LUTTO

Naufragio con 700 morti, lutto cittadino in tutti i Comuni sardi
Necessità di una una Mare Nostrum Europea
lutto700 persone in cerca di speranza muoiono annegate nel nostro mare, è una tragedia immane.
Tragedia nella tragedia sono molte, sicuramente troppe, delle reazioni violente e razziste ad essa.
Vorrei giustificarci, vorrei poter almeno sostenere che un popolo in https://www.aladinpensiero.it/wp-admin/options-permalink.phpcrisi, schiacciato e con le spalle al muro, sia naturalmente spinto all’odio, all’egoismo e alla rabbia contro chiunque.
Ma ho conosciuto e vissuto realtà di povertà estrema dove si divide il poco pane che c’è, dove la solidarietà e l’empatia non si fermano neanche davanti all’indigenza.
Possiamo essere migliori di così. Restiamo umani. Sempre.
Piangiamo queste morti come nostre e agiamo con la forza e la determinazione di chi ha perso dei fratelli.
(marcomeloni)
—————–
Tutti i giorni migliaia di persone tentano di attraversare una frontiera per cercare condizioni di vita migliori e si sentono come puntini neri dispersi nel cielo e sospinti dal vento e dal destino.
(Lhasa de Sela – La Frontera)
——————
- La sorda Europa
—————————–
medici senza frontiere per i 7oo morti
700 migranti morti nel #CanalediSicilia: la responsabilità è delle politiche europee che, di fronte a migliaia di disperati in cerca di protezione sul continente, chiudono le frontiere costringendoli a rischiare la vita in mare.
Chiediamo agli stati membri dell’Unione Europea l’avvio urgente di attività di ricerca e soccorso in mare su ampia scala, per evitare altre morti nel Mediterraneo. ► http://bit.ly/1OYEsfL
————————————-
Il Mediterraneo fossa comune, così quei morti di nessuno pesano sulle nostre coscienze
di Roberto Saviano
————————————–
Un commento di Tonino Dessì
- SEGUE -
Da La Repubblica, 20 aprile 2015.

Il mediterraneo trasformato in una fossa comune. Oltre novecento morti. Morti senza storia, morti di nessuno. Scomparsi nel nostro mare e presto cancellati dalle nostre coscienze. È successo ieri, un barcone che si rovescia, i migranti – cioè persone, uomini, donne, bambini – che vengono inghiottiti e diventano fantasmi. Ma sappiamo già che succederà anche domani. E tra una settimana. E tra un mese. Spostando la nostra emozione fino all’indifferenza.

Ripeti una notizia tutti i giorni, con le stesse parole, gli stessi toni, anche accorati e dolenti, e avrai ottenuto lo scopo di non farla ascoltare più. Quella storia non avrà attenzione, sembrerà sempre la stessa. Sarà sempre la stessa. “Morti sui barconi”. Qualcosa che conta per gli addetti ai lavori, storia per le associazioni, disperazione invisibile.

Adesso, proprio adesso, ne stiamo parlando solo perché i morti sono 900 o forse più: cifra smisurata, disumana. Se ha ancora senso questa parola. Continuiamo a non sapere nulla di loro, ma siamo obbligati a fare i conti con la tragedia. Fare i conti: perché sempre e solo di numeri parliamo. Fossero mancati due zeri al bollettino di morte non l’avremmo neppure “sentita”. Perché ormai è solo una questione di numeri (o dettagli drammatici come “migranti cristiani spinti in mare da musulmani”) che fa la differenza. Non per i singoli individui, non per le sensibilità private, ma per la comunità che dovremmo rappresentare, che dovrebbe rappresentarci. Perché all’indifferenza personale, persino comprensibile, si affianca sul piano politico una gazzarra di dichiarazioni: litigi, accuse, toni violentissimi.

Nessuno riesce a fare ciò di cui abbiamo più bisogno: far capire. Pochi si impegnano: Medici senza frontiere con la campagna #milionidipassi cerca di raccontare, evitando di ridurre queste persone al loro problema. Cioè a “profughi, clandestini, extracomunitari”: parole che lasciano diluire la specificità umana per farci sentire meno lo spreco infinito dinanzi alla tragedia.

Molti politici, anche in questo momento, gridano. Salvini parla di “invasione”, quando invece la maggior parte di chi arriva non resta affatto in Italia ma va in Francia, in Germania o nei paesi dell’est. Il M5S che nelle sue proposte aveva aperto un dibattito interessante, purtroppo si è lasciato tentare dallo spostare il baricentro della questione dal “salvare vite” a “l’espulsione”, assumendo quella falsa logica per cui più si rende difficile l’entrata clandestina in Italia meno tentativi di raggiungere le nostre coste ci saranno. Non è così, non si salvano vite irrigidendo le frontiere e non solo l’esperienza italiana l’ha mostrato, ma anche quella americana.

Basta leggere il libro “La Bestia” di Martinez per comprendere come i flussi clandestini dal Messico agli Usa sono raramente gestibili e non fermabili. Il punto è che il primo obiettivo dovrebbe essere quello: salvare delle vite, prendersene cura. Invece si è riusciti a far diventare questa volontà come ridicola, romantica, naif. Qualunque riflessione sul dolore degli altri, di chi arriva da un “sottomondo”, deve essere contenuta. C’è un’economia nella sofferenza. Chi valuta il dolore, chi misura la tragedia umana, chi cerca di svegliare il torpore della conta degli affogati è iscritto di diritto al movimento “buonista”. “Buonista” è l’accusa di chi non vuol spender tempo a capire e ha già la soluzione: respingimenti, arresti, blocchi.

