in giro con la lampada di aladin…

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lampadadialadmicromicro- Soltanto l’autogoverno può essere un buon governo.
I sardi devono mandare un segnale forte ai governanti, sia a Cagliari sia a Roma, riaffermando la propria volontà di essere padroni di se stessi
. Mario Medde Pietro Borrotzu Vanni Lobrano (Carta di Zuri) su La Nuova Sardegna.
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-Cagliari, persi 2mila residenti. Una città sempre più vecchia. Su L’Unione Sarda on line.

AUTONOMIA E DIRITTI
Soltanto l’autogoverno può essere un buon governo
I sardi devono mandare un segnale forte ai governanti, sia a Cagliari sia a Roma, riaffermando la propria volontà di essere padroni di se stessi.

Mario Medde Pietro Borrotzu Vanni Lobrano (Carta di Zuri) su La Nuova Sardegna.

Soltanto l’autogoverno può essere buon governo. Soprattutto in una fase tra le più difficili della storia dell’Isola, e che necessita di risposte tempestive e adeguate ai suoi bisogni e specificità, sia sul versante dello sviluppo che del lavoro. Tutta la storia della Sardegna, secolare e recente, conferma il principio democratico, secondo il quale soltanto la partecipazione – ordinata razionalmente e determinante – dei cittadini, alle decisioni che li concernono come popolo, è garanzia del perseguimento del loro interesse socio-economico, in termini sia assoluti sia di equità. I cittadini sardi hanno il diritto e il dovere di partecipare, attraverso il proprio sistema delle autonomie locali, al governo – necessario – della propria Isola e, come popolo unito, al governo di ordinamenti più ampi. Corrispondentemente, il popolo dei cittadini sardi ha il diritto e il dovere irrinunciabili di denunciare/ricusare sia i governi sardi sia i governi italiani ed europei, nei quali la propria partecipazione determinante è esclusa. L’ordinamento odierno della Repubblica italiana (così come quelli passati degli Aragonesi e dei Savoia) continua ad escludere i cittadini sardi dal governo della propria Regione e il popolo sardo dal governo dello Stato. I risultati economici di tali governi sono disastrosi. È per tale constatazione che, da almeno una intera generazione, i cittadini sardi hanno maturato la convinzione della necessità e della urgenza di una propria e nuova Carta costituzionale, la quale può essere intesa – alle giuste condizioni – come Statuto della Autonomia Speciale, da riformare istituendo la costituente del popolo sardo. Ciononostante, il governo regionale sardo, con la legge statutaria approvata nel corso della XIII legislatura (7 marzo 2007), ha tentato di imporre una forma di governo ancora più centralista di quella già in vigore, concentrando ogni e tutto il potere nella presidenza regionale ad esclusione totale dei cittadini, e tale legge statutaria (nonostante la bocciatura referendaria) è restata la unica base di tutta la riflessione riformatrice istituzionale ancora delle legislature XIV e XV (questa ultima da poco iniziata). Corrispondentemente, il governo statale (12-31 marzo 2014) sta procedendo, a passo di corsa, ad una riforma costituzionale ancora più centralista di quella già in vigore: – con la abrogazione delle competenze cosiddette “concorrenti” sono ridotte drasticamente le competenze sulle quali si può esercitare il governo regionale; – con il sedicente “Senato delle Autonomie” (pasticcio logico-costituzionale) è cancellata perfino la prospettiva di uno strumento di partecipazione del popolo sardo alle decisioni dell’ordinamento statale italiano, nel quale esso è inserito. Il popolo dei cittadini sardi deve mandare un segnale forte ai governanti, sia a Cagliari sia a Roma, riaffermando la propria volontà, decisa e incrollabile, di essere padrone di se medesimo. A tale fine è indispensabile un’adeguata iniziativa istituzionale, politica e sociale, ma in primo luogo da parte dell’esecutivo e del Consiglio regionale.
Mario Medde Pietro Borrotzu Vanni Lobrano
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Cagliari, persi 2mila residenti
Una città sempre più vecchia

Nel 2013 registrato un calo di quasi duemila residenti.

Nel 2013 i residenti a Cagliari sono stati 154.564: duemila in meno rispetto all’anno precedente. Riprende dunque l’emorragia di cagliaritani costretti a lasciare il capoluogo sardo dopo un cambio di rotta tra il 2011 e il 2012 con un saldo positivo di 300 residenti. In dieci anni, dal 2003 quando i cagliaritani erano 163.190, il calo ha toccato quasi quota 10mila.Sono aumentati invece gli stranieri residenti: 50 in più rispetto al 2012.

I dati sono stati pubblicati sull’atlante demografico (giunto alla sesta edizione) curato dal Servizio sistemi statistici del Comune di Cagliari, aggiornato al 31 dicembre 2013. In appena un anno dunque Cagliari ha perso l’1,3% di residenti, il 6,6% dal 2002. Un calo che ha toccato tutti i quartieri cagliaritani con due eccezioni: Barracca Manna (con un +1,4% rispetto al 2012) e Is Campus-Is Corrias (+2,5%). Anche questa una conferma della fuga dal centro città verso le periferie.

Non solo meno abitanti ma anche adulti: 79mila residenti hanno tra i 30 e i 64 anni, 39mila sono over 65. Appena 16mila i giovani tra i 19 e i 29 anni mentre 20mila sono i cittadini con meno di 18 anni. L’età media a Cagliari in un anno sale così dai 47,4 anni ai 47,7. Fonsarda e Cep i quartieri più vecchi con più di 51 anni di età media. Is Campus-Is Corrias, Barracca Manna e il Borgo Sant’Elia sono i rioni più giovani.

L’Unione Sarda on line, Mercoledì 30 luglio 2014 12:15

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