Oggi mercoledì 24 giugno, merculis 24 de lampadas 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: La Scuola Popolare dei lavoratori di Is Mirrionis. ITI (Interventi Territoriali Integrati) a Is Mirrionis.
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L’opinione
Le migrazioni ci impongono di riconsiderare città e territorio
Questa nuova condizione urbana nascente potrebbe diventare una grande opportunità per i piccoli centri
di Vanni Macciocco, su La Nuova Sardegna
C’è un’incisione di Gustave Doré, “Sopra Londra in treno”, del 1872, che trascende il suo tempo: folle di diseredati sembrano accampati sotto la ferrovia, mentre il treno, metafora del progresso, corre trionfale sui binari. L’artista francese, grande illustratore di celebri capolavori della letteratura, denuncia con questa e altre opere del suo reportage londinese l’orrore e la decadenza, le strade popolate di miserabili e proletari, vittime degli impatti sociali e spaziali della prima rivoluzione industriale: gli esseri umani e le città sembrano infatti divorati dalla stessa decomposizione, accomunati da questa condizione urbana nascente. Se nell’Ottocento l’urbanesimo era determinato dallo spopolamento delle campagne colpite dalla forza di attrazione delle città, che sarebbero diventate sempre più opulente, oggi assistiamo a un’emorragia planetaria prodotta dalle disuguaglianze tra la ricchezza e le miserie della povertà e della guerra. La grande migrazione ha fatto irruzione nei nostri mondi con una velocità dei processi inedita, ma alle necessarie risposte dell’adesso vanno affiancate quelle di medio e lungo periodo perché sappiamo che il flusso sarà epocale. Dovranno essere risposte globali di cui dovrà naturalmente farsi carico la parte più fortunata del mondo, ma saranno efficaci se saranno assecondate e sostenute da azioni locali, dove la morale è manifesta e visibile, dove i mores, le radici antiche della morale, sono i costumi, le abitudini, i modi di vita. Si può in questo senso declinare in modi diversi e sorprendenti l’accoglienza urbana, rielaborando alla luce dei saperi e delle storie dei territori l’apporto di questa umanità che proviene dall’ esterno, da altri territori, povera di mezzi, ma ricca di speranze e anche di saperi, ed energicamente motivata alla costruzione di mondi migliori. Le città devono saper incorporare queste speranze e riprogettarsi, non nel senso esclusivo della trasformazione fisica, ma soprattutto nel conferimento di nuovi significati ai mondi insediativi, pensando nuove forme del rapporto tra urbs e civitas, tra i luoghi delle collettività e la costruzione delle cittadinanze. Ma è un impegno che non può essere esclusivo delle grandi città. Questa condizione urbana nascente potrebbe essere infatti un’opportunità per i piccoli centri, i quali stanno sviluppando interessanti processi di interazione e riorganizzazione unitaria, come se la città ripartisse dalle sue basi molecolari per ricostituirsi sviluppando il potenziale urbano del territorio. I piccoli centri sono soprattutto territori e proprio per questo rappresentano la qualità dei sistemi ambientali che sono essenziali alla nostra vita organizzata ed esprimono un vantaggio comparato rispetto alle grandi aree urbane dense. Unendosi tra loro riusciranno a diventare città di paesi, contemplando un’equivalenza tra città e territorio che favorisce anche la costruzione di economie strutturali orientate in senso ambientale. Questo è il potenziale urbano della regione, che per l’immanenza del territorio più ci rappresenta e che ci consente di esprimere un vantaggio comparato rispetto alle grandi aree urbane, rappresentato proprio dal territorio come densità di natura e di storia. Con una brillante capacità premonitrice, le esperienze urbanistiche più esemplari dell’Ottocento non hanno immaginato per le città forme compiute, rassicuranti, ma hanno fissato le coordinate dell’evoluzione che avrebbero consentito alle città di evolversi senza scomporsi. È ciò che forse potrebbero fare i piccoli centri nei processi di costruzione di nuove unioni urbane, di nuove città del territorio, assumendo i grandi segni della natura e della storia come elementi ordinatori che presiedono all’organizzazione dello spazio. Ciò può facilitare i processi di formazione di nuove entità che investono la riforma regionale delle autonomie locali, proprio perché l’orizzonte finale non è predefinito, né può esserlo in tempi e di fronte a fenomeni così incerti e imprevedibili, ma forse ci è consentito supporre che nuove figure di urbanità potranno svilupparsi nel territorio mantenendo i loro codici costitutivi.
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