La comunicazione dei poveri
La comunicazione dei poveri
di Raffaele Deidda *
Negli USA un aneddoto ha per protagonista Charles Saatchi, fondatore nel 1970 col fratello Maurice dell’agenzia pubblicitaria Saatchi & Saatchi, tra le più importanti al mondo. Charles, attraversando il Central Park, lasciava ogni giorno una moneta ad un cieco che chiedeva l’elemosina. Una mattina, anziché lasciare la moneta, scrisse qualcosa nel cartello al collo del mendicante. Alla sera, tornando a casa, domandò al cieco come fosse andata la giornata. Questi rispose che mai gli era capitato di ricevere tante monete e chiese di leggergli cosa avesse scritto nel cartello. “Sono cieco ed oggi incomincia la primavera“ lesse Charles Saatchi.
L’aneddoto si presta ad una lettura semplice e complessa nello stesso tempo. Per il cieco le monete avevano un ruolo prioritario, erano la fonte del suo sostentamento. Per i passanti solo spiccioli. L’intervento del pubblicitario, con la frase “e oggi comincia la primavera” aveva prodotto sensibili cambiamenti positivi. Il valore della cecità, prima quasi indifferente per i passanti, era stato modificato. Era intervenuta la solidarietà e la compassione ed erano cresciute esponenzialmente le monete. Per la gente l’aspetto più importante era diventato la cecità nella sua drammatica fatalità, con l’aver evidenziato nel cartello l’inizio della primavera e i colori che il cieco non avrebbe mai potuto vedere. I passanti vedevano quindi un cieco, non uno dei tanti mendicanti.
Saatchi & Saatchi è ancora una delle più grandi agenzie di pubblicità del mondo ma l’aneddoto può essere considerato cosa d’altri tempi e la sua comunicazione obsoleta. Soprattutto in Italia, dove quella istituzionale viaggia in Twitter. Il premier Renzi ha messo all’opera specialisti della creazione di messaggi che diffondono “geniali” hashtag tra gli utenti dei social network. Con l’obiettivo di trasformare i siti web istituzionali in un’interfaccia tra governo e cittadini. Funziona? Sembra aver funzionato all’inizio. Adesso manifesta non poche debolezze, essendo sotto il 50% la fiducia dei cittadini italiani in Renzi.
Gli italiani sono poveri ma non ciechi e nei confronti del “pubblicitario” Renzi cominciano a coltivare l’idea che non bastino slides colorate a modificare la condizione di povertà ormai strutturale. Sta venendo meno l’acquiescenza dei poveri nei confronti dei ricchi? Certamente. Gli italiani non hanno più riferimenti né militanze, visto che le forze politiche di sinistra che nel passato mobilitavano i poveri contro la povertà, sono le stesse che oggi sostengono le ragioni dei ricchi mimetizzandole con le espressioni “Comunità di destino”, per illudere ancora i poveri.
I poveri pensano che i loro rappresentanti siano passati armi e bagagli dalla parte dei ricchi che li hanno accolti come dei parvenu garantendogli privilegi e benefici capaci di salvaguardarli dalle sconfessioni dei poveri. Renzi ha infatti affermato: “C’è qualcuno che vuole spaccare l’Italia e strumentalizzare la sofferenza del mondo del lavoro”, mentre arriva dal governo l’impulso ad aizzare precari e disoccupati contro i sempre meno numerosi lavoratori che hanno la fortuna (non più il diritto) di un lavoro stabile.
Che fare, quindi? Mobilitare i poveri più di quanto siano stati capaci i sindacati, comunque più attenti alle esigenze degli occupati che ai drammi dei disoccupati? E’ poco praticabile l’ipotesi di dar vita ad un nuovo partito della sinistra o ad una nuova coalizione politica, stante il livello di litigiosità e di divisione che i partiti hanno messo in campo prima e durante il Pd. E’ necessario ripartire dai fondamentali: lavoro, ambiente, casa, scuola, sanità, pensioni. Che vanno perseguiti con forza come valori irrinunciabili.
Se non sarà la politica a farsene carico, e in primo luogo le componenti di una sinistra vera, sarà compito dei cittadini e delle loro associazioni essere i comunicatori e le parti legittimate a rappresentare i poveri. Rivendicando per essi, negoziando e conquistando condizioni di vita più eque e dignitose.
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