Governo della Regione. Così non si va da nessuna parte

DIBATTITO – VALUTAZIONI e DIBATTITO Elias Megel_2————————————————————————
- Con il contributo di Biolchini, tratto dal suo blog, e di Carlo Melis, tratto da SardegnaSoprattutto, proseguiamo nella pubblicazione di riflessioni di valutazione critica dell’operato della Giunta regionale, auspicando positivi cambiamenti di politiche e, ovviamente, di persone che sappiano interpretarli e rendere efficaci.

A Sanluri la farsa del centrosinistra (e la colpa è solo di Pigliaru)

di Vito Biolchini, su vitobiolchini.it

Se si voleva lucidamente rappresentare il marasma nel quale si dibatte la politica sarda bisognava veramente avere solo il coraggio di organizzare una specie di conclave come quello che ci sarà domani a Sanluri, non si capisce bene convocato da chi, a quale titolo e per fare cosa. Solo il rappresentante di Sel (partito che nel frattempo ha deciso di passare a miglior vita) poteva tirare fuori un’idea del genere, come se per capire se l’assessore espresso dal partito di Vendola nella giunta Pigliaru stesse facendo bene o male ci fosse bisogno di un tavolo tematico e di una plenaria con trecento tra assessori, consiglieri, parlamentari e chi più ne ha più ne metta, e non semplicemente aprire a caso un quotidiano degli ultimi sei-sette mesi, nei quali si è parlato quasi tutti i giorni dei disastri nella scuola, nella cultura e nell’informazione (e se parliamo di industria, ambiente, agricoltura, trasporti e sanità il ragionamento sarebbe lo stesso).

Pigliaru, che aveva sbagliato ad accettare questo incontro, ora si dice ottimista perché è chiaro che dal patetico conclave di domani voluto dal segretario del Pd Renato Soru non sortirà nulla se non ulteriore confusione dalla quale il presidente uscirà verosimilmente vincitore. Ma a perdere saremo noi, che continuiamo ad essere governati da una giunta evidentemente inadeguata, stordita dalle emergenze, sopraffatta dai problemi.

Delle due l’una: o Pigliaru ha una percezione del suo lavoro e della realtà sarda profondamente diversa da quella che fasce sempre più ampie di opinione pubblica hanno, oppure sta cinicamente salvando se stesso e condannando tutti noi ad una mediocrità che non ci meritiamo, se non altro perché non era nei patti elettorali che aveva sottoscritto con chi lo aveva sostenuto e votato.

Pigliaru è stato candidato ed eletto al grido di “meritocrazia”; ma se lui per primo non si rende conto che un numero non inconsistente di assessori da lui nominati dopo un anno di lavoro non hanno superato la prova, se li tiene ancora lì al loro posto con grandissimo danno per settori produttivi di vitale importanza, allora il problema non sono più gli assessori o le pressioni del Pd ma è il presidente stesso, la cui incapacità di circondarsi di persone capaci e competenti vanifica ogni sforzo e ogni successo.

Per questo ha ragione Andrea Sotgiu quando su Sardegna Soprattutto scrive un post dal titolo “Altri tre anni e mezzo in queste condizioni sono la morte”.

Ha perfettamente ragione quando, parlando della giunta regionale, afferma che

Si è ormai capito che è in affanno, camuffato da una compulsiva frenesia di annunci con contorno di foto. Che confusione tra comunicazione e informazione! Un gruppo catapultato senza avere alcuna visione della Sardegna e in difficoltà persino nell’ordinaria amministrazione. Guardare per credere l’attività di gran parte degli assessorati o degli uffici. Non basta che assessori vadano a zonzo in quell’inaudito “sagrificio” che è la Sardegna estiva dove variegate umanità credono di approdare ad Itaca ma in verità nel paese di Bengodi, ospiti di un circo autorefenziale, indifferente a quanto accade nei territori negli altri mesi.

L’invito ad azzerare la giunta espresso da Sotgiu lo avevo già rivolto io lo scorso 18 giugno, nel post “Caro Pigliaru, vuoi spiazzare il Pd e uscire dall’angolo? Azzera la giunta e riparti di slancio!”: esattamente 24 giorni fa, passati poi a registrare nuove imbarazzanti batoste subite da Pigliaru (giacché chiamare in causa i suoi assessori ormai non ha più senso) in ogni ambito: dai trasporti all’industria, dall’ambiente all’agricoltura, passando per una riforma degli enti locali sempre più incomprensibile e toccando la sanità il cui “buco” è ancora di incerta grandezza, mentre si assiste attoniti al taglio delle risorse in quasi tutti gli ambiti, quando si era annunciato con grande enfasi che quest’anno ci sarebbero stati maggiori investimenti perché maggiori erano le risorse derivanti dal famoso nuovo bilancio in pareggio.

