Agli albori della Scuola Popolare dei Lavoratori di Is Mirrionis
Statu nascenti…
Nell’opera di ricostruzione di quell’esperienza – che auspicabilmente porterà alla scrittura di un libro – cominciamo con la pubblicazione di tre documenti:
- il primo si riferisce alla mozione approvata dall’assemblea dei lavoratori-alunni e degli insegnanti, riunita il 13 ottobre 1971, con la quale si respingeva la decisione del parroco di Sant’Eusebio di revocare la concessione di alcuni locali parrocchiali per la tenuta dei corsi della scuola;
- il secondo, datato 16 ottobre 1971, è un documento sintetico che espone le ragioni dell’iniziativa della Scuola Popolare, probabilmente redatto per lasciare un documento scritto all’arcivescovo di Cagliari, al quale l’assemblea aveva deciso di rivolgersi perché revocasse la decisione del parroco, nonché agli altri eventuali interlocutori istituzionali (come lo fu l’assessore regionale all’Istruzione);
-il terzo si tratta di un comunicato che riporta in sintesi l’esito di due incontri; quello tenutosi il 20 ottobre 1971 con l’Arcivescovo cardinale Baggio, in Episcopio, al quale partecipò una delegazione di “una trentina di operai e insegnanti” e lo stesso parroco don Antonio Porcu; quello tenutosi il 28 ottobre 1971 con l’Assessore alla Pubblica Istruzione della Regione Sarda, Paolo Dettori; all’incontro partecipò una ristretta delegazione formata dai docenti De Murtas, Meloni e Manca.
- Ecco i testi dei documenti.
1) MOZIONE, 13 ottobre 1971
MOZIONE approvata all’unanimità
L’Assemblea degli operai e degli insegnanti della scuola popolare per lavoratori Is Mirrionis, riunita il giorno 13 ottobre 1971, nel salone della chiesa parrocchiale S.Eusebio, in Cagliari;
- considerato che in data odierna il parroco ha dichiarato la non disponibilità dei locali per il tipo di scuola che gli operai e gli studenti intendono portare avanti;
- considerato che tale decisione mette in seria difficoltà il regolare svolgersi delle lezioni;
- considerato che il rifiuto dei locali viene presentato come decisione condivisa dal Cardinale Arcivescovo di Cagliari;
DECIDE
- di riafffermare la validità dell’impostazione data al tipo di scuola che si intende sperimentare, sottolineando il fatto che essa vuole essere una scuola al servizio della classe operaia, gestita democraticamente con gli strumenti che l’Assemblea si è data;
- di incaricare una o più persone perché chiariscano con il parroco i motivi della sua decisione;
- di formare una delegazione (aperta al contributo di tutti gli operai e insegnanti che intendano parteciparvi) che si rechi dal Vescovo per chiarire in che termini sia il rifiuto dei locali, rifiuto fatto conoscere attraverso il parroco;
- di riaffermare la necessità che la scuola sia ubicata nel quartiere;
- di interessare l’opinione pubblica, abitanti dei quartieri – studenti delle scuole – operai delle fabbriche – le forze politiche e sindacali – le amministrazioni locali, perché venga risolto il problema della carenza di strutture e di servizi culturali nei quartieri e si adoperino per un immediato intervento a favore e a sostegno di queste esperienze;
- di continuare nel contempo nella ricerca di locali disponibili, rivolgendosi in primo luogo al provveditore, al direttore didattico, alle amministrazioni comunale, provinciale e regionale
…
Letto, approvato e sottoscritto
Cagliari, 13/10/1971
2) DOCUMENTO, 16 ottobre 1971
Partendo dalle loro reali esigenze quaranta lavoratori del quartiere is mirrionis hanno trovato nella collaborazione di un gruppo di studenti universitari la possibilità pratica di riprendere gli studi per conseguire la licenza media.
Gli operai si sono ritrovati d’accordo nel volere una scuola che non ripetesse gli schemi e gli errori di quella che li aveva di fatto rifiutati, ma che desse loro una seria preparazione culturale e strumenti critici per capire la realtà, per saper giudicare le cose e gli avvenimenti, prendere coscienza degli avvenimenti che accadono nella società, in modo particolare nel quartiere, nella fabbrica, nei luoghi di lavoro.
L’organizzazione della scuola rispetta queste esigenze. Lo studio delle materie scolastiche è organizzato per piccoli gruppi, con momenti generali assembleari in cui viene verificata l’esperienza nel suo svolgersi.
Sono previste inoltre assemblee generali aperte alla popolazione del quartiere sui temi e problemi di interesse comune.
La nostra esperienza è autonoma: cioè chi la porta avanti, assumendosene piena responsabilità, sono gli stessi operai e insegnanti, con gli strumenti di autogestione che si sono dati.
Non si tratta quindi né di una associazione, né di un gruppo parrocchiale, né di un movimento partitico, ma di persone che hanno fatto una scelta chiara e decisa per la classe operaia.
