In giro con la lampada di aladin…
- I veri perché della stagnazione. La ripresa stenta a decollare. Paolo Savona su L’Unione Sarda.
- Regione: sindaci, imprenditori e sindacalisti insieme per abolire le leggi inutili. Aperto il tavolo azzera burocrazia. Su La Nuova Sardegna
29 luglio 2014
I veri perché della stagnazione
- La ripresa stenta a decollare
Paolo Savona su L’Unione Sarda
Le ultime notizie sulla ripresa economica in Italia e in Europa non sono confortanti. Per questi ritardi vengono avanzate due spiegazioni: quelle ufficiali, che le riforme vanno a rilento e, quindi, investire e produrre non conviene; quelle private, che mancano le risorse per rilanciare la domanda e, quindi, reddito e occupazione languono. C’è del vero in entrambe le interpretazioni, ma non sono esse la causa principale. Infatti, se si interpellano i più diretti conoscitori dei comportamenti dei consumatori, i commercianti, essi danno la migliore spiegazione: la gente potrebbe spendere di più, ma teme per il suo futuro e, quindi, riduce i consumi. Le statistiche dell’Istat sui risparmi reali e quelle della Banca d’Italia sulla ripresa degli investimenti finanziari lo confermano: tra il 2010 e il 2013 le imprese hanno risparmiato 150 mld di euro all’anno (il 10% del reddito lordo totale) e le famiglie oltre 130 mld (un altro 9% circa), ma hanno investito solo due terzi in beni produttivi, abitazioni e attività finanziarie. Il resto dei risparmi ha ristagnato – anche perché le banche hanno avuto esitazioni nel concedere credito alla produzione e al consumo preferendo acquistare titoli pubblici – e ciò ha contribuito alla prosecuzione della crisi produttiva e alla conseguente disoccupazione.
Se questo risparmio fosse stato ben investito l’Italia sarebbe potuta crescere intorno al 3% con effetti sull’occupazione nell’ordine dell’1%, ossia 250 mila posti in più. Perché non è stato fatto? Certo, le riforme del mercato del lavoro sono insufficienti, come le inefficienze della pubblica amministrazione, ma in ciò non vi è nulla di nuovo rispetto al passato, mentre di nuovo vi è una sola cosa: la perdita di fiducia nel futuro. I cittadini si sentono ripetere, dall’Europa e dai nostri governanti, che hanno vissuto al di sopra delle loro risorse e devono aggiustarsi. Le statistiche sopra indicate dimostrano il contrario. Chi ha vissuto sopra le proprie risorse è il settore pubblico con i bilanci permanentemente in passivo e che, da tempo e su pressione dell’Europa, sottrae crescenti risorse ai privati con una maggiore tassazione senza tenere conto degli effetti negativi sulla crescita e l’occupazione.
Dal 1980 a oggi la pressione tributaria misurata sul reddito disponibile lordo è cresciuta del 13%, equivalenti nel solo 2013 a un prelievo pari a circa 200 mld di euro. Nel più recente biennio la pressione tributaria è stata incrementata di circa il 2%, ossia di 30 mld, non a caso quel 2% che manca alla crescita per raggiungere il 3% che avrebbe quanto meno difeso il livello di occupazione.
La risposta a queste critiche è che lo Stato si è dato carico di difendere il livello di attività economica e la povera gente e, perciò, ha speso più di quanto ha incassato e si è indebitato. Sarebbe una valida giustificazione se fosse stato così: molte imprese hanno chiuso, soprattutto nel Mezzogiorno, la ripresa è costantemente rinviata e la disoccupazione è in aumento. E con essa la povertà.
Una politica di uscita dalla crisi che si prefigge di aggiustare i conti pubblici aumentando le tasse, non pagando i debiti alle imprese e proibendo agli enti locali di spendere anche ciò che hanno in banca per rispettare il patto di stabilità interno posto a supporto di quello europeo, in breve praticando politiche di austerità, crea disastri.
