Fondi europei: la Sardegna perde 200 milioni del ciclo 2006-2013. Ma per il 2014-2020 potrebbe andare anche peggio.
- Tagli ai fondi Ue, l’isola può perdere 200 milioni di euro . Alfredo Franchini su La Nuova Sardegna.
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Delrio: basta deroghe
Tagli ai fondi Ue, l’isola può perdere 200 milioni di euro
di Alfredo Franchini, La Nuova Sardegna on line, 9 novembre 2014
CAGLIARI Basta deroghe alla spesa dei Fondi europei. Lo ha annunciato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Delrio, in commissione al Senato e i senatori sono impalliditi: la Sardegna rischia di perdere 200 milioni sul fondo Fesr. Nonostante l’annuncio dei tagli, la linea del governo è difensiva: «Non togliamo i fondi al Sud ma a chi non li spende». In realtà lo scippo dei fondi Ue è più ampio: anche i tre miliardi di cofinanziamento per il trienno 2015-2017 della Politica agricola vengono destinati al «bonus assunzioni» all’interno della legge di stabilità. Lo strumento scelto dal governo Renzi è un emendamento con il quale verrà stabilito che i Fondi si potranno riprogrammare se non impegnati. I parlamentari della commissione per le politiche europee hanno mosso due obiezioni: 1) i soldi destinati al Sud finiranno nelle regioni più ricche del Paese; 2) può andare bene reinvestire i fondi della Pac non spesi ma in quel caso le risorse devono restare nel Mezzogiorno. Ci sono già stati casi di disimpegno automatico, in Sicilia, con fondi relativi alla coesione riprogrammati a beneficio di altre regioni che hanno tassi di spesa migliori. Il capitolo della Sardegna è fatto – per ammissione dello stesso Gianluca Cadeddu, direttore della programmazione e autorità di sorveglianza del Por – di difficoltà organizzative e amministrative ma anche di carenze del cofinanziamento. «Esiste un problema di responsabilità», ha detto in commissione al Senato, Luciano Uras, «e poi la definizione di programmi e modalità di spesa che non tengono conto del contesto sociale ed economico, a cominciare dal cofinanziamento i cui contributi dovrebbero arrivare dalle Autonomie locali e dal sistema privato. E’ dimostrato che un cofinanziamento troppo alto non favorisce la spesa perché, con la crisi, le imprese non vi partecipano». L’altro punto debole è la polverizzazione degli interventi su cui è intenzionato a intervenire l’assessore al Bilancio, Raffaele Paci, per concentrare le risorse su pochi progetti. Luciano Uras ritorna sulle responsabilità: «Non c’è dubbio che gran parte della programmazione 2006-2013 ricade nelle responsabilità della giunta Cappellacci ma siamo preoccupati anche per l’attuale Quadro, 2014-2020: la giunta Pigliaru dovrebbe coinvolgere di più i livelli politici e sociali nella programmazione e nel monitoraggio dei fondi comunitari. Bisogna imparare a lavorare insieme». Per Emilio Floris (Forza Italia) si tratta di «rimuovere gli squilibri territoriali e garantire servizi essenziali più efficienti nelle regioni del Mezzogiorno e nelle isole proprio con azioni più incisive per l’utilizzo dei fondi europei, La Sardegna è penalizzata». Ma un po’ tutti i parlamentari eletti nelle regioni del Sud si sono scontrati con Delrio: la frattura delle due parti del Paese non viene sanata con i fondi destinati alla coesione se anche su questi ci saranno tagli per destinare le risorse altrove. Questo, ovviamente, al di là delle responsabilità indubbie che ci sono state nelle amministrazioni locali. Le previsioni di Confindustria danno a fine anno la spesa della Sardegna sul 60% a fronte del 75% richiesto dall’Ue. E quindi un taglio di circa 200 milioni sul Fesr, il fondo che ha come primo scopo quello di vincere gli squilibri territoriali.
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