in giro con la lampada di aladin…

Charlie Indipendent
lampada aladin micromicroCULTURA E RISPETTO PIÙ FORTI DELL’ODIO
di Ferdinando Camon, su La Nuova Sardegna on line.
- DISEGNO DI SANGUE. Tommaso Di Francesco, su il manifesto.
- “Cosa c’è davanti e dietro l’assalto a Charlie Hebdo. Come finirà”. Franco Cardini, su Intelligo .
- Strage Charlie Hebdo, Pennac: “Solo ora capiamo che per le nostre guerre lontane rischiamo di morire qui a casa”.
Dopo la strage e lo shock, lo scrittore riflette sulle cause dell’assalto: “La Francia ha esportato il conflitto in paesi come Mali e Afghanistan, credendo che gli estremisti non avrebbero colpito. C’è un solo rimedio: combattere sempre violenza e intolleranza”. Intervista a cura di Fabio Gambaro su Repubblica.it.
-Samir Amin: «Un atto odioso, ma la colpa è di Francia e Stati uniti».  Giuseppe Acconcia, 8.1.2015 il manifesto

- CULTURA E RISPETTO PIÙ FORTI DELL’ODIO
di FERDINANDO CAMON su La Nuova Sardegna on line di sabato 10 gennaio 2015
Sugli islamici offesi dai disegni blasmefi dei vignettisti francesi le opinioni sono controverse: tra libertà, satira e senso di oltraggio a sentimenti religiosi
Sugli islamici offesi dai disegni blasfemi dei vignettisti francesi le opinioni nel mondo stanno cambiando. “Financial Times”, “New York Times”, “Telegraph”, NBC News” e un’altra dozzina di testate ripetono che la satira dev’essere libera, ma non può oltraggiare i sentimenti religiosi. Concordo. Se un filosofo, per esempio Immanuel Kant, vuol dimostrare che Dio non c’è e scrive la “Critica della Ragion Pura”, io leggo quel libro interrogandomi su ogni parola. E alla fine, consentendo o dissentendo, resto grato all’autore. Ma se uno, per dimostrare che Dio non c’è, gira per le strade bestemmiando come un turco, e a qualcuno dà fastidio e questo qualcuno lo denuncia, io penso che questo qualcuno esercita un diritto e il bestemmiatore no: libertà di parola non significa libertà di bestemmia. Se uno sostiene che Cristo era un uomo, nient’altro, e come tale è morto e non è resuscitato, e aveva tutte le pulsioni dell’uomo, fame sete sonno, e i Vangeli che parlano di lui parlano di un grande uomo che dalla Terra si alza verso il cielo e non di un Dio che dal cielo scende sulla Terra, insomma parla di Cristo restando ateo, come ha fatto Pasolini col film “Il Vangelo secondo Matteo”, io lo ascolto e non lo dimentico e conserverò verso di lui gratitudine. Ma se un regista, per dimostrare che Cristo era soltanto un uomo, lo fa convivere con una puttana che si chiama Maddalena, e inizia il suo film con Maddalena che esercita il suo mestiere in una stanza da letto e riceve i clienti, e nella stessa stanza Cristo la osserva seduto per fare il voyeur, questo regista, anche se si chiama Martin Scorsese, mi disturba e mi ripugna: un conto è narrare una storia sacra da non credente, altro conto è sputare su chi crede. Non ditemi: “Ma tu paghi il biglietto per vedere quelle scene”, perché non è vero: le foto e le scene finiscono sulle copertine dei settimanali, negli spot pubblicitari e ti seguono per le strade. Se un grande regista, come Buñuel, per presentarci uno che recita una preghiera senza fede, ci mostra San Simeone che si gratta la barba perché non la ricorda più, io ammiro regista e attore e scena. Ma se un altro regista, per la stessa ragione, ci mostra Isabelle Huppert che recita “Ave Maria, piena di m…”, provo ripugnanza, e penso che quel regista sostituisce con la bestemmia la mancanza d’ispirazione. Gli islamici credono che il Corano sia Dio, credono cioè nel “Dio incartato”: la peggior tortura che gli americani gl’infliggevano a Guantanamo era buttare per terra il Corano e pisciarci sopra. Era una tortura, fuori dalla legge. Ma i vignettisti parigini disegnano sulla copertina una raffica di mitra che trapassa il Corano e colpisce il petto di un imam che esclama: “Il Corano non ferma le pallottole, è una merda”. Quella copertina parla dalle edicole a tutti i parigini, islamici compresi. Che dunque sono sotto tortura. Moravia diceva: “Chi ragiona così è un fobico, e un fobico non può governare la società”. È vero. Chi crede in qualcosa di sacro e non vuole che sia violato, è un fobico. Ma chi lo vìola per professione e per divertimento è un sadico, può un sadico governare la società? Siamo tutti malati di storia e d’ideologia, non possiamo cercare una convivenza? Noi non sentiamo la sacralità di Maometto: è un nostro diritto. Ma ci sono popoli che la sentono: è un loro diritto. Se io visito una moschea, non prego Allah ma mi levo le scarpe. Ciò detto, una cultura deve portare l’uomo a rispettare gli altri, se lo porta ad offenderli è sbagliata. E una religione deve portare l’uomo ad amare gli altri, se lo porta a ucciderli è sbagliata.
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Disegno di sangue

