non possiamo stare fermi

“Allah Akbar” (Allah è grande) – In nome di Allah si massacrano dodici persone a Parigi. Si spara in faccia a una ragazzina che chiede il diritto all’istruzione per le ragazze, si uccidono i volontari che portano aiuti e vaccini per i bambini, giornalisti che tentano di documentare quanto accade. Quale può essere la risposta al fanatismo integralista e all’ignoranza. Una guerra senza esclusione di colpi, una guerra pacifica senza l’impiego di armi e bombe. Una guerra culturale, che spieghi l’incongruenza dell’idea che chi non è mussulmano è un infedele da eliminare, che le donne possono guidare l’auto e scoprire il viso ed il corpo liberamente, svolgere compiti e mansioni di natura politica e sociale senza limitazioni, che i ragazzi e, soprattutto le ragazze hanno diritto all’istruzione. Una guerra lunga e difficile. Cominciamo con l’istruire i mussulmani presenti in occidente per far loro comprendere che la diversità (anche religiosa) è un valore positivo, che il confronto ed il dialogo non sono vietati dal Corano, che studiare e superare i pregiudizi non è una colpa. Una guerra per la quale ha un senso lottare anche sacrificando la propria vita. (v.t.)
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Il mondo musulmano non può più essere percepito come “fonte di ansia, pericolo, morte e distruzione per il resto dell’umanità”. E le guide religiose dell’islam devono “uscire da loro stesse” e favorire una “rivoluzione religiosa” per sradicare il fanatismo e rimpiazzarlo con una “visione più illuminata del mondo”. Se non lo faranno, si assumeranno “davanti a Dio” la responsabilità per aver portato la comunità musulmana su cammini di rovina. (Abdel Fattah El Sissi, presidente della repubblica egiziana, discorso tenuto tenuto all’inizio del nuovo anno davanti a studiosi e leader religiosi dell’università Al Azhar del Cairo -considerato il principale centro teologico dell’islam sunnita- riuniti insieme ai responsabili del ministero per gli affari religiosi, il 3 gennaio 2015)
Nicolò Migheli micro (n.M.)
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Replique republicaine. Decine di migliaia di persone, di orientamenti laici e religiosi diversi, musulmani compresi, sono scesi pacificamente in piazza, ieri notte, in Francia, contro il terrorismo islamista e contro la strumentalizzazione fascista e razzista. (a.d.)
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Dopo i giorni del dolore per la strage di Parigi, ci sarà tanto da riflettere.
Come mai immigrati di seconda o terza generazione diventano terroristi all’interno di paesi dove sono nati? Perché il radicalismo violento trova lì terreno fertile? Bisogna interrogarsi a lungo sulle politiche interne di integrazione sociale di molti paesi occidentali, evitando facili semplificazioni di matrice religiosa. Bisognerà rivedere totalmente anche la politica estera ed il rapporto con i paesi islamici, dove l’Europa deve necessariamente avere una posizione univoca ed indipendente: decisa sì, dura dove necessario, evitando assolutamente il muro contro muro fra civiltá, ma lavorando sui paesi moderati, per fare terra bruciata intorno a qualsiasi forma di terrore organizzato.
Infine un’amarissima constatazione: ciò che è accaduto oggi avrà purtroppo delle conseguenze in tutto l’occidente, in termini di autocensura: parlo di satira, di giornalismo, di letteratura. Non vorrei che la 13^ vittima di oggi possa essere la libertà di espressione.
(gianf. fancello)

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