Ma se ci dovevano essere più soldi a disposizione, perché allora i tagli alla cultura e alla 162?

Chiamato in extremis a dicembre 2013 a sostituire il candidato prescelto dai poteri forti dei partiti, Pigliaru poteva assicurarsi la sopravvivenza politica solo governando senza fare sconti a nessuno (e quindi a cominciare da se stesso) e rilanciando sempre la sfida. Il rimpasto avrebbe dovuto dunque farlo a fine 2014, quando già alcuni limiti clamorosi della sua squadra erano emersi, e soprattutto avrebbe dovuto farlo prima dell’elezione di Soru a segretario regionale del Pd.

Anche in questo caso Pigliaru doveva giocare d’anticipo, impendendo che l’ex presidente brandisse senza averne realmente titolo il vessillo della critica, con l’unico risultato di aumentare il livello di confusione. Così Pigliaru, messo sotto pressione dal segretario Pd, si è trovato nella spiacevole condizione di dover dire una bugia a proprio uso e consumo: “La giunta va bene così”. No, la giunta non funziona e a pagarne lo scotto sono tutti i sardi.

Cosa porta il presidente a non vedere i limiti dell’azione della sua giunta? Superbia? Cinismo? Miopia? Impreparazione politica? Incapacità di ascolto? Fuga dalla realtà? Qual è l’occhio esterno che gli racconta cosa succede fuori dal Palazzo? È come se Pigliaru non volesse vedere e sentire ciò che in tanti sempre di più vedono e sentono (e non può essere dunque un caso che da oltre due mesi la Regione sia priva di una figura fondamentale quale quella del Capo ufficio stampa, snodo cruciale tra il Palazzo e l’opinione pubblica: evidentemente a questo rapporto il presidente non tiene proprio).

Che ci piaccia o no, con il sistema presidenziale le responsabilità maggiori ricadono su chi ha ricevuto dai cittadini un mandato diretto. Il Pd è un partito in crisi perenne (basti vedere cosa sta succedendo a Quartu e ad Alghero), Sel è sprofondata sotto il peso della propria inadeguatezza ed ora si prepara a traghettare senza colpo ferire e con la consueta ipocrisia i propri gruppi dirigenti verso l’ennesimo partito di sinistra (con il risultato di continuare a distruggere la sinistra), i sovranisti invece che unirsi si sono spaccati e hanno mostrato opportunismi (Rossomori) e limiti politici (Partito dei Sardi e Irs).

Ma i sardi hanno votato Francesco Pigliaru ed è a lui che chiedono risposte immediate. Senza tentennamenti, ipocrisie, giochi di parole e giochi di potere. La crisi ha bisogno di essere affrontata con chiarezza e soprattutto rapidità. Pigliaru ne è capace? Il momento per dimostrarlo è arrivato ed è questo. La Sardegna deve fare i conti con una evidente scarsità di risorse, ma in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando la risorsa più scarsa di tutte è il tempo. Perderne ancora nel modo in cui Pigliaru e il suo esecutivo hanno fatto finora sarebbe una colpa imperdonabile.

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Cercasi leadership disperatamente [di Carlo Melis]

By sardegnasoprattutto / 13 luglio 2015/ Società & Politica

Ai tempi dei partiti in carne e ossa, dopo un tonfo elettorale il primo impegno, politico e morale, era dimettersi senza indugi. In gioco la dignità del gruppo dirigente la cui leadership era messa alla prova dalle scadenze elettorali. Bandita l’autoreferenzialità e la comunicazione significava radicamento nei territori di cui si conoscevano i problemi e dove si discutevano le azioni di governo che li avrebbero risolti. Le elezioni erano una verifica e misuravano il consenso di chi era in campo.

Non gli sarebbe venuto in mente di convocare una convention in cui, prima che inizi, si contestano metodi di convocazione e di coordinamento. C’è il rischio che chi prima arriva si prenda la sedia? O sarà il segretario regionale – il primo in questione per la disfatta – a stabilire chi si mette dove o chi coordina cosa? Si è capito, in tanta confusione, che oggi 13 luglio (perché non il 14, data super simbolica?) in Sardegna il Pd convoca un’assemblea nel miglior stile populista dove ruoli e funzioni si confondono. Di conseguenza, anche le responsabilità, perché, come è noto, nella confusione o di notte le pecore possono convincersi di essere leoni. Pertanto è probabile che nessuno chiederà conto a nessuno.

Senza peccare di nostalgia – la storia vuole però il suo pedaggio – mai sarebbe avvenuto un simile cacciucco nel Pci o nella Dc nonostante fosse un variopinto patchwork che impiegava le energie migliori nelle lotte fratricide salvo ricompattarsi nella gestione del potere in quei “ritiri” di cui Leonardo Sciascia in Todo modo ha dato un insuperato affresco.

