in giro con la lampada di aladin… Il metano ci da una mano? Come e quando?

lampada aladin micromicro… sul metano in Sardegna.
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8 novembre su L’Unione Sarda on line
Le vie del metano sono infinite
Navi cisterna e rigassificatori come alternativa a un gasdotto – Il trasporto con autobotti e il possibile sfruttamento di giacimenti sardi tra le proposte

Ghiacciato o a temperatura ambiente? Il freezer costruito per conservare il metano a -162 gradi sarebbe grande almeno quanto otto campi di calcio. Ma l’ipotesi di raffreddare il gas naturale per trasportarlo in Sardegna con le navi cisterna e poi toglierlo dal “frigo” prima di utilizzarlo, si aggiunge a quella della costruzione di una rete sarda da collegare con una condotta sottomarina al gasdotto nazionale. E nella partita ancora aperta per abbattere in Sardegna il costo dell’energia non mancano i tifosi dei rigassificatori. Impianti dove il combustibile gassoso, diventato liquido perché compresso seicento volte per essere trasportato più facilmente in grandi quantità, ritorna al suo stato originario.
«La Cgil dice sì». E il segretario regionale della Filctem, Giacomo Migheli, è in buona compagnia. Il consigliere regionale del Pd, Cesare Moriconi, firma un’interpellanza a governatore e assessore regionale all’Industria e rincara la dose: non uno, ma due rigassificatori «da installare nelle aree industriali di Sarroch e Porto Torres per servire i grandi bacini sardi: l’area vasta di Cagliari (450mila abitanti) e quella di Sassari-Alghero (200mila)». In attesa della definizione del nuovo tracciato della “dorsale”, la condotta principale, autostrada a scorrimento veloce del gas destinato poi a finire nelle reti di distribuzione dei 39 bacini.
C’è poi chi ha deciso di bruciare oltre al metano anche le tappe. E la Cooperativa Arborea ha scelto di usare autobotti per rifornire un piccolo serbatoio da 100 metri cubi di combustibile naturale. Destinato ad alimentare una centrale per la produzione combinata di energia, vapore e acqua calda dopo essere stato riportato dallo stato liquido a quello gassoso. Risultato. «Un 10% di risparmio sulla bolletta energetica con un abbattimento del 20% delle emissioni di sostanze tossiche», secondo le stime di Massimo Fermiani, direttore dello stabilimento di Arborea.
L’iniziativa ha grande valore economico e ambientale per la Cooperativa. Ma non per la Sardegna. Perché sarebbero necessari 29mila viaggi all’anno per rifornire imprese e famiglie sarde, ipotizzando l’uso di autobotti di medie dimensioni per trasportare su gomma un miliardo di metri cubi di metano liquido. «Uno scenario improponibile». Simone Atzeni, economista e consulente della Regione, boccia il trasporto gommato elevato a sistema e lo riporta nella giusta dimensione. «L’uso delle autobotti può essere preso in esame in casi eccezionali e per utenze isolate o comunque non raggiungibili, a costi accettabili, con le reti di distribuzione locale».
Sì, perché le vie del gas sono infinite. Ma non sempre immediatamente visibili e condivisibili. Una in particolare. Capace di riscaldare il dibattito sulla scelta migliore per la Sardegna perché «una radiografia del sottosuolo ha accertato la presenza di un potenziale giacimento di gas naturale nella provincia di Oristano stimabile in tre miliardi di metri cubi». Giulio Casula, geologo della Saras, si ferma qui. E lascia a ricerca e mercato dei combustibili gassosi, il compito di misurare la portata dell’attività esplorativa del sottosuolo sardo. Anche perché avere il metano sotto i piedi, e per di più a un tiro di schioppo dall’isola delle mucche di Arborea, non significa necessariamente poterlo e doverlo utilizzare, tutto e subito. «Il problema non è tecnico ma politico». In partenza per il Medio Oriente dove lavora, Alessandro Lanza, esperto cagliaritano di economia energetica e ambientale, non sbarra la strada al gas naturale sardo. «Ma in questo momento la partita è chiusa perché Cooperativa e comunità di Arborea si sentono minacciate». E anche un’eventuale attività di ricerca in una zona ad alta vocazione agro-industriale «deve vedere direttamente coinvolte azienda e abitanti dell’area interessata».
Metano oristanese in lista d’attesa quindi. «Soprattutto perché in questo momento sul mercato italiano c’è già una grande quantità di gas naturale in eccesso». E nell’affermazione di Lanza c’è un suggerimento sin troppo chiaro. «Con un miliardo e mezzo e quattro anni di lavoro è possibile collegare Piombino con Olbia». E la rete italiana con quella sarda.
Stefano Salone
Mauro Madeddu
(2- continua)
08 novembre 2014, su L’Unione Sarda
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Ogni progetto ha sempre punti di forza e di debolezza
- Il commento

