ITI? Cosa nasconde questa nuova sigla?

bandiera-SardegnaEuropa3ape-innovativa2Nella presentazione della programmazione 2014-2020 del Fondo Sociale Europeo abbiamo conosciuto una nuova sigla, ITI, che precisamente significa Investimento Territoriale Integrato. Ci hanno spiegato che è molto importante perchè rappresenta la tipologia di interventi che la Commissione Europea prevede obbligatoriamente da parte degli Stati (e delle Regioni) su aree urbane degradate. Possiamo dire che si tratta di “progetti pilota” per i quali la programmazione dei fondi strutturali 2014-2020 deve destinare importanti risorse. Gli interventi attingono da due fondi, precisamente il Fondo Sociale Europeo (FSE) e il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR). Il primo, riguardante il finanziamento di interventi immateriali (formazione in modo particolare) trova attuazione in Sardegna attraverso il PO (Programma Operativo) già approvato da Bruxelles e quindi effettivamente operativo, il secondo, che riguarda interventi di carattere strutturale (macchinari, edifici, etc) troverà attuazione nell’apposito PO allo stato in fase di negoziazione con la Commissione Europea (la Giunta conta entro il corrente mese). La Giunta regionale ha individuato aree di intervento nelle zone interne e nelle città di Cagliari, Olbia e Sassari. Per Cagliari si è scelto il quartiere di Is Mirrionis. Al riguardo si capisce il nostro interesse e il nostro impegno per detto quartiere, a partire dalla vertenza della Scuola Popolare dei Lavoratori e dintorni. Per completezza dell’informazione, per Sassari si è individuato il quartiere di San Donato, mentre per Olbia la c.d. “ansa sud”.
Per ora bastano queste poche righe, ma ovviamente torneremo sull’argomento, quanto prima. Di seguito riportiamo alcuni documenti di approfondimento. Buona lettura e… a presto. – approfondisci -

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Investimento Territoriale Integrato: studio del CCRE
3 09, 2014 LUCIA CORRIAS
fondi strutturali
L’ITI (Investimento Territoriale Integrato) è una nuova modalità di assegnazione, disponibile nel periodo di programmazione 2014-2020 della politica di coesione, che consente di accorpare fondi di diversi assi prioritari di uno o più programmi operativi per interventi pluridimensionali o tra più settori. L’ITI può rappresentare uno strumento ideale per sostenere azioni integrate nelle aree urbane perché permette di coniugare finanziamenti connessi a obiettivi tematici differenti, prevedendo anche la possibilità di combinare fondi di assi prioritari e programmi operativi supportati dal FESR, dall’FSE e dal Fondo di coesione (articolo 36 del regolamento «disposizioni comuni») all’interno di un determinato territorio. Lo strumento mira a garantire l’attuazione di una strategia trasversale in una determinata area geografica, al di là delle divisioni amministrative tradizionali (quartieri svantaggiati, regioni o aree urbane metropolitane, regioni rurali circostanti o anche il finanziamento della cooperazione inter-comunale). Il CCRE ha effettuato uno studio per fare il punto sull’uso degli investimenti territoriali integrati da parte degli Stati membri e delle autorità di gestione. I risultati evidenziano che 15 Stati membri su 22 interessati utilizzerebbero l’ ITI come strumento per affrontare le sfide territoriali. E’ il caso ad esempio della Finlandia, dove l’ ITI, che copre le sei principali città (con circa il 30% degli abitanti) sarà utilizzato per valorizzare e migliorare l’uso, la qualità e l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, sostenendo la rigenerazione delle città; un Consiglio regionale sarà nominato come organismo intermedio e agirà come autorità di gestione. Lo studio rivela che alcuni paesi utilizzeranno il concetto di “integrazione” dell’ ITI, ma non nel quadro dell’attuazione dello strumento in quanto tale ed evidenzia le diverse difficoltà che rappresentano i principali ostacoli all’utilizzo dell’ITI: il ritardo a livello nazionale nella decisione di attuazione, la mancanza di una visione chiara su ciò che è l’ITI e su come dovrebbe essere utilizzato l’approccio multi-dimensionale.
- Una scheda chiarificatrice.
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Dalla delibera della Giunta regionale n. 19/9 del 27/5/2014
(…)
Per quanto riguarda l’ITI (Investimento Territoriale Integrato) esso appare lo strumento più idoneo per dare attuazione all’”Agenda Urbana” (art. 7 comma 2 del Regolamento UE n. 1301/2013).
Negli Atti di indirizzo per la Programmazione 2014-2020, sulla base dei parametri individuati a livello nazionale sono state selezionate le aree urbane candidabili all’attuazione dell’Agenda Urbana individuando le conurbazioni di Cagliari, Sassari e Olbia con le quali già dal mese di novembre 2013 l’amministrazione regionale ha avviato una serrata interlocuzione tecnica per rilevare i fabbisogni territoriali e le proposte di intervento, delineando e condividendo un percorso virtuoso di co-progettazione. Tale percorso prevede la definizione degli interventi ammissibili a possibili ITI da sperimentare inizialmente nelle tre aree urbane e l’individuazione delle Autorità
Urbane a cui delegare differenti e graduate autonomie di gestione dei fondi strutturali a queste assegnate.