Quindi non un ritiro della maggioranza in un’abbazia per fare autocritica sul disastro elettorale e politico ma una più modesta, improvvisata, pasticciata assemblea nella domestica Sanluri. Il dubbio è se sarà una convention genere leopoldina o publitalia. Nella sostanza la stessa cosa. Auguri al partito di maggioranza e alla coalizione e ai naufraghi della politica. Povera Sardegna vittima dell’assenza di una vera leadership nel centro sinistra, al governo in Regione da un anno e mezzo.

Un memorandum per Francesco Pigliaru che farà il discorso di chiusura, come in campagna in elettorale, ricordandogli che è già presidente della Regione e dovrebbe tenere quello iniziale per fare il punto della sua azione di governo e degli impegni assunti. Il primo fu la riforma della legge elettorale. Impegno, ad oggi, totalmente disatteso. Anzi, la giunta Pigliaru si è costituita in giudizio versus il ricorso al TAR di un gruppo di cittadini contro la legge elettorale sarda che, con il premio di maggioranza e la soglia di sbarramento, fa sì che sia eletto con pochi voti un candidato coalizzato con i due maggiori partiti (Pd e FI) e lascia fuori chi, non coalizzato, di voti ne ha presi migliaia.

Circa la dichiarazione di Pigliaru “dobbiamo dimostrare che la politica non arricchisce nessun se non di valori” occorre dire che in alcuni casi la giunta regionale pur non arricchendo nessuno, ha comunque “sistemato” nelle strutture politico-amministrative della Regione persone dell’apparato dei partiti della sua maggioranza e, con i contratti di consulenza, altre bocciate dalle urne.

Quanto ai riscontri delle dichiarazioni programmatiche, non può sfuggire l’assenza ad oggi di un qualsiasi progetto di sviluppo industriale e di un Piano Energetico Ambientale Regionale, mentre è quasi ingenua la proposizione di una Sanità con “una gestione indipendente dalle ingerenze della politica nelle scelte operative“. Con il persistere del caro tariffe sui traghetti da e per la Sardegna dove sta l’ottimizzazione dei servizi? E’ tutela dell’ambiente continuare a consentire la speculazione eolica con un articolo della legge edilizia che consente impianti eolici “negli ambiti di paesaggio costiero”?

Di queste e di altre verifiche relative al programma della giunta Regionale i sardi vorrebbero si parlasse nella convention odierna. Non solo di “rimpasto” per sostituire assessori sgraditi al leader politico di turno, a cui addebitare incapacità e inefficienze ben note al momento della loro nomina, determinata dagli sponsor di riferimento e non dal “merito“, come Pigliaru costantemente garantiva in campagna elettorale.

Nella convention il presidente abbia come vademecum le Vertenze industriali e la difesa di ciò che è salvabile; la Qualità paesaggistica (“Puntiamo a gestire l’aggiornamento del Ppr, salvaguardando i principi e adottando i testi unici dell’urbanistica e dell’edilizia per favorire l’adozione dei Puc”); l’Istruzione (“Presto il Piano straordinario per l’istruzione, fatto di cose semplici che però nessuno ha fatto”);

la Difesa del suolo e riduzione del rischio idrogeologico (“Rimediare a un’antropizzazione sbagliata”); l’Ambiente (“Bonifiche, mai più discariche”); la Sanità (“Più innovazione tecnologica, più vicinanza con i cittadini, e soprattutto una gestione indipendente dalle ingerenze della politica nelle scelte operative“); l’Equità (“La povertà non è un destino, dobbiamo farci carico di queste persone e ridare loro prospettive oltre al mero assistenzialismo“); l’ Infrastrutture (“Edilizia scolastica e completamento delle incompiute”);

i Trasporti (“Emergenza della viabilità marittima e dalla continuità aerea, ottimizzazione dei servizi. Subito i fondi per le metropolitane di Cagliari e Sassari e avvio del confronto con Trenitalia per la rete ferroviaria”); l’Agenzia regionale delle entrate (“Monitorare le imposte versate allo Stato da cittadini sardi”); il Patto di stabilità (“All’aumento delle entrate, lo Stato non ha fatto seguire un adeguamento del Patto. Siamo pronti a una grande battaglia per la Sardegna da condurre insieme, maggioranza, opposizione e parlamentari sardi”);

la Riduzione della pressione fiscale sulle imprese per l’assunzione di giovani disoccupati. Contenimento di spese e sprechi (“Entro sei mesi la revisione della spesa, con l’obiettivo di riformare anche enti e agenzie regionali con accorpamenti e riduzione dei cda“).

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Nel riquadro il presidente Francesco Pigliaru in un fotomontaggio della rivista La Collina di Serdiana.

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serieta-signori

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