Tommaso Di Francesco, il manifesto, 7.1.2015

Ripreso da Democraziaoggi: proseguiamo la riflessione sulla mattanza di Parigi con questo editoriale de Il Manifesto.

Non solo libertà di stampa. Un crimine che non si può non definire fascista. I disastri dell’Occidente, con la Francia in prima linea dalla Libia al Mali e alla Siria, e i jihadisti di ritorno. Troppe le zone d’ombra
Scri­ve­vamo di «cru­deltà cre­scenti» con­clu­dendo il 2014 e non vole­vamo certo essere con­fer­mati nel giu­di­zio, invece ecco che da Parigi si annun­cia un 2015 altret­tanto feroce e di sangue.
La strage ter­ro­ri­sta nella sede di Char­lie Hebdo, pro­prio durante la riu­nione di reda­zione, ci feri­sce. L’uccisione a san­gue freddo di un agente ferito, l’esecuzione di tanti gior­na­li­sti, del diret­tore Char­bon­nier (Charb) e di altri tre tra i più grandi vignet­ti­sti euro­pei, Cabu, Tignous e Wolin­ski ci lascia sgo­menti. Pen­sare che qual­cuno, nel nome di Mao­metto, abbia voluto ucci­dere lo “sgua­iato” George Wolin­ski, forse tra i più grandi sati­rici del mondo e che fa sicu­ra­mente parte della nostra for­ma­zione imma­gi­na­ria dal ‘68, ci fa sol­tanto pian­gere. E ci riduce quasi al silen­zio. Pur restando con­vinti che riu­sci­remo a testi­mo­niare que­sto avve­ni­mento che non ha eguali, non con il solo sen­ti­mento di sco­ra­mento che rischia di scon­fi­nare nella reto­rica, né con la tra­di­zio­nale fred­dezza che usiamo per spie­gare il feno­meno del ter­ro­ri­smo di matrice islamista-integralista.No, sta­volta non esi­tiamo a defi­nire que­sto orrore come fasci­smo puro. Già lo Stato isla­mico al potere in Siria e in Iraq mani­fe­sta que­sta ten­denza cru­dele punendo fisi­ca­mente o ucci­dendo in modo bar­baro ogni diverso, ogni essere umano che per i pro­pri com­por­ta­menti per­so­nali con­trad­dice le regole di quelli che si sono auto­pro­cla­mati i nuovi testi­moni del pro­feta. È un insop­por­ta­bile attacco non solo alla libertà di stampa e ai diritti occi­den­tali — spesso vili­pesi anche dai nostri governi — ma tout court al diritto di vivere. Un cri­mine quello di Parigi che intanto sem­bra fatto appo­sta per ali­men­tare il pro­ta­go­ni­smo della destra nazio­na­li­sta del Front Natio­nal, il clima isla­mo­fo­bico già latente in tutta Europa e ormai più che evi­dente in Germania.Siamo però altret­tanto con­vinti che non sarà una piog­gia di reto­rica a illu­mi­nare la scena del cri­mine che è stato com­messo ieri per le strade di Parigi. Per il quale chia­mano erro­nea­mente in causa «cel­lule dor­mienti» o «lupi soli­tari» risve­gliati in Fran­cia (e in Europa) dall’imam inte­gra­li­sta di turno che parla dal lon­tano Medio Oriente in guerra, come per altri atten­tati recenti in Fran­cia e in Gran Bre­ta­gna. Al con­tra­rio oltre che di un attacco pre­me­di­tato, si è trat­tato di un’azione “pro­fes­sio­nale” e fredda e “in per­fetto par­lare fran­cese”, per­ché non è facile spa­rare con armi auto­ma­ti­che e tan­to­meno è facile ucci­dere con lo stile dell’esecuzione mirata dando ordini nella lin­gua d’appartenenza. O è mano­va­lanza mala­vi­tosa oppure, più cre­di­bil­mente, ci tro­viamo di fronte a mili­ziani che tor­nano dal fronte, cioè al tour ope­ra­tor ter­ro­ri­sta della guerra in Siria e in Iraq. È stato Obama solo un mese fa a dichia­rare che tra le fila del Calif­fato mili­tano almeno 15mila occi­den­tali, tanti gli ame­ri­cani e altret­tanti quelli europei.
Se non si ha il corag­gio di fare luce su que­sta zona d’ombra di con­ni­venze cri­mi­nali, non se ne viene fuori. Quei mili­tanti isla­mi­sti occi­den­tali, nel rifiuto com­pleto dei valori occi­den­tali, sono andati com­bat­tere ingros­sando le fila dello Stato isla­mico, pro­prio nel periodo in cui molti paesi euro­pei del fronte degli «Amici della Siria» si accor­ge­vano che le armi, la logi­stica e l’addestramento da loro orga­niz­zati per desta­bi­liz­zare il regime di Assad, erano finiti indi­scri­mi­na­ta­mente a tutta l’opposizione armata siriana, vale a dire anche alle frange più radi­cali come Al Nusra affi­liata ad Al Qaeda.

