Come va la Sardegna? Male grazie!

Presentato il rapporto della Banca d’Italia su L’economia della Sardegna 2011. Ecco il testo integrale della pubblicazione.

 

http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/ecore/2012/analisi_s_r/1222_sardegna/1222_sardegna.pdf

La notizia dell’evento su Aladinpensiero news

Ecco il servizio dell’Unione Sarda (20 giugno 2012)

BANKITALIA. Effetti della crisi su imprese e famiglie: in calo export e depositi bancari

La Sardegna arretra: Pil -0,2%

Giù industria e servizi, disoccupati in crescita nel 2012

Non dà segnali di ripresa l’economia sarda. Secondo l’ultimo rapporto di Bankitalia, presentato ieri a Cagliari dal direttore regionale Flavio Danalache, il trend negativo ha caratterizzato tutto il 2011. Tra le poche luci si segnalano la ripresa dell’occupazione (+1,4%) e gli arrivi di turisti stranieri (+4%). Ma le ombre prevalgono: l’export scivola dello 0,6%, il credito alle imprese langue (-1,8%), la spesa delle amministrazioni pubbliche corre (+6%), mentre il Pil regionale arretra (-0,2%).
L’INDUSTRIA In rosso i principali settori produttivi, a cominciare dall’industria: in base ai dati raccolti dalla Banca d’Italia, si è registrata una contrazione dell’attività e degli ordini in oltre il 40% delle imprese. Solo un terzo delle aziende ha indicato un’espansione. Come detto, diminuisce il valore delle esportazioni, con una lieve flessione nel comparto petrolifero compensato dalla moderata crescita degli altri settori. Peggiora anche la situazione nel settore costruzioni: diminuiscono i nuovi edifici, mentre sono in aumento le opere di ristrutturazione.
I SERVIZI Andamento stagnante per il settore dei servizi: colpa della debole domanda di imprese e famiglie. Nel commercio, invece, a soffrire sono soprattutto i piccoli esercenti: un riflesso della contrazione della spesa registrata dal 2007 al 2010. Tendenza che si conferma anche nel turismo, con la flessione di arrivi e presenze: crollano i flussi nazionali (-14%), aumentano (+4%) quelli esteri.
L’OCCUPAZIONE Nel lavoro, tenendo presenti i dati dell’Istat, aumenta dell’1,4% il numero degli occupati. Gli ultimi numeri disponibili, relativi al primo trimestre 2012, indicano comunque un peggioramento della situazione sul mercato del lavoro e una netta crescita del tasso di disoccupazione nell’Isola (stimato al 16%). Ma è la fascia degli under 35 a preoccupare. È infatti in aumento il fenomeno dei “Neet”, i giovani fra i 15 e i 34 anni che non lavorano e non studiano più.
IL CREDITO Intanto, si stringono i cordoni del credito. Nel 2011 i prestiti erogati dalle banche alle imprese sono diminuiti dell’1,8%. La contrazione ha interessato soprattutto le piccole aziende. Discorso analogo per le famiglie: il tasso di crescita dei finanziamenti è passato dal 3,9% del 2010 al 2,5 del 2011: ciò è dipeso dal rallentamento dei mutui. Infine, l’indebitamento dei sardi (il 52% del reddito) è superiore alla media del Mezzogiorno e leggermente inferiore a quella nazionale. Si riducono nell’Isola anche i depositi di famiglie e imprese: i conti correnti si sono contratti del 4%.
Lanfranco Olivieri
L’Unione Sarda 20 giugno 2012
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Il servizio de La Nuova Sardegna 20 giugno 2012
MERCOLEDÌ, 20 GIUGNO 2012, Pagina 2 – Ed_Cagliari
La crisi più lunga, isola a crescita zero
Ma i sardi reagiscono meglio e stanno limitando i debiti
di Alfredo Franchini