Davanti alle esigenze espresse dagli operai, una delle difficoltà maggiori era costituita dalla carenza dei locali disponibili nel quartiere; d’altra parte occorreva iniziare subito le lezioni per non sprecare il già esiguo tempo a disposizione, considerato il vasto programma (3 anni di scuola media) e il fatto che per gli operai non è possibile studiare se non durante le ore di lezione.
In questo momento gli unici locali disponibili nel quartiere sono quelli della parrocchia S.Eusebio, locali che dalle ore 21 alle ore 23 (orario in cui si riuniscono i lavoratori) non sono impegnati in alcuna attività parrocchiale.
Ecco perché, valutato il fatto che parte di quegli stessi operai avevano iniziato tra l’altro un’esperienza all’interno della parrocchia, ci si è rivolti al parroco per poter usufruire dei locali.
Nel frattempo si era impegnati a cercare altre soluzioni.
La risposta negativa del parroco, chiaramente, rischia di fatto di bloccare questa esperienza.
Sia chiaro che non chiediamo la soluzione del problema dei servizi nel quartiere; si tratta in questo primo momento di compiere un segno di disponibilità che muova per primo da chi ha detto chiaramente, anche in pubblico, di voler venire incontro alle esigenze del mondo operaio.
Il gruppo degli studenti
e degli operai
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3) COMUNICATO riportante esito delegazioni del 20 e del 28 ottobre 1971.
INCONTRO con l’Arcivescovo di Cagliari Sebastiano Baggio
Cagliari, 20/X/’71
In data odierna in una sala dell’Arcivescovado si è tenuto il previsto incontro con l’Arcivescovo di Cagliari card. Sebastiano Baggio, così come deciso nell’Assemblea operai-insegnanti del 13 c.m.Sebastiano Baggio. Erano presenti oltre al Vescovo una trentina di operai e insegnanti e il parroco di S.Eusebio don Antonio Porcu. Il Vescovo, dopo la discussione e la chiarificazione dei rispettivi punti di vista (che restano divergenti nell’impostazione della scuola) ha concesso l’utilizzo dei locali della Parrocchia di S.Eusebio, già adibiti a scuola nella prima settimana di attività. Fermo restando la piena responsabilità di tutti, resta da stabilire in Assemblea quali siano le persone (alcuni operai e alcuni insegnanti) che dovranno rispondere formalmente, davanti al Vescovo e al Parroco, dei locali suddetti. Con l’impegno a mantenere un rapporto di dialogo e cordialità, nella chiarezza delle rispettive posizioni, la riunione si è sciolta alle ore 21.
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INCONTRO con l’Assessore regionale all’Istruzione Paolo Dettori
Cagliari, 28/X/’71
In data odierna, alle ore 9,30, all’Assessorato Istruzione della Regione Sarda si è tenuto un incontro fra alcuni rappresentanti della nostra scuola popolare e l’Assessore regionale alla Pubblica Istruzione Paolo Dettori. All’assessore sono stati consegnati i documenti sull’impostazione della scuola ed è stata presentata l’esperienza che si conduce. I rappresentanti della scuola hanno richiesto un intervento dell’Ente Regione per sostenere spese di materiale didattico e di studio.
L’assessore ha affermato che attualmente non c’è possibilità di erogare finanziamenti alle attività del tipo portato avanti dal nostro gruppo, in quanto la Corte di Conti non ritiene applicabile quanto previsto nel Fondo Sociale del Bilancio Regionale in merito al finanziamento ad attività culturale a favore dei lavoratori. Comunque è intenzione dell’assessore superare gli ostacoli burocratici e concedere un finanziamento alla nostra scuola, dietro produzione di una serie di certificati.
L’assessore ha perciò concluso invitandoci a tornare fra un mese per farci conoscere le decisioni in proposito.
