Oggi domenica 14 giugno, dominigu 14 de lampadas 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: La Scuola Popolare dei lavoratori di Is Mirrionis. ITI (Interventi Territoriali Integrati) a Is Mirrionis.
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SE I CERVELLI MIGLIORI DECIDONO DI LASCIARE LA SARDEGNA
di GIACOMO MAMELI, su La Nuova Sardegna on line del 13 giugno 2015
Non si viaggia più con la valigia di cartone ma con un pc o un tablet, ma è sempre emigrazione, con un’isola meno popolata di forze intellettuali moderne
Ci ha pensato la Banca d’Italia – con le note congiunturali sull’economia della Sardegna presentate avent’ieri a Cagliari – a smorzare gli ottimismi a telecomando tra viale Trento e dintorni. Con un territorio, da Portotorres a Carbonia, che arretra dell’1.8 per cento nella sua ricchezza complessiva c’è davvero poco dal voler vedere la bottiglia mezzo piena. Analizzando, soprattutto, le pagine settoriali del dossier, emerge, in particolare per le ricadute sociali, un’isola da palude: immobile, incapace (se non con slogan anglofoni) di tracciare le vie di uno sviluppo diverso dopo il flop annunciato della grande industria. Al pressante “Quo vadis?” la classe dirigente sarda non sa dare una risposta credibile. È stato il direttore della sede regionale di BankItalia – in linea con le Considerazioni finali lette a Palazzo Koch dal governatore Ignazio Visco – a dire che «è prematuro lanciarsi in ottimismi» perché «non siamo ancora in area positiva» essendo «la domanda interna ancora asfittica». Luigi Bettoni, col linguaggio garbato dei banchieri istituzionali – ha rimarcato, fra gli altri, un dato preoccupante: è ripartita l’emigrazione giovanile (cresciuta fa il 2013 e il 2014 del 2 per mille). Corsi e ricorsi sociali, con un disperato ritorno al passato, alle grandi migrazioni epocali degli anni ’50 e ’60. Non si viaggia con la valigia di cartone, né con la federa bianca, ma semmai con un pc o un tablet al seguito. Sempre emigrazione è. Con una Sardegna meno popolata di forze intellettuali moderne. Al di là della disoccupazione ferma al palo, di quella giovanile schizzata a livelli preoccupanti, emerge un nuovo esodo che non potrà che indebolire sempre di più la terra dei nuraghi. Anche chi ha studiato nelle nostre università tende ad attraversare il Tirreno, ma soprattutto a varcare le Alpi. Perché ormai un laureato sardo su quattro punta dritto all’estero, destinazione preferita il Regno Unito e gli States. Rispetto al 2013, nello scorso anno i “dottori in fuga” sono cresciuti l’1,9 per cento. Alcuni anni fa era stato il Comune di Carbonia a quantificare – per la sola città ex mineraria – in 34 il numero dei laureati trasferitisi all’estero. Trentenni o giù di lì, anche con due lauree e tanto di master al seguito, che all’ozio forzato sotto il Gennargentu preferiscono fare i camerieri nei pub di Londra, nelle birrerie di Monaco di Baviera, nei locali notturni di New York. Ragazze sarde da 110 e lode, lavorano gratis nei campi profughi più grandi dell’Africa, anche rischiando la vita, certo per spirito umanitario, ma anche perché né il Golfo degli Angeli né quello dell’Asinara offrono la minima prospettiva di lavoro. Chi a Nuoro si è laureata in Scienze forestali sperando nel Parco del Gennargentu trova la busta paga nel Parco del Guadalquivir dove cura amorevolmente le aquile. Non avrebbe potuto lavorare nella Sardegna che vuol dare valore aggiunto al suo ambiente? Crea lavoro lo splendore della laguna dei fenicotteri sotto la cupola di Bonaria? Creano occupazione i nostri monumenti archeologici? Siamo sicuri che per Mont’e Prama non ci debbano essere strategie più lungimiranti? Il dramma è doppio perché si ripete dall’inizio degli anni Duemila: da quando i migliori cervelli dell’Isola erano letteralmente scappati dalla casa di mamma e papà non tanto per non pesare sulla famiglia di origine, ma per sentirsi cittadini a pieno titolo, per avere comunque un reddito. Perdute le menti più fertili – che semmai supportano il governo inglese, a guida laburista o conservatrice poco importa – la Sardegna arranca nelle sue mediocrità. Con la spada di Damocle del più basso rapporto popolazione-laureati-diplomati. Col più alto tasso nazionale di dispersione scolastica. E che si fa? Si parla di potenziamento? No. La terapia è il “dimensionamento scolastico”. Così usa il dizionario dell’istruzione 2.0. Ecco perché i neodottori di Nuoro e Oristano diventano cittadini del mondo. E dicono – anche col cuore straziato – “bye bye Sardegna”.
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