Cagliari città capitale. DIBATTITO
Il Laboratorio “Cagliari Città Capitale” e la fase politica
di Enrico Lobina
La crisi economica e sociale, in Sardegna ed in Italia, non diminuisce. Nonostante le rassicurazioni del primo ministro Renzi, ed i comunicati stampa di Pigliaru. Chi vive del proprio lavoro, chi non evade le tasse e non vive in una campana di vetro, come spesso sono i politici, è ogni giorno più povero e vede intorno a sé persone sempre più povere.
Le politiche di austerità europee, nonostante i lodevoli tentativi di Tsipras, non cambiano. Anzi: alla Grecia hanno messo un cappio al collo, e potrà liberarsi solamente con l’aiuto dei popoli europei.
Ci sono i responsabili: il PD ed i suoi alleati. Il PD fa parte della famiglia politica europea che sostiene le politiche recessive europee, che sostiene il TTIP e la guerra.
Le elezioni amministrative italiane hanno punito Renzi. Le elezioni amministrative sarde hanno punito il PD sardo come nessuno poteva immaginare. Su quattro grandi città, il PD ne ha perso tre. La quarta è stata vinta grazie all’appoggio di una forza politica, i Riformatori, che in questi anni hanno sempre governato ed hanno riformato ben poco.
Noi abbiamo un’altra idea di società. - segue - Al jobs act, che rende i lavoratori schiavi, contrapponiamo la dignità del lavoro ed il reddito di cittadinanza. Alla guerra contrapponiamo la dismissione dei poligoni ed una politica di pace. All’accondiscendenza verso uno stato italiano che ci ruba i soldi contrapponiamo la dignità di chi difende il proprio popolo. All’attacco ai principi costituzionali contrapponiamo l’eternità di quei principi: la sovranità appartiene al popolo. Alla fine della politica contrapponiamo una rigorosa questione morale, che non fa sconti a nessuno.
A Cagliari abbiamo deciso di giocare un’altra partita, che guarda alla partecipazione popolare ed alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo, sociale ed economico.
Ci siamo resi conto che non basta amministrare. Dobbiamo governare e combattere. La sola amministrazione può comportare scelte giuste, ma non riusciamo a risollevare la capitale della Sardegna dal declino. Abbiamo chiamato questo progetto “Agenda 2019”, e lo declineremo partendo da “Cagliari Città Capitale”.
Avremo modo di affrontare ogni singolo aspetto della vita politica ed amministrativa cagliaritana. Soffermiamoci brevemente, ora, sul quadro politico.
Non si sa se esista ancora il centrodestra. Sicuramente esiste un’area politica che si riconosce in un modello di sviluppo arretrato ed antistorico, ed in una gestione della cosa pubblica privatistica.
Ma esiste ancora il centrosinistra? I partiti che hanno formato la coalizione che ha vinto nel 2011 quasi mai si sono riuniti per parlare di Cagliari, alcuni sono scomparsi, e tutti attendono le mosse dell’unico attore autorizzato a giocare: il PD.
Pierpaolo Vargiu, cagliaritano e parlamentare di maggioranza, fa parte di Scelta Civica, una delle formazioni politiche che più sostiene il governo Renzi. È presidente della prestigiosa commissione sanità, nonché capo dei Riformatori. A Quartu i Riformatori hanno fatto vincere il cosiddetto centrosinistra, a Sestu il centrodestra. Come la mettiamo?
Pippo Civati, che guida la fronda dei fuoriusciti del PD, che probabilmente ingloberà anche SeL ed Altra Europa, alla domanda “Nelle grandi città potreste partecipare alle primarie del centrosinistra?” risponde “Io non sono uscito dal Pd per allearmi con il Pd. Arriveremo ai ballottaggi. E dove non ci arriveremo, se ci sarà da scegliere i nazisti e il Pd, faremo le nostre scelte”.
SeL Sardegna, dopo aver flirtato coi sovranisti del Partito dei Sardi, è attesa da una assemblea italiana, il 10-11 luglio, dove probabilmente l’organizzazione si scioglierà.
Noi abbiamo fatto un’altra scelta, che vogliamo inclusiva, e pronta ad accogliere la grande maggioranza dei cagliaritani e delle loro organizzazioni civiche. Una scelta che delinei una nuova traiettoria di sviluppo, comunitaria, che reinventi il welfare e dia risposte alla migliaia di miei coetanei, od anche più giovani, che non lavorano e vivono male. Perché non si può dire che va tutto bene e poi il declino della capitale della Sardegna, e dell’area metropolitana, continua come se fosse un destino ineluttabile. Vogliamo partecipazione, governo, risposte.
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