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Sandro Roggio su La Nuova Sardegna, 16 dicembre 2014
NUCLEARE. L’ISOLA DEVE PROTEGGERSI
Si saprà a gennaio se la Sardegna è idonea ad accogliere i 90mila mc di rifiuti radioattivi made in Italy – dicono i responsabili della selezione. Difficile prevedere le reazioni alle contropartite, alle promesse di occupazione e investimenti generati dal mostro nella regione che se lo prenderà
La Regione ha protestato contro servitù e nucleare e pure contro le leggi che negano l’autonomia, ora deve invocare la specialità del suo paesaggio
Si saprà a gennaio se la Sardegna è idonea ad accogliere i 90mila mc di rifiuti radioattivi made in Italy – dicono i responsabili della selezione per ubicare il deposito. Difficile prevedere le reazioni alle contropartite, alle promesse di occupazione e investimenti generati dal mostro nella regione che se lo prenderà. Una ragion di Stato condivisa – potrebbe essere lo slogan per minimizzare un nuovo sfregio al territorio sardo -, per un’altra inaccettabile violenza alla “Terra madre”, come la chiama Carlo Petrini. La natura oltraggiata, impedita – in grandi parti dell’isola – a mostrarsi con il suo volto protettivo, fiaccata nel ruolo come la “Madre dell’ucciso” di Francesco Ciusa. Basta guardarsi attorno per capire che occorre proteggere i luoghi fantastici che hanno resistito nonostante tutto. Altro che nucleare. Lo hanno detto i manifestanti contro la ragion di Stato degli allenamenti per la guerra di cui i sardi si fanno carico – pericoli per la salute compresi – a Capo Frasca, Quirra, Teulada, ecc. 220 kmq, il 60% delle basi italiane sono sarde. Ma non inizia e non finisce qui la storia di manomissioni subite. Nel solco del disegno di sfruttamento di questa o quella periferia tenuta in uno stato di arretratezza e dipendenza dal centro, “dai bisogni del centro che le impone la sua legge” – notava Braudel. Dall’isola innocente sono stati portati via beni preziosi senza investirci nulla, e chi ci ha investito qualcosa non ha lasciato, in genere, buoni ricordi. Si pensi al patrimonio boschivo diventato legna o carbone da bruciare in Continente, energia gratis che ha contribuito tra Otto e Novecento allo sviluppo di regioni più fortunate e gelose dei loro alberi. O al via libera alle industrie meno compatibili con i suoi caratteri, quando nell’interesse nazionale e dell’Autonomia regionale – sarebbe stato meglio risparmiarla dall’oltraggio dell’inquinamento, dono di imprenditori inaffidabili sovvenzionati da noi. Nel Sulcis e nel golfo dell’Asinara i casi eclatanti della disfatta con molte propaggini. Oggi 450mila ettari di territorio sono contaminati e la disoccupazione moltiplica la rabbia per lo spreco irrimediabile di risorse. Le potenzialità di agricoltura e pastorizia sottovalutate, credo per la difficoltà a centralizzare la spesa a beneficio di cricche. Bendisposte a finanziare le imprese da cui – come dicono a Roma chissà da quanto tempo- “ce famo un sacco de sordi”. Diamo un’occhiata alla storia e alle comunità locali allarmate dai veleni sparsi e per rinnovati programmi di speculazione sulla bassa densità di popolazione. Battaglie simulate con bombe vere, termodinamico, eolico, cardi giganti, e ajò trivelle, tutto in assenza di una visione più che di un piano energetico. Nessuno può dirsi al sicuro quando entra in azione il partito sardo del sì, del signorsì che “coniugare sviluppo e ambiente” si può senza limiti: dal ciclo edilizio a sfinimento, sino alle conseguenze estreme dell’uranio nel sangue, del piombo nel vino, del benzene in aria e in mare, dei canali murati, fino al ridicolo e all’orrore nella costa di Sorso, l’albergo reversibile, discarica tossica nella bassa stagione, con discredito della comunità che ha scommesso su un litorale tra i più integri. L’abisso dell’esaurimento di ogni scampolo di incanto e di biodiversità è a due passi. Per questo è bene fermare l’applicazione di leggi pensate per realizzare spiccioli di Pil e chissenefrega dei luoghi belli. La Regione ha protestato contro le servitù e il nucleare in casa, e pure contro le leggi che negano l’Autonomia, come “Sblocca-Italia”. Potrà difenderla l’isola, invocando la specialità del suo paesaggio – questo sì d’interesse transnazionale – senza contraddirsi. Il governo Pigliaru, nello sfondo il principio di sussidiarietà, ha aperto il confronto sul disegno di legge della giunta, il piano-casa forever che non persuade. Specie perché attribuisce direttamente ai proprietari di immobili la facoltà di intervenire, anche in contrasto con i piani comunali e quindi con impatto casuale, direi imponderabile su una miriade di territori dei quali il legislatore regionale non può sapere granché, come lo Stato non sa nulla dell’effetto delle trivellazioni ad Arborea o chissà dove nell’isola.

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