Insomma, se non si viene a capo del disa­stro che ha visto la Fran­cia in prima fila, prima con­tro la Libia di Ghed­dafi (ora a Derna e a Ben­gasi — la stessa che vide nel 2006 la rivolta con­tro la pro­vo­ca­zione della t-shirt del mini­stro leghi­sta Cal­de­roli — c’è l’Emirato isla­mico e le due città sono il san­tua­rio politico-militare del Calif­fato); poi con l’intervento in Mali con­tro gli inte­gra­li­sti che si erano armati, come quelli siriani, gra­zie alla crisi libica; per con­ti­nuare a inter­ve­nire dal Ciad in Libia con­tro gli stessi isla­mi­sti che Parigi aveva aiu­tato ad andare al governo a Tri­poli; e ancora con­ti­nuare a soste­nere l’armamento e l’addestramento dei com­bat­tenti anti-Assad, e intanto fare trat­tati mili­tari con le petro­mo­nar­chie come l’Arabia sau­dita impe­gnata con­tro le pro­te­ste demo­cra­ti­che degli sciiti in Barhein e alla fine, dopo averlo inco­rag­giato, con­tro il dila­gare dell’Isis in Iraq.

Non è satira pur­troppo, è quello che è acca­duto in que­sti tre anni e mezzo. A quasi quat­tor­dici anni dall’11 set­tem­bre 2001, il ter­ro­ri­smo di ritorno è il meno che ci possa acca­dere se non si sbro­glia la matassa di que­sta schi­zo­fre­nia occidentale.
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Franco Cardini: “Cosa c’è davanti e dietro l’assalto a Charlie Hebdo. Come finirà”
- Su Intelligo
Dalla Parigi colpita al cuore dove si trova per lavoro, Franco Cardini, storico, analizza con Intelligonews cosa c’è davanti e dietro l’assalto a Charlie Hebdo. Con una lettura singolare…
Lei crede alla teoria del complotto? La Rete sembra scettica anche considerando le modalità con cui si sono mossi gli attentatori, dalla carta di identità lasciata in auto, alla Citroen che pare non sia quella giusta, alla scarpa persa e raccolta per strada.

