Dibattito sul ruolo degli intellettuali. E l’Università?
Piero Marcialis: “L’Università sarda non ha che esili rapporti con la Sardegna, potrebbe abitare altrove”.
Alcune riflessioni perché il dibattito sul ruolo degli intellettuali si misuri concretamente con i problemi di oggi.
Su La Nuova Sardegna di sabato scorso l’economista Andrea Saba sostiene che occorre cercare nuove e diverse strade di sviluppo dell’economia, attraverso modalità empiriche, prima di tutto con la ricognizione di quanto di nuovo sta emergendo nella realtà. La crisi infatti “non è un problema che si risolve a tavolino o nelle aule universitarie: richiede una forma continua di “learning by doing”, cioè di apprendimento dalla esperienza, di cui i governanti, a tutti i livelli, dovrebbero tenere conto per formulare politiche opportune”. Ecco, in tale approccio, che peraltro è quello proprio della ricerca scientifica, ci sembra rinvenire un invito a costruire “nuova teoria” alla base di efficaci nuove politiche economiche. A mio avviso tutto ciò richiede un impegno più consistente e più esplicito degli intellettuali, a partire da quelli pagati dalla collettività per questo compito, parlo pertanto degli universitari. Più volte abbiamo richiesto che l’Università smetta di chiedere aiuti al Paese, cosa evidentemente legittima, ma più importante e urgente è che essa si chieda cosa può fare per il Paese e quindi per la nostra Sardegna. E’ necessario pertanto che l’Università si approcci diversamente ai problemi dello sviluppo, che la smetta con la pratica dell’autoreferenzialità, che scenda dal ridicolo posizionamento della supponenza accademica e che si renda aperta e disponibile. Qualcosa di diverso da quanto oggi succede nei nostri Atenei e in particolare in quello di Cagliari, seppure non si devono sottovalutare i numerosi fermenti innovativi che si agitano al suo interno di cui sono portatori soprattutto giovani ricercatori e che spero determinino presto il rinnovo della governance accademica. In tema: credo che occorra ormai ragionare come Università della Sardegna, senza annullare la storia dei due Atenei sardi, ma sapendo adeguare le Istituzioni alle nuove esigenze della Sardegna. Su queste importanti tematiche (Università e ruolo degli intellettuali per la Sardegna) torneremo presto.
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Per correlazione: “Ma l’università di Cagliari è in Sardegna?”
- Lo Statuto dell’Università di Cagliari
- Lo Statuto dell’Università di Sassari
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Statuto Uniss
Articolo 58 – Relazioni con la Regione Sardegna
1. L’Ateneo è aperto al confronto con la Regione Sardegna allo scopo di inserire l’attività universitaria nei processi di sviluppo operando per il progresso culturale, civile, economico e sociale della Regione e per diffondere nel territorio le conoscenze scientifiche e le esperienze didattiche più avanzate a livello internazionale. Stipula con la Regione un’intesa triennale che consenta di interagire positivamente con le politiche regionali e di indirizzare gli investimenti sugli obiettivi strategici di medio e lungo termine nel campo dell’alta formazione, della ricerca, del trasferimento tecnologico, dell’assistenza, con definizione di meccanismi competitivi e di forme di premialità.
2. L’Ateneo promuove la tutela e la conoscenza dei beni e delle fonti dell’identità locale, con particolare riferimento alle lingue delle minoranze e alla lingua sarda nelle sue articolazioni territoriali, alle risorse naturali, ai beni storici, culturali, ambientali, paesaggistici e architettonici, ai saperi e alle tradizioni locali.
[…] editare, storie che riguardano vicende, tradizioni, cultura, linguaggi, di altri popoli. L’Università sarda non ha che esili rapporti con la Sardegna, potrebbe abitare altrove. Qualche pattuglia impegnata, da “intellettuali organici”, a produrre oggetti propri della […]