La Sardegna esclusa dalla possibilità di istituire le zone franche urbane? Forse non è proprio così. Approfondiamo
di Aladin
Sull’istituzione delle zone franche urbane, che per la Sardegna dovevano essere realizzate a Cagliari (quartiere S.Elia), Quartu S.Elena ed Iglesias, si era registrata una sostanziale unanimità delle forze politiche. Per le tre zone il CIPE (con delibera dell’8 maggio 2009) aveva precisamente individuato i fondi per avviare sperimentalmente l’operazione (oltre 2 milioni di euro per ciascuna delle prime due zone e circa 2 milioni di euro per la terza zona, per ciascuna delle due annualità 2008 e 2009). Ma successivi provvedimenti legislativi avevano sostanzialmente cancellato le agevolazioni statali non riconoscendone più la priorità, rendendo pertanto priva di convenienza l’istituzione delle zone franche urbane. E difatti non se n’è fatto nulla. Ora il governo Monti con l’ultimo “decreto sviluppo” dello scorso 4 ottobre, ripropone la possibilità di finanziamento delle zone franche urbane attraverso la “riprogrammazione dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali 2007-2013″, limitatamente alle regioni dell’obiettivo Convergenza (art.37). Come è noto tra queste regioni non è compresa la Sardegna, essendo uscita dalla rosa dei beneficiari dei fondi di coesione 2007-2013 relativi all’ex obiettivo 1, ridenominato appunto Convergenza, del quale beneficiano solo quattro regioni: Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Poichè la Sardegna, inserita nell’obiettivo Competitività regionale e occupazione (ex Ob. 2 e Ob. 3) è beneficiaria dei relativi fondi e di ulteriori specifici finanziamenti connessi alla sua posizione transitoria, cosiddetta di phasing in, se si vuole utilizzare lo strumento della zona franca urbana si devono ricuperare i necessari finanziamenti. Come? In analogia con quanto propone il governo anche in Sardegna si possono riprogrammare gli interventi previsti dai Piani Operativi della programmazione dei fondi strutturali 2007-2013. Se questa è la volontà della Sardegna (occorre verificarlo in Consiglio regionale), non crediamo possano opporsi ostacoli governativi all’utilizzo di fondi europei di competenza della regione Sarda e già al sicuro nelle sue casse. Così come nelle casse delle regioni dell’Obiettivo Convergenza sono già presenti i fondi europei per l’avvio delle zone franche urbane nei rispettivi territori. Ancora una volta prendiamo atto che in questo come in altri casi non c’è problema di soldi nè di vessazioni dello Stato centrale (che certamente si riscontrano in altre vicende); si tratta solo di capire, qui in Sardegna, che cosa si vuole e chi deve fare cosa!
L’Unione Sarda articolo di martedì 9 ottobre 2012
Aiuti alle zone franche urbane:
il Governo taglia fuori la Sardegna Le aree di Cagliari, Quartu e Iglesias rischiano di perdere 13 milioni Dov’è finita la Sardegna? Tra le regioni che potranno beneficiare delle agevolazioni destinate alle imprese delle “Zone franche urbane” l’Isola non c’è. Ad escluderla è stato il Governo che, nel Decreto Crescita varato venerdì, destina gli incentivi solo alle regioni svantaggiate dell’Obiettivo Convergenza. “Gruppo” a cui non appartiene la Sardegna (fuori dall’Obiettivo 1 dal 2007), ormai entrata a far parte di un nuovo regime di aiuti (Obiettivo competitività). Ad accorgersi dell’esclusione è Confartigianato che, con una lettera a Regione e parlamentari sardi, fa rimbalzare l’allarme da Cagliari a Roma chiedendo un intervento riparatore in sede di conversione in legge del decreto, che ora va al Senato. «Bisogna intervenire per modificare la norma».