«L’azione è stata compiuta da due persone che hanno avuto un addestramento di qualche tipo perché arrivare ad ammazzare a sangue freddo una decina di persone non è cosa di cui sono capaci tutti; serve comunque un’attrezzatura mentale e tecnica di tipo militare. Ciò premesso, tutti a botta calda devono tirare fuori cose acute e intelligenti per farsi notare, a detrimento dell’attenzione che invece andrebbe posta rispetto alla situazione, perché in questi casi è necessario studiare e invece tutti vogliono parlare. Teoria del complotto? Gruppo spontaneo? Direi che ci sono elementi che fanno pensare all’azione di un gruppetto, magari i soli due fratelli franco-algerini con l’ appoggio di qualche basista. Si dice sono fanatici: ma che vuol dire? Ci può essere un’organizzazione di tipo jhiadista, pare che uno dei due vi fosse legato ma non è sicuro; d’altra parte c’è chi pensa che dietro ci sia il Califfo dell’Isis: tutto è possibile; del resto la teoria del complotto si riassume in questo: c’è un disegno dietro? Forse ce lo diranno i prossimi giorni, ma non è detto, in fondo non abbiamo capito ancora se c’era un disegno nell’attacco dell’11 settembre ma nel frattempo tutti hanno scritto e speculato su ipotesi e letture ».

Sì, la ma sua idea qual è?

«La mia idea è che questo sia uno dei tanti gruppi che agiscono dentro la logica dello jihadismo che è un’ideologia che ha una lontana origine religiosa e che in realtà, è un’ideologia di tipo politico. Da questo punto di vista colpire Charlie Hebdo, significa colpire un bersaglio ‘eccellente’ per fare presa, sì ma su chi? ».

Lei cosa risponde?

«Io non sono d’accordo con la grande maggioranza di chi dice che questi hanno sferrato un attacco all’Occidente, alla libertà di stampa: la libertà di stampa lasciamola fare, è un’altra questione… C’è un attacco ai valori occidentali, ma mi domando: i valori occidentali erano quelli rappresentati da Charlie Hebdo? Qui in Francia conosco tante persone che oggi indossano la maglietta con la scritta ‘Je suis Charlie Hebdo’ ma fino a ieri accusavano il settimanale satirico di essere antisemita, contro la religione cattolica. A Parigi, in Place de la Republique ieri c’è stata una bellissima manifestazione con le persone che mostravano una penna simbolo della libertà di stampa e oggi la televisione francese parla della necessità di arrivare a forme di silenzio per facilitare le indagini: ma allora dove è la libertà di stampa per la quale tutti sono scesi in piazza?».

E proprio stamani le autorità francesi hanno invitato la stampa a non riprendere le immagini dei Raid nello stabile dove si sono asserragliati i due terroristi.