Un miscuglio di frustrazione personale che cerca il responsabile del proprio disagio, una voglia di considerare realistica e vincente solo la soluzione più autoritaria. La bontà considerata come sentimento ipocrita per definizione. E, cosa assai peggiore, una qualità morale che può avere solo l’uomo perfetto, candido, puro: quindi nessuno se non i morti, la cui vita è trasfigurata e le cui azioni sono già spese. Chiunque cerchi, nella sua umana imperfezione, di agire diversamente è marchiato con un giudizio unico: falso. La bontà diviene quindi sentimento senza cittadinanza, ridicolo, proprio perché non può essere compiuto se non nella rotonda perfezione. Questo è il cinismo miope, che liquida tutto con solerte sarcasmo.

Ovvio che razionalmente non è immaginabile una smisurata accoglienza universale, senza regole, ma la strada intrapresa delle mezze concessioni e dai mezzi respingimenti non regge più. Il peso politico che avremmo dovuto avere essendo Stato-cerniera non c’è stato riconosciuto. Dovevamo pretendere di scontrarci sul tema immigrazione con il resto dell’Europa. Dovevamo pretendere di essere ascoltati, senza che “il problema” venisse scaricato su di noi, delegato a noi.

La perenne campagna elettorale di Renzi, che sul piano internazionale sembra più voler acquistare una credibilità diplomatica piuttosto che porre e imporre temi, non ci sta aiutando ma ci sembra ingeneroso dare a questo governo ogni responsabilità. L’Europa colpevolmente tace, possiamo però tentare di cambiare le cose. Possiamo impegnarci a interpretare, a raccontare, a non permettere che queste vite siano schiacciate e sprecate in questo modo. Che siano lasciate indietro, tanto indietro da sparire dalla nostra vista. Diventando un fantasma, uno stereotipo, un fastidio. Inventarci percorsi laterali, chiamare a raccolta tutta la creatività possibile. Parlarne in tv e sul web ma in modo diverso: come dicevamo “profugo” o “clandestino” sono termini che diluiscono la specificità umana costruendo una distanza irreale che abbassa il volume all’empatia. Dobbiamo chiedere ai partiti di candidare donne e uomini che vengono da quest’esperienza, aprire loro le università. Tutto questo diminuirà il consenso politico con la solfa del “prima noi e poi loro”? Probabilmente sì, accadrà questo. Ma solo nella prima fase ben presto ci si accorgerà dell’enorme beneficio che avremmo.

La storia degli sbarchi e dei flussi di migranti deve diventare un tema che il governo sentirà fondamentale per il suo consenso. Renzi e il suo governo sono solleciti a rispondere quando un tema diventa mediatico e popolare: se percepiscono che il giudizio su di loro sarà determinato dal problema migrazione inizieranno a sparigliare, a trovare nuova strategia ad avere nuovi sguardi.

Il semestre italiano in Europa è stato una profonda delusione, in termini di proposte sui flussi dei capitali criminali (era l’occasione per porre il tema del riciclaggio) e in termini di emigrazione. Ma in questo momento inutile rimpiangere il non fatto è necessario che l’Europa decida in maniera diversa. Dare spazio non episodico alle vicende dei migranti. La tv li accolga, cominciando a pronunciare bene i loro nomi e quelli delle loro nazioni, raccontando il loro quotidiano e la loro resistenza. Gli unici che in queste ore rappresentano ciò che l’Europa dovrebbe essere sono gli italiani, i molti italiani che salvano vite tutti i giorni rischiando di violare leggi. La figura che sintetizza questi italiani colmi di

onore è descritta dal pescatore Ernesto nel bellissimo film “Terraferma” di Crialese che viola l’ordine della Capitaneria di tenersi con il suo peschereccio lontano da un gommone rispondendo con un semplice, umano e potente: “Io gente in mare non ne ho lassata mai”.
—————————
Un commento di Tonino Dessì su fb

Per essere chiari.
- Occorrerebbe un processo di fronte a una corte internazionale, nei confronti di chi deciso di sostituire “Mare Nostrum” con “Triton”. Ma ci pensiamo a quale mente bacata (o trust di menti guaste) poteva venire l’idea di non consentire interventi se non quando le imbarcazioni dei migranti varchino il nostro confine marittimo?
- Non vedo, dal punto di vista dell’efficacia, una grande differenza tra le varie proposte di “bloccare l’emigrazione sulle sponde di origine”, affondando barche, piene, come vorrebbero un bel po’ di bastardi dentro, o vuote, come vorrebbe il 7° Cavalleggeri politically correct del giorno dei funerali. La valanga umana di gente che vuole cambiare la propria esistenza non e’, al momento e per una lunga fase, arrestabile in alcun modo (anche se non incentivare il flusso producendo miloni di gente in fuga dalle guerre aiuterebbe: basterebbe non iniziarle, non finanziarle, non tollerarle, le guerre). Bisogna mettersi in testa che debbono poter arrivare e transitare, in modo legale, assistito, controllato. Certo, non solo e neppure principalmente in Italia, dove la gran parte nemmeno vorrebbe fermarsi: su questo l’Europa politica si sta rivelando davvero un grottesco feticcio.
- Il concetto di frontiere blindate e’ analogo a quello ispiratore del proibizionismo: le mafie ci sguazzano.
- Infine, non e’ che me la voglia prendere con nessuno, ma oggi i tre eurocosi sardi inutilmente eletti nel collegio dove muore la gente che scappa in mare dovrebbero prima di tutto confortarci spiegandoci come si sono adoperati finora su questo problema. Magari, anziche’ ammannirci fuffa dell’ultim’ora con le interviste, convochino associazioni e operatori sul campo per fare l’inventario di quello che e’ possibile fare insieme e da subito. C’e’ anche stata gente, una volta, che la politica la faceva così.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>