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Ha da passà ‘a nuttata
24 Novembre 2014
Un tempo nell’Università si trovava il meglio dell’intellettualità critica, un vero antidoto alle nefandezze della politica e al degrado culturale. Oggi, basta vedere l’attuale esecutivo regionale per rendersi conto, che dagli atenei viene un supporto al potere nelle diverse forme in cui si manifesta. Non più, l’intellettualità della cattedra, un contrapeso vigile del potere, ma sostegno ad esso, quando non direttamente impegnata nell suo esercizio, almeno sul piano formale. Il potere sostanziale sta sempre altrove, e loro ne sono non disinteressati servitori.
La stessa subalternità è ravvisabile nelle sconsiderate esternazioni di un docente di Sociologia economica dellìUniversità cagliaritana per un commento “volgare e sessista” su Sardegna blogger. Voleva dire, il prof., che l’inconsistenza al potere è un disastro sociale, ma lo ha detto in modo così inaccettabile da celare la sostanza del problema, e lo ha detto riferendolo solo alle donne, così da essere sessista. Nel mirino Alessandra Moretti, eurodeputata del Pd, che c’informa puntualmente delle sue depilazioni, come mezzo per meglio rappresentare chi vota PD. Dichiarazioni che fanno il paio con quelle di una tal consigliera del PD dell’Emilia Romagna, che nega di aver acquistato un vibratore al sexy shop coi soldi del gruppo consiliare: non quello strumento, ma altri piccoli oggetti, precisa a sua discolpa!
Ma torniamo al nostro prof. I contenuti dell’articolo rischiano ora di costargli un provvedimento disciplinare. Il rettore Giovanni Melis ha già manifestato disapprovazione: “Interverrà il comitato etico”. Come si vede, le dichiarazioni inaccettabili del prof. non solo finiscono per nascondere il problema dell’inconsistenza politica del gruppo dirigente renziano, ma fanno fare bella figura anche alle alte sfere dell’Ateneo cagliaritano, impegnato, insieme a quello turritano, in uno dei più deboli esecutivi regionali che la storia dell’automia ricordi, tanto da creare disagio e imbarazzo nei prof. rimasti fedeli alla loro funzione autonoma e critica di uomini di studio e di scienza. E così l’improvvido sociologo in un sol colpo nasconde due cose su cui invece sarebbe necessariala riflessione: la convergenza su Renzi di inconsistenze politiche e culturali.
Forse questa vicenda meglio di altre evidenzia il disastro indotto dal berlusconismo e la profondità della sua penetrazione non solo a livello politico, tanto da aver fagocitato il PD, ma anche su quello culturale e perfino nei centri di ricerca, che dovrebbero invece costituirne l’antidoto più sicuro. Il risultato del disastro? Gli italiani ormai si sono privati e si autoprivano del diritto di voto. Quel 37% di votanti nella regione un tempo più rossa d’occidente ne è un segno tragico, insieme a quel 40% in Calabria. Ha da passà ‘a nuttata.
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