«Ha ragione la polizia, ma allora chi manifestava o era uno sciocco oppure è stata presa in giro. Voglio dire che la realtà è più complessa di quanto si pensi. Ciò che mi sento di poter dire è che i due fratelli franco-algerini sono jihadisti convinti anche se sapere di cosa siano convinti è difficile; sono però convinti del loro militare per un Islam ‘duro e puro’. Il punto è: questo Islam ‘duro e puro ‘ contro chi sta facendo la guerra? Contro il cosiddetto Occidente? Contro la libertà di stampa? No, io credo che la guerra sia nei confronti di altri gruppi islamici per accaparrarsi il più possibile le simpatie degli estremisti a danno di altri gruppi, per dimostrare come fa il Califfo Al Baghdadi quando fa tagliare le teste in pubblico, che è il detentore dell’Islam sunnita vero e che tutti gli altri musulmani sono tiepidi, traditori, alleati degli occidentali che sono crsitiani. C’è una guerra in corso – lo sostengo io sul Mattino e lo dice Eco sul Corsera – ma bisogna capire fra chi. Noi siamo coinvolti, ma la guerra fondamentale è all’interno del mondo musulmano dove si stanno agitando forze fondamentalista che tra di loro si fanno concorrenza per dimostrare a una parte di musulmani, non certo la migliore, che loro sono i veri difensori della fede. Da questo punto di vista l’attacco a Charlie Hebdo rappresentava l’azione perfetta: da anni il settimanale era nel mirino di questi gruppi come rivista che non rispetta il Profeta. Ci sono musulmani serissimi, moderatissimi, filo-occidentali, democratici – e io ne conosco tanti – che dicono: sì, però quelli di Charlie Hebdo devono capire che se per loro è un valore assoluto la libertà di dire ciò che vogliono, noi non siamo d’accordo. E allora, in un mondo che, in generale, non simpatizza per le cose che faceva Charlie Hebdo, c’è una minoranza infima ma che politicamente può essere qualificata e pericolosa, che ritiene che quelle vignette vadano colpite, non tanto in sé e per sé, bensì per insegnare ai musulmani dove sta la verità e quali sono le forze che rivelano la verità. C’è una guerra dentro l’Islam; sciiti contro sunniti, musulmani favorevoli allo Stato-nazione e chi pensa che i Paesi islamici vanno modernizzati ma tenendo presente l’eredità della Sharia e oggi alcuni di questi Paesi sono grandi potenze mondiali. Come facciamo a non renderci conto che quando parliamo di Islam pericoloso, noi siamo alleati con alcune forze musulmano che sono politicamente e culturalmente tra le più retrive, come ad esempio gli Emirati del Golfo dove andiamo in vacanza o a fare affari e dove le donne non possono guidare la macchina, solo per fare un esempio».

C’è chi sostiene che sia in atto uno scontro tra illuminismo degenerato in libertarismo e un Islam che è una religione a vocazione egemonica. Qual è la sua valutazione?

«Anche il Cristianesimo è una religione a vocazione egemonica; d’altra parte col tempo, la storia dell’Europa e dell’Occidente ha generato forme di convivenza non sempre pacifica, non sempre perfetta tra chi è fautore di una visione illuministica o libertaria della libertà e chi è fautore di una visione in base alla quale la libertà va regolata. Ci sono tanti modi di concepire la libertà, quello concepito da Russeau o Voltaire e quello concepito dal San Tommaso d’Aquino: Charlie Hebdo è più vicini ai primi, io al secondo ma non per questo faccio le crociate. Noi dimentichiamo, autoassolvendoci, di aver per secoli sfruttato e sottomesso i paesi musulmani alla nostra politica coloniale che non era proprio una logica di libertà ma con la nostra idea di libertà noi ci crediamo i puri, i buoni e tutti gli altri i cattivi. Mi pare una lettura affrettata e semplicistica».

Ci sono proiezioni che ipotizzano nel 2050 un’Europa a maggioranza musulmana. E’ uno scenario credibile?

«I musulmani nel mondo sono un miliardo e mezzo mentre i cristiani sono due miliardi, quindi non è vero che oggi siamo minoranza. Secondo aspetto: i cristiani abitano la parte privilegiata del mondo che ha in mano i destini economici, finanziari e tecnologici dell’umanità; se usiamo male queste leve con politiche sbagliate, la responsabilità è solo nostra . In Occidente l’Islam è una minoranza e se fa proseliti lo fa all’interno dei ceti sottoproletari. Io sono cattolico e quando la domenica mi alzo presto per andare a messa, magari vedo il mio vicino di casa che sogghigna per la mia iniziativa, ma per strada non ho mai incontrato capannelli armati di musulmani che mi impediscono di entrare in chiesa, mentre ho incontrato occidentali che volevano negare ai musulmani il diritto a costruire una moschea, anche nella mia Toscana. Nel 2050 ci sarà una maggioranza musulmana? Ma sulla base di quale computo? Forse quello delle statistiche? Ma la realtà è molto diversa e ha dinamiche che non rispondono alle statistiche bensì alle condizioni di vita delle persone».

Insomma, vedremo sventolare la bandiera nera dell’Isis sulla Cupola di San Pietro?

