Oggi mercoledì 1° aprile 2015
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La Nuova Sardegna Sassari, 1-4-2015
Il miracolo del papa
di Orazio La Rocca
Gli ultimi alla Cappella Sistina, “perché non si vive di solo pane”
Michelangelo Buonarroti in “aiuto” di senza fissa dimora, bisognosi e clochard. È il nuovo “miracolo” di papa Francesco che, a sorpresa e quasi in sordina, nei giorni scorso ha aperto le porte dei musei vaticani e della Cappella Sistina a circa 150 barboni, persone di differenti nazionalità segnate dalla vita e costrette a vivere di elemosine e di espedienti vari a due passi da piazza San Pietro. Un gesto fortemente legato a una delle pagine più significative del Vangelo, là dove Cristo afferma, per sfuggire alle tentazioni del demonio, che “non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Dopo che per secoli le mirabili opere del genio michelangiolesco erano state contemplate e ammirate da milioni di visitatori, tra pellegrini, amanti dell’arte, studiosi di pittura, scultura e architettura, nei giorni scorsi la platea dei fan di Buonarroti si è arricchita di nuovi cultori, oltre un centinaio di persone “ferite”che, pur vivendo a pochi passi dal Vaticano, non avevano mai avuto la possibilità di stare a tu per tu col Cristo trionfante del Giudizio Universale, con il ciclo dei profeti e degli artisti del ’400 (Perugino, Ghirlandaio, Rosselli…) e delle storie bibliche dell’Antico e del Nuovo Testamento. Un handicap difficilmente colmabile per persone alle prese con problemi di sopravvivenza come avere un pasto caldo al giorno e trovare un posto riparato dove trascorrere la notte. Persone che per le difficoltà della vita da sempre erano costrette da un ideale muro di separazione a stare lontane dall’arte per eccellenza, gli affreschi e le sculture michelangiolesche, opere che per forza e sublimazione artistica non è azzardato avvicinare a quella bellezza che si coglie in “ogni parola che esce dalla bocca di Dio”, come è scritto nel racconto evangelico dei 40 giorni di preghiere, digiuno e sacrifici fisici trascorsi da Gesù nel deserto. Privazioni, isolamento e sofferenze che, in un certo senso, i senza fissa dimora vivono ogni giorno – in ideale sintonia col Cristo del deserto – isolati ai margini della società. Anche se – salvo qualche caso patologico – non vengono mai completamente lasciati soli grazie ai volontari della Chiesa cattolica, che con le sue strutture come la Caritas e gli organismi di volontariato (Comunità di S.Egidio, Vincenziane, grandi e piccole parrocchie), ha tra i suoi primari impegni l’assistenza e la sussistenza al popolo dei bisognosi. Opere meritorie fatte anche, in verità, da analoghi organismi di altre confessioni religiose, come l’Esercito della Salvezza, la Comunità Ebraica, i volontari evangelici. Papa Francesco da parte sua, oltre a spingere con forza gli organismi ecclesiali in aiuto delle fasce più deboli della società, ha incominciato a pianificare interventi per i senza fissa dimora (per ora solo tra quelli che gravitano intorno al Vaticano, ma col chiaro scopo di sensibilizzare tutti gli uomini di buona volontà), facendo allestire – aiutato dall’Elemosiniere pontificio, monsignor Konrad Krajewski – vicino al colonnato di San Pietro box dove fare la doccia, radersi la barba, tagliarsi i capelli. Ma papa Francesco è andato oltre. Dopo le mense e le doccie, ha aperto i musei vaticani e la Cappella Sistina ai bisognosi che gravitano intorno al Vaticano, che per un intero pomeriggio hanno potuto saziare la loro fame di sapere e di bellezza artistica al cospetto di Michelangelo e dei più grandi maestri del Rinascimento. Un gesto profetico che avrà senz’altro un seguito con altre iniziative analoghe dentro e fuori il Vaticano. Papa Francesco sa che senza fissa dimora, bisognosi e clochard hanno fame anche di pittura, scultura e architettura. Perchè “l’uomo non vive di solo pane…”.
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