Oggi sabato 23 maggio, sabudu 23 de maju 2015

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- Cavalcata sarda, Sassari, 20-24 maggio 2015 Sito dedicato del Comune di Sassari -
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ECONOMIA
La crescita produttiva è utile e necessaria perchè crea valore aggiunto, ma per creare nuovi posti di lavoro bisogna ridurre il debito pubblico e le tasse
di Andrea Saba su La Nuova Sardegna on line
C’è, non c’è, ce ne è un pezzo, ma è troppo piccolo. Sulla esistenza della ripresa la discussione somiglia ad un “affarratoriu di ciegghi”( zuffa di ciechi). Tutti sono convinti che non appena ci sia un piccolo segnale di aumento della produzione industriale debba subito verificarsi un incremento di occupazione. Poi si sta diffondendo la convinzione -incrementata dall’uso dell’informatica- che basta una minima informazione statistica per enunciare una verità. Entrambe le convinzioni sono del tutto errate. La produzione industriale e le esportazioni sono in ripresa. Notizia ottima. L’industria italiana ha retto benissimo i colpi della crisi. Le piccole imprese unite in forma di distretto industriale, hanno messo in atto una strategia intelligente per consolidare la loro presenza sul mercato internazionale. Questo, ovviamente, non vale per tutti i settori della produzione, ma solo per molti, e quindi gruppi di imprese sono purtroppo fallite. Ma il “made in Italy”, le macchine utensili, la chimica fine hanno individuato una strada vincente. Naturalmente nella adozione di nuove strategie e nell’assorbimento necessario di nuove tecnologie che ci consentono di essere competitivi sul mercato globale, non solo l’occupazione non è aumentata, ma addirittura in alcuni settori può essere diminuita. L’informatica in Italia è ancora in una fase che riduce l’occupazione e ci vorrà un po’ di tempo perchè questa straordinaria innovazione crei nuova occupazione. Quindi la sola informazione statistica che misura l’incremento di produzione e di export non significa nuova occupazione. Il solo settore industriale, nei sistemi moderni, non garantisce una creazione sufficiente di lavoro. In Italia poi la produzione industriale si concentra nel nord e parte del centro ed è debole nel mezzogiorno. Ed è così da 60 anni perchè la politica di sviluppo del mezzogiorno è stata un totale fallimento: è servita alle clientele politiche meridionali, alla corruzione ed alla criminalità. La maggior quantità di posti di lavoro è stata creata con la spesa pubblica: questo è del tutto ragionevole quando lo stato si impegna nella creazione di uno stato sociale valido, della ricerca scientifica e della istruzione e di un sistema infrastrutturale che determini nuova produttività nel sistema. Ma in Italia si è ecceduto creando enti inutili, pagando compensi incredibili e intollerabili a pubblici dirigenti e quindi finanziando nuova occupazione con un enorme debito pubblico e con una pressione fiscale intollerabile. Anche se il famoso Pil dovesse crescere del 2% l’anno, i disoccupati rimarrebbero sempre intorno ai tre milioni. Ed è questo il problema a cui bisogna dare risposta e su cui tacciono destra, sinistra, governo, sindacati e profeti. Anche la riduzione della spesa pubblica inutile, che è necessaria, finisce per creare disoccupazione: se si elimina un ente inutile – e ce ne sono tanti- i dipendenti di questo ente dove li metto? Non si possono cacciare via senza un sistema di ammortizzatori sociali che, al momento, non esiste. La trasformazione di spesa inutile in spesa utile è possibile e necessaria. Ma non è immediata: richiede competenza e tempi medio-lunghi (e non i soliti schiamazzi di Salvini e dei grillini). Ma è la sinistra che, se vuole essere una forza politica moderna, deve concentrarsi su questo tema: la crescita produttiva è necessaria e utile perchè crea valore aggiunto, ma non basta a risolvere il problema della occupazione. Il debito pubblico e le tasse devono essere ridotte. In queste condizioni si deve trovare una via seria che consenta una crescita costante dell’occupazione, specialmente giovanile. Esistono dei segnali positivi (per esempio nuove imprese create da giovani con tecnologie innovative). Bisogna prestare grande attenzione perchè ci si muove in un quadro che ormai molto diverso da quello tradizionale: globalizzazione e tecnologia hanno cambiato tutto.

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