«Il cancelliere di Hitler, uomo più colto, intelligente e dotato da tutti i punti di vista del Califfo Al Baghdadi, non pensava minimamente a issare la bandiera nazista sulla Cupola di San Pietro ma aveva buone motivi di credere che se i nazisti avessero vinto, avrebbero messo al passo le Chiese cristiane, a cominciare da quella cattolica. La realtà è che Hitler non ce l’ha fatta pur avendo corazzate e essendo a un passo dall’avere l’atomica. Il Califfo può pensare ciò che vuole; anche mia zia Rosina può pensare di diventare imperatrice ma dubito che sia il Califfo che mia zia Rosina ce la faranno».
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Strage Charlie Hebdo, Pennac: “Solo ora capiamo che per le nostre guerre lontane rischiamo di morire qui a casa”

Dopo la strage e lo shock, lo scrittore riflette sulle cause dell’assalto:”La Francia ha esportato il conflitto in paesi come Mali e Afghanistan, credendo che gli estremisti non avrebbero colpito. C’è un solo rimedio: combattere sempre violenza e intolleranza”

di FABIO GAMBARO
09 gennaio 2015 su Repubblica.it

Strage Charlie Hebdo, Pennac: “Solo ora capiamo che per le nostre guerre lontane rischiamo di morire qui a casa”
Daniel Pennac
PARIGI – “SONO tristissimo. Conoscevo bene Tignous e Bernard Maris. E poco tempo fa avevo cenato con Charb e Cabu. Mi era anche capitato d’incontrare Wolinski. Di fronte alla loro morte sono senza parole”. Appena avuta la notizia dell’attacco a Charlie Hebdo, l’altra sera Daniel Pennac si è recato alla manifestazione sulla Place de la Republique, dove insieme a migliaia di altre persone ha protestato contro la barbarie di un odio ingiustificabile.

“Erano persone coraggiose, capaci di continuare a fare il loro lavoro nonostante le molte minacce ricevute. Ma al di là delle qualità professionali erano persone adorabili, lontanissime da ogni violenza e aggressività. Grazie al loro entusiasmo, Charlie Hebdo ha sempre rappresentato la forza e il piacere di un’assoluta libertà di pensiero, che certo poteva scioccare chi preferisce trincerarsi dietro certezze incrollabili. I terroristi hanno voluto assassinare la loro libertà”.

Gli assalitori gridavano “abbiamo ammazzato Charlie”. Ci sono riusciti per davvero?
“Assolutamente no. Charlie Hebdo continuerà a vivere. Io, come molti altri, farò di tutto per aiutarli. Troveremo il modo di far sopravvivere lo spirito libero e irriverente del giornale, scrivendo, disegnando, abbonandosi, aiutando finanziariamente la redazione. L’ironia e l’autoironia sono sempre necessarie: un’anima senza ironia diventa un inferno “.

A chi parla dei limiti della satira, cosa risponde?
“È tutta la vita che ne sento parlare. Chi invoca questo tipo di limiti in realtà vuole solo imporre i propri limiti agli altri. I cattolici, i musulmani, i tradizionalisti, ciascuno vuole far prevalere le proprie regole. Ma ciò non ha senso. Solo una convinzione ottusa e prigioniera di certezze ideologiche e religiose può sentire il bisogno d’imporre un limite all’ironia. Gli unici limiti concepibili sono quelli che l’umorista, l’artista si pone da solo. Io so che ci sono ambiti su cui non scriverò mai, ma questo lo decido io. Nessuno potrà mai impormi gli argomenti su cui scrivere o meno”.

La situazione, però, è diventata da guerra.
“La Francia è in guerra, solo che finora il campo di battaglia era geograficamente lontano, in Mali, in Afghanistan. Quindi ci siamo illusi che gli estremisti contro cui stavamo combattendo non avrebbe mai potuto colpirci. Oggi sappiamo che non è vero. E temo che in futuro assisteremo ad altri attacchi di questo tipo”.