Migliore. Nel vocabolario della lingua italiana forse non c’è aggettivo meno indicato per giudicare un progetto. Per rafforzare una proposta. Per giustificare una scelta. Ecco perché la decisione di collegare con un gasdotto sottomarino Toscana e Sardegna può essere la strada giusta, ma non necessariamente la migliore. «È un’opera tecnicamente realizzabile in quattro anni», concordano economisti, ingegneri e politici. Salvo uno scomodo dettaglio: mancano i soldi per finanziare il progetto. Un miliardo e mezzo potrebbe non bastare. Pur sfruttando i fondi europei, nazionali e regionali destinati ai progetti strategici. E la concorrenza della Corsica, interessata almeno quanto la Sardegna al gas naturale, rischia di diventare un problema. Anche se nei prossimi sette anni l’Unione Europea ha stanziato 5 miliardi per opere di questa grandezza.
Eppure il problema non è solo trovare la copertura finanziaria. Ma valutare l’investimento in termini di rapporto costi-benefici, avendo ben presenti le ricadute, positive e negative, di una scelta certamente non facile, sicuramente indispensabile per rianimare il tessuto economico dell’Isola. «Energia per la Sardegna: urgente intervenire», ricorda Confindustria regionale, con una pesante nota in calce. «Alle incertezze sui tempi necessari per l’arrivo del metano e all’opposizione pregiudiziale alla valorizzazione delle fonti del sottosuolo, si sommano i rischi di dismissione di importanti impianti dell’industria energetica sarda».
Messaggio forte e chiaro: per gli imprenditori dell’Isola il tempo delle riflessioni è scaduto e la giunta Pigliaru deve imboccare immediatamente la strada scelta. E senza aver paura di sbagliare. Perché un progetto industriale e gli uomini chiamati a realizzarlo trovano la vera forza nella consapevolezza dei punti deboli dell’opera. Da aggiustare e correggere in corsa. Migliore? Forse no, ma migliorabile. ( st. sa. )
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«Nell’area di Sarroch un terminale di stoccaggio»
- La Cgil individua l’area più adatta per infrastrutture e vocazione industriale

C’è chi lo rifiuta. Chi invece lo invoca. Chi non è “contrario a prescindere, però”. Chi lo vorrebbe e non lo può dire. Ma c’è anche chi presenta un progetto «immediatamente realizzabile con un investimento di 150 milioni a carico di imprese private come l’Eni che, con la regia della Regione e due anni di tempo per la realizzazione, potrebbe dare alla Sardegna il primo rigassificatore».
Giacomo Migheli, segretario regionale della Filctem-Cgil, non ha dubbi: tempi brevi e costo zero per la collettività. Su queste due direttrici passa la proposta per fornire energia a basso costo e con il migliore impatto ambientale anche in Sardegna.
Ma a sei mesi di distanza dall’uscita dal progetto Galsi, «la giunta regionale continua a parlare di studi in corso per verificare quale scenario sia più idoneo per poter “metanizzare” l’Isola». In questa fase di incertezza, «è meglio puntare su un rigassificatore da realizzare in un’area industriale attrezzata, come quella di Sarroch, che ha già infrastrutture e spazi necessari: terminali marittimi, stazioni di stoccaggio, competenze tecniche, vocazione industriale». La realizzazione del rigassificatore «produrrebbe benefici in attesa che la Regione realizzi la “dorsale” perché sarebbe collegato con una condotta (la “pipeline”) all’area di Macchiareddu e alla centrale del gas di Cagliari. In questo modo si potrebbe soddisfare subito il fabbisogno energetico di quasi il 50% di famiglie e imprese».
Il progetto «offre nell’immediato anche un altro beneficio: la possibilità di acquistare il metano allo stato liquido comporta il vantaggio di non dipendere esclusivamente da un solo fornitore, come avviene oggi con la Russia, e di poter spuntare un prezzo più basso».
Ma. Mad.
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