Oggi giovedì, giobia, 14 de maju, maggio 2015

aladinewsGli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: settimana dell’Architettura fino al 12 maggio 2015 – Festival della Filosofia. – La brochure.
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infinito-fratricidio-300x80Festival di filosofia 2015.L’infinito fratricidio | Capire il male: storia, memoria, catarsi
Anteprima Festival – Giovedi 14 maggio. Religione e civiltà: il mondo arabo
ore 18.30 Fondazione Banco di Sardegna
Focus Tunisia con Emna Jeblaoui membro del Comitato Consultivo dell’Istituto Arabo per i Diritti umani

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L’europa e le “quote”
Migranti, urgente e necessario ripensare il regolamento di Dublino
Da un certo punto di vista si potrebbe dire che sui migranti in arrivo dalle coste nordafricane abbia vinto l’Italia, ma forse è più giusto dire che a Bruxelles ha avuto la meglio il buonsenso. Se l’Europa non è solo un’espressione geografica, dividersi il fardello (espressione terribile, ma gli addetti ai lavori lo chiamano proprio così: burden sharing) dovrebbe essere automatico; invece ci sono gli uomini di mezzo – e la politica, e il consenso da ricercare nell’opinione pubblica – e quindi ci sono voluti anni perché venisse messo nero su bianco. Tutto a posto, allora? Magari: lo schema approvato dalla Commissione deve ora passare al vaglio dei singoli governi, e le recentissime elezioni in Gran Bretagna hanno dimostrato che vince chi si tira fuori, chi sceglie l’Europa à la carte: sì ai fondi per lo sviluppo regionale, no ai vincoli di bilancio; sì agli accordi commerciali vantaggiosi, no a quelli umanitari. Sovranità e autonomia sono le parole chiave degli ultimi anni, e su alcuni punti Bruxelles ha già dovuto cedere parecchio; se lo facesse sui diritti umani, però, verrebbe meno la sua ragion d’essere, e per questo è importante che Juncker abbia battuto un colpo. Per molto, troppo, tempo, alcuni Paesi hanno fatto finta di non vedere. Se Eurostat certifica che nel 2014 quasi due terzi dei richiedenti asilo bussano solo a quattro porte (Germania, Svezia, Italia e Francia) vuol dire che il regolamento di Dublino, finora aggiustato qua e là su pressioni di socialisti e democratici, va ripensato del tutto. Così come l’approccio nei confronti dei Paesi d’origine, lo stesso ruolo di Frontex, e in prospettiva anche la disciplina delle migrazioni per motivi di lavoro: tutti aspetti contenuti nel piano approvato in queste ore, a conferma che a Bruxelles non sono mancate finora le competenze, ma piuttosto la volontà politica. La cosa che interessa maggiormente ai singoli Stati, ora, è la percentuale di migranti che dovranno accogliere nel nuovo sistema di quote: chi si lamenta del 10% assegnato all’Italia dovrà imparare a valutarlo in un quadro più vasto, perché gli arrivi via mare rappresentano solo una piccola parte del totale. Secondo il Times, ad esempio, la decisione britannica di tirarsi fuori avrà un impatto enorme sulla Germania, che nel prossimo anno prevede di accogliere 450mila richiedenti asilo: più ancora che nel 1992 – guerra nei Balcani – quando pure i tedeschi furono esempio di accoglienza. Bene allora che il punto di partenza dell’agenda Ue sia “il dovere morale di proteggere”, attuando il sistema europeo di asilo, e che allo stesso tempo si preveda una presenza maggiore nei Paesi terzi strategici, per combattere in loco il traffico dei migranti. Certo, alcuni punti – il rimpatrio assistito, o il potenziamento della cooperazione internazionale – sembrano quelli di sempre, tante volte annunciati e mai attuati: toccherà solo vedere se finalmente l’Ue capirà che non c’è più tempo per rimandare, e che l’immigrazione (anche e soprattutto quella legale, in un momento di calo demografico) costituisce un nodo cruciale per il proprio futuro. Rimane poi l’incognita dell’operazione militare, che secondo Federica Mogherini escluderebbe l’azione di terra. L’ultima campagna di Libia, con alcuni Paesi sul campo e altri alla finestra, ha mostrato parecchi limiti nella gestione e nei risultati, facendo addirittura rimpiangere ad alcuni i tempi di Gheddafi: quelli in cui si barattava la presunta affidabilità di un interlocutore col mancato rispetto dei diritti umani, alla faccia di una Convenzione di Ginevra mai firmata e delle critiche dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati. All’Europa, però, non mancano gli strumenti per coniugare le due cose: gestione delle frontiere e protezione umanitaria possono andare di pari passo, purché si sappia bene cosa fare e lo si faccia insieme.

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