Un maestro di economia, Karl Brunner, insegnava che il problema politico da risolvere è non avere squilibri, compito già difficile sotto le pressioni degli elettori che chiedono e chiedono allo Stato di intervenire; ma, aggiungeva, è ancor più difficile e pericoloso rientrare dagli squilibri una volta che si sono manifestati, perché l’economia (e la società) possono “spaccarsi”, come accade a una capsula spaziale: è facile immetterla nello spazio, ma se si sbaglia velocità e angolo di rientro nello spessore dell’atmosfera, la capsula si frantuma.
Credo che questa similitudine ben si adatti a spiegare gli effetti della politica europea che l’Italia, pur lamentandosi, si propone di rispettare. Nel contesto la Sardegna è un vaso di coccio tra vasi di ferro; può però fare qualcosa perché la sua base sociale è buona, ma avrebbe scarsa efficacia se l’Europa e il Governo nazionale non rimuovono i presupposti che causano sfiducia nel futuro agendo con due principali strumenti: stabilizzando la pressione fiscale sia al livello esistente, sia nella distribuzione dell’onere tra categorie di cittadini per almeno un quinquennio (la progressività delle imposte basta e la lotta all’evasione va fatta in silenzio e non con blitz; se fatta bene, questa è la politica redistributiva più efficace); spingendo inoltre le opere pubbliche ricorrendo alla Banca europea degli investimenti deputata allo scopo dal Trattato di Maastricht (come ha giustamente ricordato il neo eletto capo della Commissione europea Junker). Una politica che si propone di ridargli fiducia e non di toglierla, come oggi accade, sarebbe la grande svolta che il cittadino si attende.
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La Nuova Sardegna, 29 luglio 2014
Regione: sindaci, imprenditori e sindacalisti insieme per abolire le leggi inutili
Aperto il tavolo azzera burocrazia
CAGLIARI Lo schiaciassassi è partito e non dovrebbe fermarsi fino a quando non riuscirà ad azzerare la burocrazia. È partito, il rulla-leggi inutili, con la giornata inaugurale del tavolo per la semplificazione delle norme e procedure. Che fosse indispensabile non ci sono dubbi: c’è un’impresa che da sette anni aspetta due-firme-due sulla licenza per riaprire alcuni capannoni industriali dopo aver investito già diversi milioni per le bonifiche. È questo il caso simbolo della burocrazia che strozza lo sviluppo, mette all’angolo imprese e cittadini fino a esasperarli se non a obbligarli ad abbandonare progetti e anche ricorsi. «Ora basta», è stato l’esordio del presidente della Regione, Francesco Pigliaru, nel momento in cui al tavolo permanente ha chiamato sindaci, imprenditori e sindacalisti «per vincere assieme una sfida storica: ridare certezze, sui tempi e le procedure, a chi vuole investire in Sardegna soprattutto se è straniero». Il traguardo è chiaro, «le imprese – ha aggiunto Pigliaru – non possono più lottare ogni giorno con la burocrazia, non solo con quella vecchia ma c’è anche la nuova, con molte leggi che nascono male». A impegnarsi nel disboscamento sarà il nucleo tecnico, la prima riunione sarà giovedì, coordinato dal direttore generale dell’assessorato all’industria, Roberto Saba: «Dobbiamo puntare a procedure semplificate e chiare, Per farlo, dobbiamo sfruttare al massimo l’esperienza molto positiva degli Sportelli unici per le attività produttive, i Suap. Ma soprattutto è indispensabile che all’operazione pulizia partecipi chi più di frequente è sottomesso alla burocrazia». L’invito è stato raccolto, e al tavolo permanente – la prossima riunione sarà a settembre – saranno in ventuno fra assessori, associazioni imprenditoriali, Enti locali e sindacati, mentre il Nucleo tecnico da giovedì avrà due mesi di tempo per presentare alla Giunta la «miglior semplificazione possibile». Il punto di partenza, nella caccia alla legge da schiacciare perché superate o inutili, sarà l’industria. «È proprio in questo settore – ha detto l’assessore Maria Grazia Piras – che la burocrazia pesante frena il rilanciare dello sviluppo. Penso, al tunnel di procedure in cui finiscono le piccole e medie imprese, lo scheletro dell’economia in Sardegna, oggi messe in ginocchio non solo dalla crisi, ma anche da troppe carte». È stato l’assessore alle Riforme, Gianmario Demuro, a tracciare la strada: «Dobbiamo intervenire in maniera chirurgica non con un generico taglia-leggi e per questo dobbiamo dialogare molto con il Consiglio che emana le leggi». Il percorso sarà lungo e difficile, ma Pigliaru è stato chiaro: «Vogliamo essere la prima Regione capace di semplificare». Sarebbe davvero un bel record. (ua)
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(Dal sito della RAS)
Riforme: lotta alla burocrazia, aperto il Tavolo della Semplificazione
Si è aperto a Cagliari il primo Tavolo permanente per la semplificazione di leggi e norme istituito dalla Regione.
