di Aladin
Come molti sanno il 2012 è stato proclamato dall’Unione Europea
”anno dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra generazioni”. Poteva essere un’occasione di riflessione organizzata sui problemi che incombono sulle nostre società, pensando in questo frangente ai problemi degli Stati europei, che in questi ultimi anni hanno partecipato alla comune casa europea dell’Unione, senza peraltro farla progredire verso un’effettiva integrazione politica. Questi ritardi sono senza dubbio alla base dell’attuale crisi economica, e non solo, che vive drammaticamente il vecchio continente. Bene, tornando alla questione del tematica dell’anno, ci sembra che la stessa sia stata sviluppata solo riguardo alla questione “dell’invecchiamento attivo”, tanto è che i siti web dedicati ci hanno dispensato le immagini di anziani in buona salute dediti a piacevoli occupazioni. E’ stato invece trascurato o non sufficientemente proposto l’altro aspetto della tematica, quello della “solidarietà tra generazioni”. Ed era questo l’aspetto da valorizzare maggiormente, mettendo in più esplicita connessione proprio la solidarietà tra generazioni rispetto all’invecchiamento attivo. Cioè si invecchia meglio se ci si dedica a dare una mano ai giovani, in tutti i modi possibili: trasferendo competenze ed esperienze, sostenendo laddove possibile finanziariamente i giovani e le loro imprese. Altro che rottamazione! Queste nostre società (parlo ora delle europee, ma il discorso si può allargare) si salvano solo con un’alleanza tra generazioni. Certo, occorre essere chiari: l’alleanza comporta un equilibrio di poteri tra generazioni, e quindi in questa fase un forte riequilibrio, che passa anche attraverso lo scalzare da importanti posti di potere in tutti gli ambiti della vita sociale (le istituzioni, le imprese, le università, le chiese, i partiti, etc.) di quegli anziani che li occupano con meno titoli e capacità dei più giovani. Per fare un esempio, certo riduttivo: può essere buono che un professore resti all’università oltre i sessantacinque/settanta e più anni, se serve per il bene degli studenti e della cultura, ma i ruoli di questi anziani devono essere esclusivamente “di servizio”, escludendosi pertanto le cariche di potere che richiedono adeguate energie e naturale apertura al cambiamento. E gli esempi potrebbero facilmente ricercarsi in altri settori della società.
E’ un argomento da riprendere, anche nella ricerca di soluzioni concrete ai problemi economici del nostro paese, pensando sopratutto al lavoro per i giovani in tutte le possibili estrinsecazioni: lavoro subordinato, lavoro professionale, lavoro d’impresa.
Ci piace chiudere riportando un’intervista al sindaco di Cagliari Massimo Zedda, di alcuni mesi fa, il quale con molta chiarezza, nell’ultima risposta, attribuisce un ruolo essenziale all’alleanza tra generazioni per il presente e per il nostro futuro:
http://www.youtube.com/watch?v=NLrUQSmhpys&feature=related. Fa piacere che lo pensi e lo dica un sindaco, che è anche un giovane!
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