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Dalla Scheda della Giunta regionale “Programmazione unitaria 2014-2020. Aggiornamento e definizione della strategia nazionale”
(…)
Gli Investimenti Territoriali Integrati (ITI), coerentemente con le indicazioni contenute nell’Accordo di Partenariato, non possono costituire iniziative estemporanee che li riducano alla mera giustapposizione di operazioni che abbiano il solo collante della localizzazione comune o che trovino improbabili giustificazioni a posteriori per loro coesistenza. Al contrario, devono necessariamente discendere da un disegno strategico preesistente, elaborato, condiviso e sostenuto da tutti i soggetti portatori di interessi, di bisogni e di responsabilità.
Vale a dire che per essi gli attori urbani implementeranno strumenti consolidati quali i Piani Strategici e i conseguenti Piani Integrati di Sviluppo Urbano, comunali e intercomunali. Da questi ultimi, strumenti non statici ma in coerente divenire, è già derivata una governance multilivello; contengono processi di coinvolgimento degli stakeholder e modalità di messa a punto di strategie/priorità/azioni.
Le città/aree vaste, infatti, sono assunte non solo per ruolo istituzionale e peso demografico, ma perché considerate luogo centrale della competitività regionale, con le maggiori concentrazioni di innovazione, creatività e diversità. Va esaltato il loro ruolo di promotrici di innovazione e di crescita economica, e si agirà negli ambiti colpiti da degrado fisico e da emarginazione socio-economica. Le sfaccettature della vita urbana, economica, ambientale, sociale, culturale, sollecitano un approccio integrato per lo sviluppo urbano sostenibile, tanto più incisivo se combinerà azioni finanziate da FESR e FSE e non solo.
Gli ITI si presentano come uno strumento estremamente versatile, senza che mai vengano snaturati nonostante le varie modalità applicative che possono essere concretizzate. Infatti, la selezione delle iniziative si potrà far carico di tre declinazioni della “integrazione”: territoriale, con realizzazioni puntuali o sovra locali; pluritematica, riferita a più OT e a più Assi del PO; plurifondo, quando è necessaria la compresenza di più fondi, strutturali e non. Il loro grado di integrazione sarà criterio essenziale nella selezione.
Non solo, essi possono anche essere coniugati in maniera introversa o estroversa: nel primo caso interventi e ricadute sono locali, nel secondo l’orizzonte si amplia e i beneficiari/destinatari non sono solo quelli legati ai luoghi di intervento ma la platea di riferimento si allarga alle “aree vaste”, alla “città metropolitana”, alla regione intera.
Per dare organicità all’individuazione di strategie, azioni, governance e di selezione di iniziative e protagonisti(beneficiari, soggetti attuatori, stakeholders e amministrazioni pubbliche, imprese), si considera strumento operativo privilegiato quello degli “Investimenti Territoriali Integrati” (ITI), per la possibilità di realizzare pacchetti di iniziative collegate a più assi prioritari e/o a più programmi operativi. Data la complessità dello strumento, per la novità rispetto ad esperienze passate, si procederà progressivamente, avviando prima quelle iniziative dotate di un buon grado di definizione, verificate nella condivisione partenariale della formulazione del programma, per poi trarne insegnamenti per l’estensione delle esperienze.
La Sardegna, per la dimensione delle sue città, non dispone di aree metropolitane raffrontabili alle maggiori realtà europee, tuttavia la (relativa) forte concentrazione di insediamenti nelle due “aree vaste” maggiormente popolate – Cagliari e Sassari – e le significative relazioni di “accessibilità” dell’area olbiese, rendono utile intervenire su sistemi a rete di varia natura, in quanto microcosmi articolati e complessi quanto altri numericamente più rilevanti. Inoltre, l’area vasta di Cagliari, pur in attesa di una formalizzazione legislativa, sta già operando in funzione della sua partecipazione al Programma Operativo Nazionale “Città Metropolitane”.
L’utilizzo di Investimenti Territoriali Integrati (ITI) contiene significative novità rispetto al passato, a cominciare dalla possibile assegnazione ad Autorità Urbane / Organismi Intermedi di competenze altrimenti in capo all’Autorità di Gestione; per questo motivo, contestualmente alla definizione del PO, è stata avviata un’intensa attività di co-progettazione di ITI tra le AdG interessate e le potenziali AU, al momento coincidenti con le Amministrazioni delle tre città principali.
Innanzitutto, sono stati individuati ambiti più propriamente urbani nei quali poter introdurre subito – contestualmente alla stesura del Programma – gli ITI nelle città di Cagliari, Sassari e Olbia, per definire treiniziative pilota, sia sulla base delle indicazioni provenienti dall’AdP, sia in conseguenza delle scelte evidenziate da Piani Strategici comunali e sovracomunali e/o dai relativi PISU.
