Solidarietà ai lavoratori di Akhela

Vergogna Akhela: “Lavoratori bloccati all’ingresso dalle guardie e licenziati in tronco!”
8 ottobre 2014 alle 21:45, dal blog vitobiolchini.it di Vito Biolchini.
insieme per Akhela- Segue lettera di Francesca, una lavoratrice di Akhela. Approfondimenti sulla pagina fb dei lavoratori di Akhela in lotta per la difesa del posto di lavoro.

akhela blog vito biolchini
Vergogna Akhela: “Lavoratori bloccati all’ingresso dalle guardie e licenziati in tronco!”
8 ottobre 2014 alle 21:45, dal blog vitobiolchini.it di Vito Biolchini.
Vito-Biolchin-occhialiniiMentre al Senato si parla di riforma del lavoro, in Sardegna succedono cose così. Questa lettera è un perfetto spaccato della crisi che sta investendo la nostra regione. Tutta la mia solidarietà ai lavoratori Akhela (e questa era la loro poesia in sardo per difendere il loro posto di lavoro).

***

Ciao Vito,

sono una delle tante dipendenti di Akhela, che si trovano a vivere una situazione drammatica. La storia di Akhela è sconosciuta ai più: azienda di informatica del gruppo Saras, è arrivata ad avere 350 dipendenti e fior di commesse. Il bilancio era in perdita, ma la crescita del fatturato e la qualità dei clienti facevano ben sperare. Nel 2012 veniamo venduti (o forse sarebbe il caso di dire “regalati”) a Solgenia, che in quel momento stava spolpando OIS. Alle nostre forti preoccupazioni ci dissero che la vendita era un bene: Solgenia era una grande azienda e poi alcuni uomini Saras sarebbero rimasti nel consiglio d’amministrazione.

La realtà è stata ben diversa: cacciato l’amministratore delegato che ci aveva portato al successo, i clienti terrorizzati dal nome Solgenia, tanti colleghi fuggiti e a luglio la mazzata dei 49 licenziamenti collettivi sulla sede di Macchiareddu. Non licenziamento dei manager, che rimangono tutti al loro posto, ma di chi ha tirato la carretta per anni.

Abbiamo chiesto il contratto di solidarietà, per salvaguardare l’occupazione e il rilancio di un’azienda fondata sulle persone, ma non abbiamo avuto nessuna apertura perché l’obbiettivo proclamato era di ridurci fino a 90-100 persone. E Saras, che ha costruito la nostra azienda, che ha investito tanto su di noi, che ha persone in consiglio d’amministrazione, è rimasta a guardare avallando (di fatto) tutto ciò!

Ieri la vicenda più assurda. Dopo che 17 colleghi avevano ricevuto la lettera di licenziamento, siamo stati accolti in azienda dalle guardie giurate che spuntavano i nomi di chi poteva entrare e chi non poteva entrare. Quattro nostri dipendenti, davanti a noi attoniti, sono stati bloccati e portati in un gabbiotto dove un legale gli ha notificato il licenziamento in tronco. Sono stati quindi scortati da due guardie giurate (armate) in ufficio perché potessero portare via gli oggetti personali. Colleghi che sono stati in azienda sedici anni, con esperienza, professionalità e responsabilità notevoli sono stati trattati come dei ladri. Questo davanti a tutti noi.

Tu mi chiederai: ma perché mi scrivi? Siete una delle tante aziende in crisi, non fate notizia! Ti scrivo perché mi vergogno di questa classe imprenditoriale che non solo non è minimamente in grado di gestire un’azienda (da noi in due anni non sono stati in grado di fare neanche un piano industriale!), ma ha ormai perso qualsiasi briciolo di etica e di valori con persone che danno tutto se stesse nel proprio lavoro.

Mi vergogno di una classe politica che rimane inerte di fronte a questo macello (Akhela, Meridiana, Sardegna 1 e mille altre aziende), col presidente Pigliaru che sabato ci ha detto che rimaneva fiducioso sulla nostra vertenza (noi con le lettere di licenziamento in mano e lui era fiducioso!!!), un presidente bravissimo a scrivere editoriali, un po’ meno ad affrontare le difficoltà VERE dell’economia. Mi vergogno di un territorio che è sempre pronto a chinarsi al continentale di turno coi risultati che vediamo.

Ma scrivo anche per un altro motivo: perché finché non ti trovi dentro la situazione, finché la leggi sul giornale pensi sempre che a te non succederà perché tu sei un informatico e l’informatica è il lavoro del futuro. Eppoi forse le persone vengono licenziate giustamente.

E invece quando ti capita… allora apri gli occhi. Ecco, io ora sto aprendo gli occhi e vorrei dire ai tuoi lettori: apriamoli tutti, perché se non facciamo qualcosa veramente non so come andrà a finire in questa terra martoriata.

Grazie Vito per la tua solidarietà.

Francesca

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