CAGLIARI Con la tradizionale misura che contraddistingue il vertice della Banca d’Italia, Flavio Danalache, neo direttore pro-tempore della sede regionale, spiega che la Sardegna «è in sofferenza». Ma è un eufemismo. Il quadro statistico dimostra che l’economia regionale è boccheggiante. Vanno male i diversi comparti e quando stanno a galla, come nel caso dei servizi, il sistema ristagna ma non cresce. La crisi si fa sentire e i problemi che esistevano da tempo, tanto che per molti indicatori la Sardegna è tornata indietro di dieci anni, sono divampati. Dalla relazione elaborata dall’Ufficio studi della Banca d’Italia in Sardegna emerge che la spesa per investimenti da parte del sistema pubblico è stata fortemente ridotta. E quando le statistiche attestano che è aumentata la spesa corrente, in realtà, sono cresciuti solo i pagamenti della sanità. I costi della spesa ospedaliera, calcolati anche in termini pro capite, sono superiore alla media nazionale. In sostanza è venuto meno proprio quel traino dell’economia che c’era stato, ad esempio, negli anni Sessanta da parte dell’amministrazione pubblica. Un ruolo fondamentale: Flavio Danalache, che ha sostituito alla direzione Gioacchino Schembri, afferma che quello dei pagamenti ritardati della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese che vantano crediti è uno dei maggiori problemi. Nell’isola sono stati fatti una serie di accordi tra la Regione e le banche «ma non si riesce a fare il passo conclusivo». La forza del sistema sardo può venire fuori da quella che, a prima vista, è una debolezza: il ruolo strategico delle piccole imprese, spesso a conduzione familiare, con modesto utilizzo di risorse tecnologiche e manageriali. Certo la Banca d’Italia sottolinea che quelle aziende che hanno tenuto bene e sono cresciute si sono aperte, guardando ai processi di internazionalizzazione. Ma in valori assoluti sono poche rispetto alla miriade di imprese piccole, che resistono nonostante le difficoltà del credito, il rapporto sbilanciato con uno Stato che da una parte fa l’esattore implacabile e dall’altro non paga. L’altra speranza viene dalla “consapevolezza” delle famiglie sarde, messa in rilievo nelle considerazioni della Banca d’Italia. Di fronte alla grave crisi di liquidità, i sardi si sono indebitati meno rispetto alla media nazionale: nel 2011 il rapporto tra i debiti finanziari e il reddito è stato pari al 52,5 per cento; con una crescita rispetto agli ultimi dieci anni ma tutto sommato contenuta. E l’indebitamento dei sardi risente in particolare dei mutui: il 18,5% delle famiglie ne aveva uno, con cinque punti percentuali più alti rispetto al resto della nazione. Per questo, a giudizio del vertice regionale della Banca d’Italia, nell’isola spaventa meno il peso delle carte di credito revolving: «Sono solvibili», assicurano. La ricchezza delle famiglie resta consistente, stimata in 173,9 miliardi di euro, suddivisi tra il possesso delle abitazioni (116,5 miliardi) e le attività finanziarie. Il “tesoro” delle famiglie deriva dalle proprietà immobiliari (più dell’82 per cento), rispetto alle attività finanziarie. Nei titoli pubblici italiani è stato investito un miliardo e seicento milioni.Gravissima la condizione dei giovani sardi ma la Banca d’Italia sottolinea un dato particolarmente preoccupante: il trenta per cento dei ragazzi tra i 15 e i 34 anni fa parte della generazione Neet, sono tra coloro che non studiano e non lavorano. Un dato allarmante, (la media nazionale, pur alta, è inferiore di sei punti). E in questo dato è implicita la critica al sistema scolastico e formativo perché sulla probabilità di trovarsi nella condizione di giovane Neet, (Not in education, sployement or training), incide il titolo di studio conseguito. Tra i laureati, quelli provenienti dalle discipline umanistiche e sociali, al contrario di quanto sta accadendo in Germania, locomotiva dello sviluppo europeo, sono maggiormente a rischio. La svolta per l’economia può incominciare dalla scuola.

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