Rapporto Svimez: Sud a rischio desertificazione umana e industriale, dove si continua a emigrare. La Sardegna inesorabilmente verso lo spopolamento? Che fare?

Svimez  rapporto_2014Rilancio degli investimenti, una politica industriale nazionale specifica per il Sud, fiscalità di compensazione, Sono alcune delle proposte di policy che la SVIMEZ avanza nel Rapporto 2014 sull’economia del Mezzogiorno presentato ieri 28 ottobre a Roma.
Di fronte all’emergenza sociale con il crollo occupazionale e a quella produttiva, con il rischio di desertificazione industriale, serve una strategia di sviluppo nazionale centrata sul Mezzogiorno con una “logica di sistema” e un’azione strutturale di medio-lungo periodo fondata su quattro drivers di sviluppo tra loro strettamente connessi in un piano di “primo intervento”: rigenerazione urbana, rilancio delle aree interne, creazione di una rete logistica in un’ottica mediterranea, valorizzazione del patrimonio culturale.

I numeri del Rapporto
Un Sud a rischio desertificazione umana e industriale, dove si continua a emigrare (116mila abitanti nel solo 2013), non fare figli (continuano nel 2013 a esserci più morti che nati), impoverirsi (+40% di famiglie povere nell’ultimo anno) perché manca il lavoro (al Sud perso l’80% dei posti di lavoro nazionali tra il primo trimestre del 2013 e del 2014); l’industria continua a soffrire di più (-53% gli investimenti in cinque anni di crisi, -20% gli addetti); i consumi delle famiglie crollano di quasi il 13% in cinque anni; gli occupati arrivano a 5,8 milioni, il valore più basso dal 1977 e la disoccupazione corretta sarebbe del 31,5% invece che il 19,7%.

- Programma della manifestazione del 28 ottobre

Intervento del Direttore Riccardo Padovani – Testo

- Intervento del Direttore Riccardo Padovani – Slides

- Indice del Rapporto

- Linee del Rapporto

- Sintesi del Rapporto

Appendice Statistica al Rapporto SVIMEZ 2014

- Schede regionali

Comunicato stampa
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disperazioneDal Programma Regionale di Sviluppo 2014-2019
Un fenomeno sottovalutato: lo spopolamento
La Sardegna si distingue per il peggiore tasso di fecondità (fertility rate) tra le regioni italiane, e con un trend negativo si colloca negli ultimi anni fra le ultime 8 entro le 465 regioni europee di livello NUTS 2 Eurostat, mentre a sua volta l’Italia è fra gli ultimi 8 Paesi della UE sotto tale aspetto. – segue –
Affinché la popolazione di un paese relativamente sviluppato resti stabile a saldo migratorio costante, il tasso di ricambio dovrebbe essere pari a 2,1, ovvero ogni donna dovrebbe generare almeno 2,1 figli nell’arco della propria vita feconda (con un valore pari a 2 per il ricambio generazionale della coppia e indicativamente 0,1 per bilanciare la mortalità infantile). Il predetto tasso di fecondità (n. medio figli per donna in età feconda fra i 15-49 anni) è pari in
Sardegna a 1,14 secondo Eurostat (2011), mentre il tasso di natalità (n. medio annuo di nascite x 1.000 residenti) è pari a 7,9 e vede la Sardegna quart’ultima regione a livello nazionale (valore Italia: 9,1).
In Europa, viceversa, il tasso medio di fecondità ha registrato un andamento crescente nel decennio dal 2002 al 2011 (da 1,46 a 1,57 secondo Eurostat), con Irlanda, Francia, Inghilterra e Svezia che detengono i valori più alti, poco sopra o poco sotto il valore 2. La futura e per ora inesorabile diminuzione della
popolazione sarda (-110.000 abitanti nei prossimi 20 anni secondo scenari di previsione in ipotesi statistica intermedia) e la scomparsa incombente di decine di comuni sardi, evidenziata da un recente studio nell’ambito del progetto IDMS, rivelano un processo che può essere definito emergenziale rispetto a quanto
accade nel resto d’Italia e d’Europa, e che rappresenta il risultato di una crisi pluri-fattoriale, non semplicemente demografica ma legata a un fenomeno di declino socio-economico dell’isola rispetto alle regioni del centro-nord italiano e dell’Europa nel complesso, che presentano tassi di ricambio demografico
molto meno negativi.
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- Rapporto Svimez, dal sito web di Svimez

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