con la lampada di aladin su disagio urbano e periferie…
- Deriva delle periferie urbane e responsabilità della politica. “(…) Che fare? Interventi pubblici volti a risanare le periferie, partendo dai bisogni primari delle persone (casa, lavoro e istruzione) e interloquendo con loro”. Antonietta Mazzette su SardegnaSoprattutto e su La Nuova Sardegna.
- Approfondimenti sul disagio nelle periferie urbane.
————————
Violenza a Roma e Milano
Deriva delle periferie urbane
e responsabilità della politica
di Antonietta Mazzette, su La Nuova Sardegna 21 novembre 2014
Negli ultimi anni è stato abbandonato lo strumento della pianificazione che significa visione del futuro e regole condivise
La violenza che si sta diffondendo nelle periferie urbane, a partire da Milano e Roma, ha cause e protagonisti sociali diversi, ma è l’esito sia di una disattenzione della politica italiana degli ultimi quarant’anni verso le condizioni di vita dei cittadini, sia di scelte orientate verso strategie di marketing volte a rendere le città competitive in termini di attrazione e di consumo. Strategie che hanno riguardato le parti delle città più appetibili sul mercato, a partire da quelle pregiate sotto il profilo storico-architettonico. Le politiche di marketing per loro natura sono indifferenti alle condizioni di vita delle persone (e perciò al loro disagio). In quest’ottica le periferie, soprattutto quelle per così dire di nuova generazione, hanno subito i cambiamenti delle funzioni produttive urbane, ma senza godere dei benefici derivanti dalle politiche di rigenerazione. E se le aree attraenti dal punto di vista economico sono entrate in un processo di riconversione perché oggetto di interesse pubblico e privato, quelle che non avevano le qualità urbanistiche, spesso sorte illegalmente, sono diventate sempre più terra di nessuno. O meglio, sono diventate luoghi conflittuali dove è inevitabile, in assenza di governo, che prevalga la logica del più forte nell’esercizio del controllo del territorio. La violenza connessa alle condizioni sociali difficili, immediatamente richiama il problema della sicurezza urbana e riconduce alla Tolleranza Zero dell’allora sindaco Giuliani, applicata pedissequamente anche nelle nostre città. Ma se in America del Nord ha portato come conseguenza, non tanto quella di intervenire sulle cause della violenza e del degrado, quanto alla diffusione di esplicite forme di privatizzazione, per cui i residenti proprietari della loro abitazione pagano le tasse ai privati in cambio di pulizia, allontanamento delle persone sgradevoli, controllo e sicurezza. In Italia siamo ben lontani da questi fenomeni di privatizzazione, sia come cultura che come pratica politica, ciò non toglie però che l’aver ignorato le condizioni materiali dei cittadini abbia portato un numero crescente di persone ad essere più esposte al degrado e alla violenza, oltre che al controllo del territorio da parte della criminalità organizzata. In altre parole, il non aver governato i processi di espansione e di inurbamento di nuove popolazioni, ha portato ad accentuare quei fenomeni di città duale, così come sono stati descritti da Manuel Castells, e che più recentemente ha portato Bernardo Sechi nei suoi ultimi sforzi intellettuali a dedicare attenzione alla città dei ricchi e a quella dei poveri. Uno degli effetti di questa assenza di governo, o se si vuole, di cattiva politica, è stato che gli interessi comuni che costituivano la base del legame sociale di una comunità urbana sono stati smantellati, in campo è rimasta in forma esasperata la necessità di difendere gli interessi individuali: l’esasperazione è tanto più grande quanto più si è fragili e marginali. Tutto ciò è accaduto anche perché si è abbandonato lo strumento della pianificazione (che significa visione del futuro e regole condivise), mentre sono state adottate pratiche politiche suscettibili di modifiche a seconda degli interessi particolari in campo. È questo il disastro urbano che abbiamo oggi di fronte, e i segni di violenza – sia che si tratti di occupazione abusiva e di espulsione violenta degli abitanti regolari dalle case ALER di Milano, sia che si tratti di assalto al centro di accoglienza di Tor Sapienza a Roma – sono i manifesti avvisi di un degrado umano e sociale diffuso, grazie per l’appunto a decenni di cattiva politica e di sguardi rivolti altrove. Che fare? Certamente bisogna riportare alla legalità le parti della città coinvolte nei fatti di violenza, ma ciò non può avvenire senza interventi pubblici volti a risanare le periferie, partendo dai bisogni primari delle persone (casa, lavoro e istruzione) e interloquendo con loro.
—————
- Antonietta Mazzette, Ordinario di Sociologia Urbana, Uniss
[…] —————– (1) Da CagliariComuneNews.it del 22 agosto 2012. “(…) In via Flumentepido a febbraio la Giunta aveva destinato quasi 5 milioni al recupero dell’ex complesso scolastico, per edilizia a canone sociale. Il progetto preliminare, approvato su proposta dell’assessore Luisa Anna Marras, prevede la demolizione dell’edificio esistente e la costruzione di due stabili di quattro piani da sedici appartamenti ciascuno, per un massimo di 142 residenti (…)”. (2) Da CagliariComuneNews.it del 22 agosto 2012 “(…) Il progetto presentato alla Regione per via Monsignor Piovella prevede la demolizione dell’edificio della scuola Lussu e la costruzione di tre palazzine di sette piani per un totale di 42 alloggi. Il tentativo è quello di utilizzare 4,3 milioni di euro del bando regionale per interventi di edilizia a “canone sostenibile” (…)”. ————- – Documentazione correlata. Relazione generale al piano urbanistico comunale in adeguamento al P.T.P.. – Badas, Milesi, Sanna, Cagliari: la questione delle abitazioni. ————- – Derive delle periferie urbane e responsabilità della politica. Antonietta Mazzette. […]