LA DELEGAZIONE
DE MURTAS, MELONI, MANCA
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- Don Lorenzo Milani e la sua Scuola di Barbiana: uno dei più importanti riferimenti della Scuola Popolare dei Lavoratori di Is Mirrionis
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L’incontro
Quella sera la notizia arrivò del tutto inattesa. Ce la portò quasi in diretta Giacomo che era stato convocato poco prima dal parroco don Antonio Porcu: la parrocchia revocava la disponibilità dei locali concessi da circa un mese alla scuola popolare, che da appena una settimana aveva cominciato le lezioni con oltre 40 iscritti. Motivazione? La parrocchia non ne condivideva l’impostazione (troppo a sinistra). Il Vescovo, a detta del parroco, aveva condiviso tale decisione. Che fare? Non ci fu grande discussione sul da farsi: occorreva investire tutti del problema e così la sera stessa si decise di far saltare le lezioni e convocare l’assemblea plenaria. Era mercoledì 13 ottobre 1971. La discussione fu partecipata, accesa, ma del tutto costruttiva. Si mise in dubbio l’effettiva forza del parroco nel sostenere tale decisione. Ci risultava una crescente simpatia dell’iniziativa nel quartiere. Sicuramente avevamo dalla nostra parte il vice parroco, don Gianni Sanna. E poi… possibile che tale decisione fosse avvallata dal Vescovo? In quel momento addiritura un cardinale! Il cardinale Sebastiano Baggio, da meno di tre anni titolare dell’Arcivescovado. De minimis non curat pretor… Oppure – riflettevamo – siamo davvero diventati importanti! Magari si paventa che l’esperienza, che – non dimentichiamolo – aveva tra i suoi riferimenti la scuola popolare di Barbiana, portata avanti da don Lorenzo Milani, morto da alcuni anni, e più che mai al centro di qualsiasi impostazione innovativa e non autoritaria della scuola e dell’educazione in generale, si diffondesse a macchia d’olio, coinvolgendo “pericolosamente” settori progressisti della Chiesa? Ma, anziché fare tante congetture, perché non andare direttamente dal Vescovo? E così appunto si decise. Si incaricò Giacomo di prendere un appuntamento con il Vescovo, per il tramite del parroco, che doveva essere necessariamente coinvolto. Nel contempo si incaricarono i componenti del Coordinamento di scrivere una sintetica memoria sull’impostazione della Scuola, da consegnare al Vescovo. Tutto fu fatto e, successivamente, l’incontro fu fissato mercoledì 20 ottobre alle 20 in Episcopio.
L’incontro con il cardinale.
Fu emozionante e indimenticabile Alle 20 in punto ci trovammo una trentina in piazza Palazzo. Il parroco era già a colloquio col Vescovo. Sapevamo di un certo suo imbarazzo: incontrando uno degli alunni, Avendrace, che frequentava la parrocchia, gli aveva detto: “Ma come? Anche tu, Avendrace, mi sei contro! Pensavo di esserti amico!” Al che Avendrace rispose: “Lo pensavo anch’io. E non mi apettavo certo che ci togliesse i locali, ostacolando la scuola che tanto abbiamo voluto noi lavoratori!”.
Fummo ricevuti in un magnifico salone, ricco di tappeti per terra e di arazzi e quadri alle pareti, sontuosamente arredato con mobili d’epoca. Ci accomodammo intorno a un grande tavolo. Toccò a me illustrare le nostre posizioni, attenendomi rigidamente al documento scritto elaborato alcuni giorni prima, che poi consegnai. Il cardinale ascoltò con interesse, disse che la nostra non era proprio un’iniziativa parrocchiale e che avrebbe dovuto avere il sostegno delle Istituzioni civili più che di quelle ecclesiali. Pur tuttavia non aveva alcuna intenzione di ostacolarla e pertanto invitava il parroco a cercare un compromesso, fermo restando la necessità – ci disse – di individuare precise responsabilità nei dirigenti della Scuola, dei quali il parroco avrebbe rilevato i nominativi (insomma non si fidava di un certo “assemblearismo”, che a dire il vero emergeva da quanto avevamo detto e scritto). Il parroco annuì. Alle 21 la seduta era tolta. Ma il cardinale prima di congedarci volle stringere la mano a tutti, uno per uno. Qualcuno si soffermo’ a baciargli l’anello. In particolare l’alunno Franco Muscas, di professione operaio-orafo, che ebbe modo di “valutare” il pezzo. Disse Franco “era un bellissimo anello, di raffinata fattura con incastonato un pesante rubino rosso, sicuramente molto costoso”. Aggiunse scherzando “Si du podemu aggranciri, ma poi appu pensau chi iaressi succediu unu casinu. E poi, su cardinali si viada trattau beni. Viada istettu mera bravu cun nosusu e po s’iscola nostra”. Non ricordo altri particolari curiosi. Certo è che chiese a ciascuno cosa facesse nella vita. S’interesso’ di tutti, ma in particolare dei mestieri di Franco Muscas (l’orafo) e di Avendrace Putzu (restauratore e lucidatore di mobili), considerato che ambedue nei giorni seguenti si recarono in Episcopio: il primo per restaurare un’antica cornice d’argento; il secondo per restaurare un mobile di pregio. Tutto evidentemente “a gratis”.
Come finì la vicenda è scritto nel documento ufficiale. In verità il parroco propose di darci in comodato d’uso gratuito un locale di proprietà della parrocchia sito in via Is Mirrionis 43/d, proprio vicino all’ex centro sociale, che già avevamo occupato, con la complicità di alcune assistenti sociali dell’ex Isscal (ente della Gescal) che lo detenevano senza effettuarvi significative attività. Insomma il parroco voleva liberarsi della nostra ingombrante presenza in parrocchia. E noi lo assecondammo volentieri, visto che proprio non ci prendevamo. Per completare la storia ricordo che due anni più tardi tentò di cacciarci anche da quei locali. Ma non gli riuscì, nonostante non godessimo più della simpatia del cardinale, trasferito nel febbraio 1973 a Roma a ben più importante incarico. Ma questa è un’altra storia
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