis.
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(Da La Nuova Sardegna 22 luglio 2015) La classifica del sole 24 ore
Le nostre due università, dopo le geniali pensate della ministra Mariastella Gelmini, sono giocoforza poco aperte al resto del mondo
di Giacomo Mameli
Università sarde boccciate e immancabili recriminazioni, come sempre è avvenuto. Si tratti delle pagelle del Sole 24 Ore o di Repubblica. Mai ne è stata accettata una, perché la regola – qualunque metodologia si usi – piazza i nostri atenei in zona retrocessione. Nihil novi. Anche nelle tesi che, talvolta a ragione, contestano i criteri utilizzati. I due nuovi rettori hanno commentato citando spighe rinsecchite di grano seminate e portate a maturazione da altri. Se le cose cambieranno occorrerà attendere anni: le metamorfosi didattiche non le firma Speedy Gonzales. È indiscutibile che se utilizzi il termometro chiamato “inserimento lavorativo”, non puoi competere né con Verona né con Trento, tantomeno con Milano o Torino. Le aziende sarde chiudono i battenti dalla Nurra al Sulcis. È evidente allora che la calamita-laurea poco attragga. Dove vai a lavorare se imprese non ce ne sono? A che serve laurearsi a Nuoro in Scienze ambientali se la Regione ha cancellato la parola parco dai suoi programmi? L’offerta formativa sembra ancora pensata più per i docenti che per gli studenti. Un esempio: è possibile – in qualunque ateneo – non occuparsi di Ict? Il dossier del Sole – certo perfettibile – radiografa voci più importanti: valuta la “competitività della ricerca”, la “qualità della produzione scientifica”, la “qualità dei dottorati”. Segni negativi legati a un’economia da gambero? No. Quelle bocciature – non piace dirlo – sono interne alle aule e ai laboratori universitari. Che certo si scontrano con gli abbandoni record e con la fragilità economica. Ma i nostri due atenei – dopo le geniali pensate di Mariastella Gelmini – sono giocoforza poco aperti al resto del mondo, i docenti integrati con altri atenei sono l’eccezione non la regola. E hanno un vocabolario datato. Qualche sera fa a Cagliari, nei baretti della Mediateca, un gruppo di neolaureati rifletteva sul proprio percorso accademico. Una ragazza – polo umanistico – diceva: «Per la magistrale avevo sostanziamente gli stessi insegnanti della triennale, hanno proposto le stesse lezioni, hanno ripetuto le stesse cose. Ho sprecato due anni. In conoscenza non sono cresciuta un millimetro». Regole ed eccezioni. Certo che sono sardissimi Giovanni Razzu da Sorso primattore fra Reading e Downing Street, Roberto Roccu da Benetutti fra King’s College e schermi Bbc, Gigliola Sulis da Cagliari riverita Italianista a Leeds, Alessandro Cannas da Tertenia principe dei materiali compositi nelle società aeronautiche, Lia Palomba da Sassari oncologa a Pittsburgh, Graziano Pinna da Oristano neuropsichiatra a Chicago, per non dire dell’agronomo di Dorgali Angelo Loi leader in Australia. Altri nomi si potrebbero elencare. E gioirne. Ma è la riedizione del trinomio “Sardegna delle eccezioni” con sardi che ottengono “laudes et honores” OltreTirreno e OltreManica. Il guaio è il contraltare della “Sardegna delle regole” che – dalla politica alle imprese, dai grandi gruppi sociali alle piccole organizzazioni – mostra i risultati delle università ultime in classifica. Perché? Perché la scuola italiana è governata da tagli non da investimenti. Devi rinunciare a proporre scambi con nuovi docenti. I soldi non ci sono. E allora? Le nozze con i fichi secchi? Ma non è solo questione di vil moneta. Parliamo della scuola sarda in generale? Degli standard comunicativi dalle medie agli atenei? Della sintassi di alcune tesi di laurea? La “Sardegna delle regole” – con assessori che vengono soprattutto dall’università – parla di un deprimente “dimensionamento scolastico”. In queste ore la Sardegna – unica regione in Italia – si è accontentata degli organici esistenti mentre tutte hanno rivendicato nuovi posti con l’immissione in ruolo di insegnanti per il nuovo anno scolastico. La Regione, col gallurese Paolo Dettori (anni ’60 del secolo scorso) inventò il “diritto allo studio”. Adesso lo vieta. Corsi e ricorsi politici. Dai diritti concessi ai diritti negati. Con le università ultime in classifica anche per le borse di studio. Chi le ha tagliate? Telefonate, se vi rispondono, allo 070-6067000.
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