Come spiega la radicalizzazione di certi giovani che imboccano la strada del terrorismo?
“È il risultato di molti fattori, tra cui il capitalismo odierno che fa la guerra ai poveri e non alla povertà. In questo modo marginalizza una parte della popolazione che si sente esclusa e isolata dalla società. Se a ciò si aggiungono le discriminazioni subite, si comprende come certe persone possano progressivamente radicalizzarsi al punto da odiare la società in cui vivono. Spesso manipolati, costoro diventando disponibili alla violenza e alla follia del terrorismo”.

Per la società francese, quali saranno le conseguenze di quanto è accaduto?
“Purtroppo le vittime simboliche di questa strage sono innanzitutto i musulmani di Francia che si ritrovano presi tra due fuochi. Da un lato, ci sono gli assassini che pretendono di parlare in loro nome. Dall’altra, un’opinione pubblica che chiede loro di dimostrare continuamente di essere diversi e lontani dagli assassini. Per i musulmani è una situazione molto difficile. Se i terroristi incarnano una malattia mortale, a modo suo anche l’estrema destra è una malattia mortale, sebbene di un altro tipo. Ma possiamo produrre degli anticorpi”.

Come fare?
“Non dobbiamo cedere alla paura degli altri. Non cedere al terrore è il migliore degli anticorpi”.

La cultura può contribuire?
“Mi piacerebbe rispondere di sì, ma purtroppo l’esperienza del passato c’insegna che non è vero. La cultura non ha mai evitato le catastrofi. La Germania aveva la cultura più avanzata, ma questa non ha potuto evitare la Shoah. La cultura può alimentare le coscienze, non può disarmare gli assassini. Il che naturalmente non significa che non si debba continuare a battersi e a lottare contro tutte le forme d’intolleranza e di violenza”.

La Repubblica.it
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Samir Amin: «Un atto odioso, ma la colpa è di Francia e Stati uniti»
—  Giuseppe Acconcia, 8.1.2015 il manifesto
Intervista. Gli errori occidentali e i danni neo-liberisti: Saddam Hussein e Gheddafi sapevano contenere la deriva islamista, ma sono stati abbattuti. In Libia Parigi e Washington hanno sbagliato tutto

Abbiamo rag­giunto al tele­fono a Parigi Samir Amin, filo­sofo ed eco­no­mi­sta, diret­tore del Forum del Terzo mondo, con sede a Dakar, per com­men­tare l’attacco alla reda­zione di Char­lie Hebdo.

Per­ché i ter­ro­ri­sti hanno col­pito così duro al cuore dell’Europa?
È una con­se­guenza diretta della poli­tica occi­den­tale in Libia. In par­ti­co­lare il Sud del paese è diven­tato una base di approv­vi­gio­na­mento gigan­te­sca. Quella regione è stata stra­te­gica per la Fran­cia, senza di essa l’esercito fran­cese non sarebbe potuto inter­ve­nire in Sahel. Dirò di più. Credo anche che la tem­pi­stica degli attac­chi abbia una rela­zione con l’avanzata dell’esercito fran­cese dal Ciad dei giorni scorsi. I jiha­di­sti hanno voluto riaf­fer­mare che il Sud della Libia deve rima­nere la loro base e una terra di nes­suno. Ovvia­mente tutto que­sto è poi con­se­guenza diretta degli attac­chi della Nato con­tro il colon­nello Muam­mar Ghed­dafi del 2011.

Chi è quindi il vero respon­sa­bile di que­ste azioni. È forse il caso di met­tere in discus­sione la poli­tica occi­den­tale in Medio oriente?
Si tratta di un odioso atto di ter­ro­ri­smo di sedi­centi isla­mi­sti che hanno una com­pren­sione del tutto par­ti­co­lare dell’Islam e della reli­gione. Ma la respon­sa­bi­lità di que­sti atten­tati è di Fran­cia e Stati uniti. Le potenze occi­den­tali con­ti­nuano a soste­nere Ara­bia Sau­dita, Qatar e paesi del Golfo. Con­sen­tono tutto a que­sti paesi, che danno un appog­gio gigan­te­sco al ter­ro­ri­smo. Per essere più chiari, le potenze occi­den­tali con­si­de­rano l’alleanza con i paesi del Golfo un fon­da­mento della poli­tica neo-liberale. Il secondo errore occi­den­tale è di aver com­bat­tuto gli auto­crati che hanno cer­cato di porre un freno all’Islam poli­tico, da Sad­dam Hus­sein a Muam­mar Ghed­dafi. Per esem­pio in Iraq Sad­dam Hus­sein seb­bene riu­scisse ad assi­cu­rare la coe­si­stenza tra sciiti e sun­niti è stato bru­tal­mente depo­sto. E Ghed­dafi aveva chia­ra­mente con­te­nuto le derive isla­mi­ste in Libia.