CAGLIARI, 28 LUGLIO 2014 – Si è aperto a Cagliari il primo Tavolo permanente per la semplificazione di leggi e norme, coordinato dalla presidenza della Regione. Erano presenti il presidente Francesco Pigliaru, gli assessori Cristiano Erriu (Enti locali, Finanze e Urbanistica), Gianmario Demuro (Affari Generali, Personale e Riforma della Regione), Maria Grazia Piras (Industria), Raffaele Paci (Programmazione, Bilancio, Credito e Assetto del Territorio), Francesco Morandi (Turismo, Artigianato e Commercio), i direttori generali degli assessorati, i rappresentanti delle autonomie locali, dei sindacati, delle categorie produttive e del mondo cooperativistico.
Riduzione del gravame burocratico. “L’apertura del Tavolo – ha detto Pigliaru – è un passo importante, in linea con quanto annunciato in campagna elettorale. L’obiettivo è ridurre il gravame burocratico accumulato negli anni e nello stesso tempo far sì che le nuove norme non ne creino altro. Su alcune problematiche possiamo intervenire noi, su altre deve farlo il governo centrale, altre ancora vanno affrontate insieme, e lavoriamo in questa direzione. Siamo fortemente impegnati ad attrarre investitori stranieri – ha aggiunto il presidente della Regione – l’aspetto di cui parliamo, insieme alla tassazione, è decisivo. Per schiacciare la burocrazia e avviare la semplificazione non servono risorse finanziarie – ha concluso Pigliaru – occorre soltanto la nostra determinazione”.
La filosofia della semplificazione. L’obiettivo della Regione è quello di ridurre i costi indiretti alle imprese e ai cittadini dovute alla burocrazia. “Non è pensabile che un imprenditore debba attendere fino a nove, dieci anni prima di avere una risposta da parte della Pubblica Amministrazione – ha detto l’assessore all’Industria Maria Grazia Piras – il rilancio economico della Sardegna passa soprattutto attraverso lo snellimento delle procedure e il riordino dell’apparato normativo.”
“La Sardegna – ha spiegato il direttore generale dell’assessorato all’Industria, Roberto Saba – è una regione pilota grazie all’attività dello SUAP (Sportello Unico per le Attività Produttive) attorno al quale si è voluto costruire il Tavolo della semplificazione. Il SUAP – ha aggiunto Saba – è solo una parte del processo che vogliamo avviare”.
L’analisi dell’assessore Gianmario Demuro, invece, si è incentrata sull’inflazione normativa. “Serve una nuova collaborazione e un nuovo rapporto con il Consiglio Regionale – ha detto – occorre intervenire sulle norme singolarmente, in maniera chirurgica, e valutare quelle ridondanti, usando lo strumento del testo unico”.
Le richieste di imprese, sindacati, enti locali. Nel corso della prima riunione del Tavolo sono intervenuti i rappresentanti degli enti locali, dei sindacati e delle categorie imprenditoriali. L’esigenza – hanno sottolineato i vari esponenti – è quella di intervenire su tre ordini di problemi: legislativo, procedurale e organizzativo. La tenuta della qualità della democrazia – è stato detto – passa attraverso la semplificazione del rapporto tra pubblica amministrazione, cittadini e imprese.
I prossimi incontri. Il direttore generale dell’assessorato all’industria, Roberto Saba, ha annunciato che nei prossimi giorni si svolgerà la riunione dei direttori generali degli assessorati per la composizione del Nucleo Tecnico per la semplificazione. Il Tavolo sarà invece riconvocato alla fine di agosto.
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