Oggi domenica 1 marzo 2015

aladinewsGli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: Alla ricerca della storia perduta.
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sardegna statistiche logo sard(La Nuova Sardegna 1 marzo 2015) Il direttore di architettura di Alghero Cecchini: «Pigliaru mi ha deluso
ho deciso di dimettermi»

di Andrea Massidda
SASSARI Venerdì sera ha annunciato sul suo profilo Facebook un imminente sciopero della fame, poi ha staccato il telefonino sino al primo pomeriggio di ieri. «Avevo esami, per questo ho spento il cellulare. Anzi, a dire il vero l’ho fatto anche per evitare che la rabbia mi facesse straparlare. Ora però sono di nuovo zen», spiega Arnaldo Cecchini, direttore del dipartimento di Architettura di Alghero. Sarà, ma visto che il medico gli ha impedito di digiunare e che quindi lo sciopero è saltato, durante quella fase sonno/lavoro/meditazione ha maturato l’idea di dimettersi dal suo incarico. Al centro della scelta, «irrevocabile e già formalizzata con una lettera al rettore Massimo Carpinelli», la delusione per come sono andate le cose in consiglio regionale due giorni fa, quando l’assemblea di via Roma ha approvato l’emendamento che stanzia 300mila euro al presidio accademico catalano. Un premio una tantum per i risultati eccellenti ottenuti in questi anni, come il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha voluto evidenziare nel testo del provvedimento. Cosa che – per quanto sembri paradossale – ha fatto cascare le braccia a Cecchini, il quale si aspettava un atto in grado di garantire al dipartimento una serenità economica duratura. «In realtà – spiega lui stesso – con i miei studenti avevamo fatto una richiesta molto precisa: quella di trasformare Architettura di Alghero in una sede decentrata capace di avere una continuità di finanziamenti propri. E invece, sotto forma di riconoscimento per meriti, non abbiamo ricevuto soldi aggiuntivi, ma sottratti di fatto alla dotazione già prevista per l’ateneo di Sassari. Insomma, una vera beffa». Cecchini dice che non tornerà sui suoi passi. E questo nonostante Pigliaru abbia cercato invano di parlarci. «Sì – ammette il direttore -, in effetti quando ho riacceso il telefono ho visto la sua chiamata e gli ho risposto con un messaggio: se deciderà di venire qui da noi a spiegare agli studenti e ai docenti il perché di quell’aggiunta all’emendamento posso assicurargli che sarà accolto con grande cordialità e magari riuscirà anche a convincerci di aver fatto la cosa giusta. Però io ritornerò comunque a fare il ricercatore. Ho meditato a lungo e devo ribadire che non è giusto e saggio che io continui a dirigere questo dipartimento. Del resto, se l’assemblea degli eletti dai sardi ha deciso che non ritiene di dover considerare importante e utile per la nostra terra che ci sia una sede universitaria ad Alghero, io non posso che adeguarmi alla volontà dei rappresentanti del popolo sovrano». Parole cariche di amarezza che appaiono ancora più chiare nel commento successivo. «Sono lieto che il consiglio regionale riconosca gli ottimi risultati che abbiamo ottenuto ad Alghero, ma non sono lieto che non riconosca la nostra specificità di sede decentrata. Non sono lieto che il merito e l’eccellenza non siano premiati con risorse aggiuntive, ma ritagliate sulla quota dell’università di Sassari, poi non sono lieto che il finanziamento non sia previsto per il triennio. E non sono lieto che l’eccellente 2014 non sia stato finanziato neanche con un centesimo». Finito? Macché. Per quanto in versione zen, Cecchini è un fiume in piena. Al punto che prova a dare una sua spiegazione al destino del dipartimento algherese. «Nessuno lo vuole dire apertamente – si sfoga -, ma tutti sanno che nel giro di pochi anni ci sarà una sostanziale unificazione dei due atenei sardi. È un lucido, insensato disegno che alcuni ambienti politico-culturali perseguono da tempo: Sassari conserverà verosimilmente soltanto Medicina, Agraria e Veterinaria, il resto sarà concentrato nel capoluogo regionale. Peccato che in questa logica di spartizione che va bene a tante persone ci sia una realtà come la nostra considerata inaffidabile perché fuori da tutti i giochi, da tutte le famiglie, da tutte le appartenenze. Così – conclude il direttore di Architettura – si insiste nel considerare la nostra una sede accademica suburbana. Ma Alghero non sta a Sassari come Monserrato sta a Cagliari. E mi dispiace che molti cittadini algheresi non abbiano la percezione di quanto stia accadendo: non li sento ostili, ma nemmeno tanto interessati. E allora io lascio».

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