in giro con la lampada di aladin…

aladin-lampada3-di-aladinews312Cambiare la politica. Cosa serve per innovare.
Alessandro Mongili su L’Unione Sarda

Cambiare la politica
Cosa serve per innovare.

di Alessandro Mongili su L’Unione Sarda di venerdì 11 luglio 2014

Come non condividere l’entusiasmo del direttore Anthony Muroni per Sinnova e per il lavoro di tanti operatori che cercano di promuovere l’innovazione tecnoscientifica in Sardegna? Penso però che sia doveroso ragionare senza trionfalismi su quello che Nicola Pirina chiama l’ecosistema dell’innovazione in Sardegna. Anzi, su una parte di questo ecosistema, le politiche dell’innovazione. Che non sembrano molto innovative, soprattutto per quel che riguarda la ricerca scientifica.
Rispetto al modello proposto dall’Unione Europea, che promuove l’integrazione di diversi attori sui progetti di ricerca, in Sardegna si rimane fedeli al modello lineare o diffusionista, che intende la ricerca come una filiera, che parte da una buona idea e arriva sino agli utilizzatori finali di un prodotto. La ricerca e l’innovazione sono trattate come un ambito autonomo di attività, quando invece si tratta di pratiche intrecciate a tutte le altre, in modo non certo lineare. Questo modo di ragionare consente all’establishment di concentrarsi sulle architetture istituzionali, piuttosto che sulle pratiche scientifiche o innovative. Invece di favorire la collaborazione, queste politiche rafforzano confini e competizioni meramente burocratiche fra posizioni di potere. Invece che rafforzare l’inserimento dei ricercatori sardi nelle reti internazionali della ricerca, producono caricature di internazionalizzazione e chiudono tutto in un preteso “sistema sardo della ricerca”. Oggi improbabile, perché la ricerca è sempre più a rete, sempre più diffusa, sempre meno territorializzabile. E noi dobbiamo esserci.
Si deve tuttavia dar atto alla politica sarda di aver fatto un grande sforzo, nel passato. Ma oggi si tratta di andare avanti, di superare un modo verticistico di definire gli obiettivi, di innovare nella politica dell’innovazione stessa. E innova gente nuova, non i soliti vecchi soloni, che in genere non hanno neanche esperienza diretta di ricerca. Occorre cambiare modello politico.
Manca il confronto con i ricercatori e una loro partecipazione alla definizione delle politiche scientifiche. I ricercatori, così come i giovani innovatori e i loro progetti, sembrano piuttosto una massa di manovra per una potente casta di “politici dell’innovazione”. Che si sottraggono a ogni valutazione. Eppure, è dell’altro giorno la notizia della disastrosa posizione delle nostre università sulla classifica del Sole-24 Ore, che le vede al 49° e al 53° posto fra i 61 atenei italiani.
Nonostante le ingenti risorse ricevute, cioè 160 milioni di euro fra il 2007 e il 2012 (non tutti da parte della Regione), l’Università di Cagliari continua ad arrancare. Nei VQR 2012 un quarto delle produzioni scientifiche UNICA sono state giudicate di basso valore scientifico.

One Response to in giro con la lampada di aladin…

  1. admin scrive:

    L’Unione Sarda, 11 luglio 2014

    «Un nuovo programma per spendere i Fondi Ue»
    - Confcommercio
    Ricerca, sviluppo e innovazione, agenda digitale, competitività, valorizzazione delle risorse culturali e ambientali, turismo: sono questi i settori, secondo Confcommercio Sardegna, su cui occorre puntare «per disegnare la nuova programmazione dei Fondi Ue 2014-2020». L’associazione dei commercianti sollecita incentivi alle imprese da utilizzare come leva per l’occupazione. «Bisogna rafforzare la competitività delle imprese esistenti (turistiche, artigiane e agricole-acquicole) che operano nei siti di interesse comunitario e nelle zone di protezione speciale», spiega il presidente regionale dell’associazione, Agostino Cicalò. «Occorrono anche interventi per la nascita e lo sviluppo di imprese ed è necessario attrarre investimenti nell’ambito delle strategie integrate di sviluppo locale».
    Un ruolo determinante, secondo Confcommercio, è quello dei Confidi «che devono essere potenziati» perché «possono favorire investimenti per riorganizzazioni e ristrutturazioni aziendali, finalizzate al consolidamento della base produttiva in chiave innovativa».
    Rimane ancora un punto critico, rilevato dalla Corte dei Conti: troppo lenti i processi burocratici «che finora sono stati il vero limite alla capacità di spesa della Regione. Se in altre realtà italiane i risultati sono stati positivi, appare evidente che dobbiamo adeguare le attività delle strutture regionali che gestiscono i fondi».
    Mauro Madeddu

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