Appello di SardegnaSoprattutto per la sopravvivenza del Centro di documentazione e studi delle donne. Anche i cittadini (singoli e organizzati) facciano la loro parte! Le proposte di Aladin
URGENZA
Appoggiamo e rilanciamo l’appello di SardegnaSoprattutto perchè le Istituzioni (e i cittadini – singoli e organizzati) si impegnino per scongiurare la chiusura del Centro di documentazione e studi delle donne, attivo a Cagliari dal 1978 .
Una proposta di Aladin alle Istituzioni e ai cittadini: subito interventi a carattere finanziario per la sopravvivenza del Centro di Documentazione e Studi (contributi pubblici e progetto di civic-crowdfunding sostenuto dai cittadini) e concessione allo stesso Centro della chiesa di San Giuseppe Calasanzio in Castello, attualmente in abbandono, dopo i necessari lavori di ristrutturazione
L’APPELLO
Il Centro di documentazione e studi delle donne, a rischio di chiusura per l’indifferenza delle Istituzioni
(a cura della Redazione di sardegnasoprattutto / 18 luglio 2014).
C’erano una volta due magazzini in via Lanusei a Cagliari. In quei locali di una piccola e poco frequentata strada della città fu aperta, nel 1978, la Libreria delle donne, la prima in Sardegna e una delle poche in Italia. Erano i mitici anni ’70, segnati dalla contestazione, dal confronto politico onesto e soprattutto, per noi e per il mondo, dalla rivoluzione femminista.
La Libreria delle donne si trasforma nel 1986 nel Centro di documentazione e studi delle donne, biblioteca specializzata e luogo di relazioni politiche. Il Centro era ed è l’unico in Sardegna: nel 2008, il suo archivio è stato formalmente riconosciuto “di interesse storico particolarmente importante” dal MIBACT (Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo).
La biblioteca, insieme ai documenti d’archivio, ha costituito negli anni un punto di riferimento speciale per ricerche e indagini individuali e collettive, in collaborazione con l’Università di Cagliari, con insegnanti e studenti di scuole superiori, con altre associazioni che lavorano nel nostro territorio.
Gli Enti Locali hanno sostenuto l’attività del Centro con finanziamenti di progetti specifici. Questo sostegno è stato indispensabile per il funzionamento del Centro, che è nato ed è vissuto soprattutto nella forma dell’autofinanziamento, del lavoro volontario, e per merito di contributi individuali di socie e amiche.
E adesso? - segue - Gli assessorati si dispiacciono, le persone chiamate a selezionare le richieste rispondono con gentilezza e garbo, con il risultato che il Centro di documentazione è in procinto di chiudere. E’ tempo di “eventi” e di effetti speciali: Cagliari, candidata per diventare Capitale europea della cultura per il 2019, privilegia le attività spettacolari e di breve durata, rispetto a quelle continuative e di lungo respiro.
E’ forse preferibile che quei due locali di via Lanusei ridiventino magazzini o autorimesse? Quali criteri politici orientano il programma di riqualificazione degli edifici e delle strade, se una realtà inserita da 35 anni nel paesaggio urbano e nel tessuto culturale di Cagliari non riceve alcun riconoscimento economico perché quel luogo così importante nel destino delle donne cagliaritane e sarde in generale continui a svolgere la sua funzione?
O in alternativa allo spazio di via Lanusei è davvero possibile che all’interno della nostra città che registra una grande quantità di spazi pubblici, scuole e strutture di varia natura, non si trovino due stanze che accolgano e difendano il patrimonio che il Centro di documentazione rappresenta? E’ possibile che quel luogo che ha visto studiose, scrittrici, filosofe, politiche, creative tra le più importanti della nostra nazione e della nostra regione venga spazzato via dalla superficialità e dalla distrazione?
Quanti pubblicano in www.sardegnasoprattutto.com, uomini e moltissime donne, chiediamo fermamente che le istituzioni, regionali e comunali, in cui le donne presenti hanno avuto voce grazie anche all’attività che in via Lanusei si è svolta nei decenni, non si voltino dall’altra parte praticando l’indifferenza verso un luogo dove il primato è la relazione tra donne senza altre intermediazioni. Impongano nei luoghi delle decisioni la loro autorevolezza ed autorità. L’esistenza del Centro di documentazione e studi delle donne è il loro vero banco di prova.
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IDEE
Una bella idea è quella di ricuperare con un adeguato restauro la chiesa di San Giuseppe di Cagliari, nel quartiere Castello, e darla in comodato gratuito al Centro di Documentazione delle donne. A sostegno del Centro in aggiunta ad appositi finanziamenti pubblici si può pensare il lancio di un progetto di civic-crowdfunding Ecco le notizie sulla chiesa di San Giuseppe nel servizio di Aladin. Sul crowdfunding e, in particolare sul civic-crowdfunding vedi gli approfondimenti su Aladinews.
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