Con un minimo di generalizzazione si potrebbe dire che si è trattato del citato approccio “introverso”, mediante il quale si cerca di dare risposte innovative ed efficaci, soprattutto nel senso dell’inclusione sociale, agendo su ambiti cittadini ben delimitati (quartiere di Is Mirrionis per Cagliari, di San Donato per Sassari e la c.d. “ansa sud” per Olbia), con ricadute chiaramente localizzate. A ben vedere, tuttavia, questa potrebbe risultare una lettura per certi versi riduttiva, poiché sullo sfondo è ben presente il convincimento che una città, per raccogliere sfide impegnative ed ambiziose, deve vivere una realtà di coesione complessiva, cercando di non lasciare indietro nessuno dei suoi cittadini, perché il progresso non sia condotto da istituzioni asettiche ma dalla comunità urbana nella sua interezza.
In altre occasioni, invece, potrà essere privilegiato l’approccio “estroverso”, nel quale il “cittadino” di
riferimento non è solo il “cittadino residente”, ma anche il “cittadino frequente” e il “cittadino occasionale”. Così facendo si conferisce una sorta di diritto di cittadinanza anche ai non residenti, che però “vivono” la città frequentemente o occasionalmente, andando magari oltre il concetto di “city user” (di sapore forse vagamente mercantile), cioè di semplice “utilizzatore” della città. Al contrario, infatti, ne risulterebbe positivamente sottolineato e promosso l’aspetto della cittadinanza di “area vasta” o la “cittadinanza metropolitana”.
In questo senso potrà essere protagonista l’offerta di servizi di eccellenza, nel senso più ampio del termine, a beneficio di universi sempre più vasti di destinatari.
In ogni caso, lo strumento degli ITI – e l’approccio sotteso al suo utilizzo – sarà applicabile a tutte le realtà regionali: aree urbane propriamente intese, aggregazioni intermedie, aree interne.
Inizialmente, per cominciare a verificare la fattibilità amministrativa e tecnica dell’iniziativa, si è stabilito di selezionare un quadro di interventi integrati fortemente localizzati, cioè di ambito cittadino, sia per la messa a punto della struttura e delle modalità di governance, che per la replicabilità ed ampliamento delle iniziative e
dell’approccio. Si è sempre operato in logica “plurifondo”, con il costante coinvolgimento delle AdG dei PO
FESR ed FSE in tutti i passaggi progettuali.
In questa prima fase “sperimentale” si è scelto di rivolgere le maggiori attenzioni al c.d. secondo driver
indicato nell’AP “Pratiche e progettazione per l’inclusione sociale per i segmenti di popolazione più fragile e per aree e quartieri disagiati”, individuando ambiti urbani chiaramente delimitati ove affrontare in maniera quanto più possibile incisiva le cause e le manifestazioni del disagio sociale.
In sintesi, le azioni svolte nei confronti e insieme con le potenziali AU, costituenti un percorso metodologico paradigmatico da utilizzare nel corso dell’attuazione del programma, sono state:
- approfondimento dei contenuti della programmazione 2014-2020: novità dell’approccio, Regolamenti
comunitari e Accordo di Partenariato, Programmi Operativi (in progress);
- sensibilizzazione/coinvolgimento di amministratori e tecnici sulle opportunità da cogliere all’interno della nuova programmazione (fondi strutturali e programmazione unitaria), quindi con approccio “plurifondo” in senso lato;
- condivisione delle selezioni di ambiti e tematiche di intervento doppiamente coerenti con priorità dell’AP e di PS/PISU;
- riconoscimento di un fattore unificante alla base degli ITI, da ricercare tra: ambito territoriale chiaramente delimitato, problematica generale sottesa agli interventi integrati, concentrazione/univocità degli obiettivi da perseguire; uniformità/integrazione tipologica dei progetti da realizzare;
- chiara esplicitazione dei risultati da raggiungere, da poter trasporre anche numericamente (adeguatezza
degli indicatori) e del loro carattere quanto più possibile “risolutivo” rispetto alla realtà affrontata;
- espressa riconducibilità delle iniziative ai driver indicati nell’AdP e recepiti dai PO;
- quantificazione delle risorse necessarie e delle fonti finanziare di riferimento per ogni intervento
focalizzato;
- indicazione delle priorità realizzative, che tengano conto realisticamente delle risorse da impiegare, della compatibilità con le tempistiche di attuazione dei PO, della capacità tecnico-amministrativa di gestire i processi, della necessità di dedicare adeguate risorse ed energie ad iniziative che riguarderanno a vario titolo e modo gli interi ambiti di area vasta/allargata.
Come accennato, inoltre, si sottolinea ancora che l’approccio “ITI” potrà essere applicato anche in altre realtà del territorio regionale, all’occorrenza in forma amministrativamente semplificata (cioè senza l’individuazione di un organismo intermedio e con la “delega” di un ristretto numero di funzioni da parte dell’AdG), ove vi sia la certezza del verificarsi delle condizioni già elencate, in risposta a precise sollecitazioni tematiche e/o territoriali da parte dell’AdG.

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