LE CONSEGUENZE Quanto l’esclusione pesi sulle imprese sarde lo si capisce analizzando i vantaggi che verrebbero a perdere. Ci sono in ballo incentivi fiscali (l’esenzione dalle imposte sui redditi, dall’Irap e l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali) ma anche soldi, tanto più utili in un momento di forte crisi di liquidità e di stretta creditizia da parte delle banche. Ben 13,2 milioni di euro erano stati già destinati alle tre uniche zone franche urbane riconosciute dal Cipe in Sardegna: quella di Cagliari (Sant’Elia), Quartu (Is Arenas) e Iglesias (Centro storico e Serra Perdosa). Nonostante gli impegni, però, l’esecutivo aveva poi congelato i finanziamenti e reso inutile tutti i progetti fino allora messi a punto. Ora il Governo Monti ha riaperto il discorso, resuscitando le zone franche urbane e le relative agevolazioni per le imprese nel Decreto Crescita. Di fatto, con i nuovi parametri legati all’Obiettivo Convergenza, delle 22 Zfu riconosciute nel 2008 in tutta Italia dal Cipe si salvano solo quelle di quattro regioni, Sicilia, Campania, Puglia e Calabria. La Sardegna resta fuori dalla partita, con l’esclusione delle tre zone franche già riconosciute e di altre 8 in lizza (Carbonia, Assemini, Sassari, Nuoro, Olbia, Selargius, Alghero, Nuoro), potenziali destinatarie di nuovi finanziamenti.
IL REGIME Le zone franche urbane sono disciplinate dalla legge 296 del 2006. Si tratta di un regime di aiuto, considerato compatibile con le norme sulla concorrenza dell’Ue, avviato con una dotazione iniziale di 100 milioni di euro. Con questi soldi erano state selezionate 22 Zfu nelle quali favorire lo sviluppo imprenditoriale e l’occupazione. «Obiettivi – spiega Filippo Spanu, segretario regionale di Confartigianato – che avevano convinto le amministrazioni comunali a sottoscrivere un protocollo d’intesa con il Governo Berlusconi nell’ottobre 2009. Un’operazione sepolta dal ministro Tremonti, anche se il processo amministrativo è rimasto vivo, con le zone già selezionate, così come i finanziamenti». Un regime di aiuti automatico che consentirebbe alle imprese, e in particolare a quelle artigiane, di ricevere i finanziamenti a tamburo battente, senza incorrere nei limiti e negli ostacoli di spesa che intralciano molti fondi regionali ed europei. «È quello che serve alle nostre imprese», evidenzia Confartigianato, «strumenti di incentivi meno intensi ma che permettano di spendere in fretta i soldi dando risposte immediate all’occupazione».
Carla Raggio
Da L’Unione Sarda 9 ottobre 2012
L’allarme di Confartigianato Appello alla Regione
e ai parlamentari:
cambiare la norma Esclusa dal decreto, la Sardegna potrebbe rientrare in gioco con un emendamento. Lo chiede Confartigianato che, in una lettera inviata al presidente della Giunta Ugo Cappellacci, agli assessori e ai parlamentari sardi, sollecita un intervento a Roma e nell’Isola. «Chiediamo che la Regione e i parlamentari – scrive il presidente Luca Murgianu – si facciano portatori di un emendamento che consenta a tutte le regioni, potenzialmente destinatarie del provvedimento originario delle Zfu, di godere delle agevolazioni. Sarebbe un importante segnale per le imprese in questo grave momento di crisi».
La riprogrammazione delle risorse Fesr (Fondo europeo di sviluppo rurale) e il trasferimento di 340 milioni di euro al Piano di azione e coesione consentirebbe di restituire alle imprese sarde una buona fetta di risorse tagliate in conseguenza del mancato decollo di diverse misure. «Siamo preoccupati – ribadisce Murgianu – perché il testo del Governo riavvia il processo delle Zfu escludendo la nostra regione che, seppur coinvolta nel Piano di coesione, non fa parte dell’Obiettivo Convergenza, destinatario della norma inserita nel decreto Crescita. In questo modo è impossibile inserire nelle riprogrammazioni dei fondi straordinari sia le 3 Zfu già selezionate sia le altre 8 già ritenute coerenti, che avrebbero il pregio di sperimentare automatismi di incentivo non intensi ma utili alle imprese e al territorio in questa fase di grave difficoltà».
PARLAMENTARI Una prima risposta arriva dal senatore Pd Francesco Sanna, convinto che si possa rimediare in sede di conversione del decreto legge, che inizierà il suo iter in Senato. «Già nell’esame in commissione presenteremo emendamenti per un pieno reinserimento della Sardegna tra le regioni che potranno sperimentare la fiscalità di vantaggio delle Zfu. Nel frattempo sarebbe opportuno che la Regione anticipasse la sua disponibilità ad effettuare una rapida riprogrammazione delle risorse necessarie a finanziare la misura».
IL SINDACO «Dopo anni di fiduciosa attesa ci aspettavamo un esito diverso», dice il sindaco di Quartu Mauro Contini, «l’estromissione della Sardegna è una vera e propria doccia fredda, specialmente in una fase di estrema difficoltà». (c.ra.)