Ci sono delle respon­sa­bi­lità spe­ci­fi­che della Fran­cia?
La Fran­cia ha una respon­sa­bi­lità in più: aver soste­nuto gli isla­mi­sti in Alge­ria, pre­sen­tan­doli come vit­time della dit­ta­tura dell’esercito. Una parte di que­sti isla­mi­sti si è rifu­giata in Ara­bia Sau­dita ma anche in Europa: in Gran Bre­ta­gna ancor più che in Francia.

Per­ché le potenze occi­den­tali hanno inte­resse a con­ti­nuare a fomen­tare il ter­ro­ri­smo inter­na­zio­nale?
Il solo obiet­tivo delle potenze occi­den­tali è por­tare avanti la loro poli­tica neo-liberale. Per que­sto, per loro, il mondo si divide in due: i paesi che appog­giano incon­di­zio­na­ta­mente il neo-liberismo sono i soli amici dell’Occidente, anche se si tratta di odiosi isla­mi­sti; i paesi recal­ci­tranti sono invece nemici della dit­ta­tura del capi­tale inter­na­zio­nale. In altre parole, le potenze occi­den­tali hanno un solo cri­te­rio: il libe­ri­smo asso­luto. A chi lo sostiene gli si per­dona tutto. E la demo­cra­zia non ha niente a che vedere con questo.

Alcuni degli atten­ta­tori avreb­bero fatto rife­ri­mento ad Al Qaeda in Yemen durante gli attac­chi.
Non mi stu­pi­sce, in Yemen per anni gli isla­mi­sti sono stati soste­nuti dagli Stati uniti in fun­zione anti-comunista, insieme all’Arabia Sau­dita. In quel caso la bat­ta­glia era con­tro il “peri­colo” nazio­nal popo­lare dell’ex Yemen del Sud.

È plau­si­bile poi che si tratti di jiha­di­sti con pas­sa­porti euro­pei, come spiega que­sto feno­meno?
Le potenze occi­den­tali hanno tol­le­rato che cit­ta­dini euro­pei par­tis­sero per la Siria per com­bat­tere Bashar al-Assad. Que­sto mec­ca­ni­smo è stato soste­nuto dalla Tur­chia e dagli altri governi occi­den­tali. Ma biso­gna stare attenti a non cadere nell’islamofobia. La mag­gio­ranza schiac­ciante degli immi­grati che vivono in Fran­cia, cre­denti e non, non sono per nulla fana­tici dell’Islam rea­zio­na­rio. Invece non è da sot­to­va­lu­tare che siano coin­volti molti atei e con­ver­titi in que­sti movi­menti radi­cali. Gli atten­ta­tori, come al solito, sono ben pre­pa­rati. Lo stesso avvenne con i Tali­ban in Afgha­ni­stan che erano stati adde­strati dalla Cia in Paki­stan. E così que­sti “jiha­di­sti euro­pei” non sono ama­to­riali, pro­ba­bil­mente si sono for­mati in Siria e in Iraq. Per que­sto sono stati estre­ma­mente efficaci.

Per­ché è stata scelta pro­prio la stampa come obiet­tivo?
Gli atten­ta­tori hanno scelto un obiet­tivo “intel­li­gente”. Il loro scopo è di dif­fon­dere ter­rore nei media. L’obiettivo, in ultima ana­lisi, è quello di costrin­gere l’Occidente a rinun­ciare alla lai­cità e alla libertà di espressione.

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