Gli anni della Sir: l’ultimo intervento pubblico di Riccardo Lai. La fatica della reciprocità nella solidarietà
Sassari 29/30 Novembre 2014
Dai movimenti degli anni settanta alla Sardegna di oggi.
Ricordando Riccardo Lai
Gli anni della Sir: l’ultimo intervento pubblico di Riccardo Lai (Maggio 1982)
Dobbiamo alla cortesia dello storico Sandro Ruju la pubblicazione di quello che, probabilmente, è stato l’ultimo intervento pubblico di Riccardo Lai prima della sua scomparsa . Durante il convegno svoltosi a Sassari il 29 e il 30 Novembre l’intervento di Riccardo è stato più volte citato da S. Ruju nella sua relazione: “ I movimenti di contestazione in Sardegna. La fabbrica come alleato ed i rapporti con il Movimento operaio”
L’intervento di Riccardo è stato svolto nel mese di Maggio del 1982 in occasione del Convegno organizzato dall’Ufficio studi della CGIL di Sassari dal titolo “Gli anni della Sir – Lotte operaie alla petrolchimica di Portotorres del 1962 al 1982” i cui atti sono stati pubblicati a cura Sandro Ruju con prefazione di Vittorio Rieser. (v.t.)
La fatica della reciprocità nella solidarietà, Intervento di Riccardo Lai (militante del movimento degli studenti)
L’iniziativa di questa sera è molto importante, anche perché come diceva Sandro Ruju, c’è un tentativo storico di ricostruzione di vicende che molti di noi, molti di voi hanno vissuto con grande intensità e che probabilmente hanno segnato non solo in quelle mattine in cui si partecipava allo sciopero , ma hanno segnato anche come scelta di campo, come scelta di vita. Quindi penso sia anche importante l’ausilio dei documentari questa sera e io a partire dall’ausilio dei documentari voglio porre un elemento di riflessione all’assemblea, ai compagni che stasera hanno svolto le relazioni.
C’è sempre un dato inquietante che emerge da queste manifestazioni: un po’ è stato detto in questi giorni, ma voglio approfondire la riflessione sul rapporto dei lavoratori della città di Sassari. Il rapporto tra i lavoratori e la città è stato inesistente; o meglio, vi è stato un elemento psicologico che ha influito tantissimo, in negativo, nella incapacità di costruire un blocco sociale che, intorno alla SIR, facesse leva per suscitare il problema dello sviluppo. In pratica l’elemento psicologico, quello dell’individuare nei lavoratori della SIR “i privilegiati” ha influito a tal punto che per anni, al di là dei momenti di solidarietà che si registravano allorquando i lavoratori cittadini avevano delle proprie vertenze, in realtà non si riusciva ad andare; vi era odio, vi era un atteggiamento di netta contrapposizione. Questo atteggiamento, diciamo, ha influito tanto che, quando nel ’77-’78 si tentava, con le vertenze nei Comprensori, con le vertenze nelle zone, di costruire piattaforme unitarie, al di là di una richiesta di solidarietà, di aiuto che qualche volta era anche una richiesta di aiuto materiale nella partecipazione ai blocchi stradali, nel portare le cibarie ai lavoratori della GE.CO. in piazza d’ Italia o nella richiesta di quattrini, in realtà non si è mai riusciti ad andare. Ora mi chiedo se questo elemento, che ha creato una grossissima lacerazione, effettivamente non sia dovuto anche al fatto che il movimento sindacale e i partiti della sinistra hanno usato un concetto di egemonia operaia molto distorto, intendendo l’egemonia operaia come capacità della classe operaia di avere, semplicemente, alleati; di avere esclusivamente alleati da poter utilizzare in varie occasioni, ma che non creassero in realtà un blocco. Ecco, perché creare un blocco, perché è importante che si creasse un rapporto tra classe operaia e altri soggetti sociali? E quali erano i tentativi che venivano fatti in quel periodo? I tentativi venivano fatti, sopratutto, mi ricordo come Lega dei disoccupati, dall’ FLM con cui si avevano continui scambi. Il tentativo era questo, in pratica, di istituire un rapporto che tenesse conto degli obiettivi, delle esigenze degli uni e degli altri. In questo convegno si è parlato pochissimo della qualità della vita, insomma, quando l’operaio rivendica una diversa collocazione all’interno del processo produttivo, evidentemente sta dicendo che non solo vuole una fabbrica che funzioni meglio, che non solo ha bisogno di maggiore democrazia, che ha bisogno di contare di più, ma sostanzialmente ha bisogno anche di una qualità della vita che faccia in modo di unire il tempo di lavoro e il tempo di non lavoro. Ecco, evidentemente questi problemi hanno creato degli squilibri notevoli e allora all’intervento puttanesco di chi mi ha preceduto è da ribadire che, semplicemente, gli studenti sono stati a Sassari l’unica categoria sociale che costantemente si è mobilitata a fianco della classe operaia. Sfido chiunque a dirmi qual’è stata con altrettanto impegno la categoria e la classe sociale che ha manifestato il proprio apporto …(interruzioni).
Come? I bancari? Forse! In realtà non è che bisogna istituire odi di categoria, perché anche fra i bancari ci sono state avanguardie coraggiose che hanno condotto delle lotte. Purtroppo qui abbiamo sentito la retroguardia dei bancari, della categoria. Comunque il problema è questo: effettivamente c’è stato un uso distorto del concetto di egemonia da parte della Sinistra e del Movimento sindacale, sia allora come oggi. In epoca di crisi si può utilizzare il problema della SIR, il problema della disoccupazione in Sardegna, nella nostra zona, per istituire delle piattaforme zonali di sviluppo che permettano di coinvolgere anche altri strati sociali, perché è vero questo che oggi il problema della disoccupazione riguarda tutti, ma è altrettanto vero che chi è in fabbrica in Sardegna in qualche modo continua a essere privilegiato, anche se le ultime certezze dei più stupidi dei chimici, insomma, vacillano continuamente … se si può usare questa espressione …
Ecco, il problema, semplicemente, è questo e vorrei su ciò una risposta dai relatori: in che modo è possibile tentare di costruire oggi qualcosa di diverso per la nostra zona, per il territorio, che però vada al di là della fabbrica e non richieda semplicemente solidarietà a singoli episodi di lotta.
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