con gli occhiali di Piero…
GIACOMO MATTEOTTI
Nasce in Veneto, a Fratta Polesine, il 22 Maggio 1885.
Socialista, viene eletto in Parlamento nel 1919, nel 1921, nel 1924.
Nel ’21 pubblica “Inchiesta socialista sulle gesta dei fascisti in Italia”, sulle violenze fasciste durante la campagna elettorale.
Nel ’22, in seguito alla scissione del PSI, diviene segretario del PSU.
Il 30 Maggio 1924 alla Camera dei deputati denuncia le violenze fasciste durante la campagna elettorale e denuncia i risultati delle elezioni ottenuti con la violenza.
Il 10 giugno 1924, nel pomeriggio, Matteotti va a piedi verso Montecitorio.
Due individui gli saltano addosso e lo caricano a forza su un auto nera.
All’interno della vettura si svolge una lotta furibonda. E’ Giuseppe Viola che con due coltellate mette fine alla resistenza di Matteotti, che morirà dopo qualche ora.
Così cantava il cantastorie:
Voi che ad ascoltar mi state
canto il delitto di quei galeotti
che con ferocia voller trucidare
il deputato Giacomo Matteotti.
Erano in tanti
Viola, Rossi e Dumini,
il capo della banda?
Benito Mussolini.
Mussolini, due giorni dopo, dichiara in Parlamento: “il delitto non potrebbe non suscitare lo sdegno e la commozione del Governo e del Parlamento”.
Il 26 giugno è l’Aventino, I parlamentari di opposizione si riuniscono in una sala separate e dichiarano di non partecipare più ai lavori parlamentari.
Il corpo di Matteotti viene ritrovato per caso soltanto il 16 agosto.
La vedova, la poetessa romana Velia Titta, rifiuta l’ipocrisia dei solenni funerali di Stato: “nessuna camicia nera si mostri davanti al feretro e ai miei occhi”.
Il 3 gennaio 1925 alla Camera, Mussolini prima respinge l’accusa, poi cambia tono e dice: “io assume, io solo, la responsabilità politica, morale, storica, di tutto quanto è avvenuto. (…) Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere”.
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