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La legge truffa regionale sembra non avere scampo. Amsicora su Democraziaoggi

4 Luglio 2014

Di Amsicora su Democraziaoggi

I giudici sono terribili quando pensano di voler prendere tempo. Un cavillo procedurale lo trovano sempre. E non ci son santi. Se decidono un rinvio, c’è poco da fare, rinvio sarà. Ora nel caso della legge truffa regionale, il ricorso promosso da Alberto Rilla all’udienza del 18 giugno era stato rinviato al 12 novembre per l’integrazione delle notifiche ai controinteressati (consiglieri regionali in predicato per essere disarcionati). Col contraddittorio non si scherza. E’ un principio costituzionale e il Consiglio di Stato sanziona con annullamenti con rinvio le sentenze dei Tar disattenti sul punto. Ma nel ricorso Ligas la notifica per pubblici proclami nel BURAS era stata chiesta, autorizzata ed effettuata. E sapete cos’è successo? L’incredibile! Il Buras è stato informatizzato. Via inutili carte, niente più file defatiganti, tutto per via telematica! Provvede la macchina, alla svelta e senza errori! Ma se il programma è fatto da un ingegnere che sa tutto sui computer, ma nulla di procedura? Allora può accadere che qualsiasi atto giudiziaio tu mandi per la pubblicazione venga qualificato come “acquisizione di proprietà”. E sai perché? Perché la maggior parte delle pubblicazioni giudiziarie sul Buras avviene in procedure espropriative, esattamente volte all’acquisizione di proprietà. Ma se il ricorso riguarda la materia elettorale? Il sistema se ne fotte. Lo indica sempre come “acquisizione di proprietà”, anche se la proprietà non c’entra nulla. E così la velocità si trasforma nel raddoppio dei tempi e delle spese!
Forse è per questo che il Tar ha rinviato, per perfezionare una notifica già chiesta correttamente e trasformata maldestramente dal sistema, ignorante, almeno in materia giuridica. Fatto sta che la procedura slitta di quattro mesi e nel frattempo consiglieri abusivi continuano ad esercitare il mandato,  e una giunta non rappresentativa, che esprime il 18% del corpo elettorale sardo e non combina niente perché è priva di radicamento sociale, continua a svolgere le funzioni e a far danni. Certo, è bene sul contraddittorio essere perfettini a scanso di bocciature da parte del Consiglio di Stato e per evitare maggiori perdite di tempo, ma ogni giorno che passa è una pugnalata alla democrazia sarda. 
Però non disperate, gente! Non tutti i contrattempi devono indurre al pessimismo. Anche se l’orientamento dei giudici è insondabile (il giudizio è un mistero, diceva Salvatore Satta), nella decisione di rinvio del Tar forse si può leggere già una promessa, se non una decisione. Il codice del processo amministrativo infatti esonera dall’integrazione del contraddittorio se il giudice ritiene di dover senz’altro dichiarare inammissibile o infondato il ricorso. Se invece dispone l’integrazione vuol dire che ritiene serie le censure mosse dai ricorrenti. Tradotto in lingua italiana, qui i giudici rinviano per non dar scampo alla legge-truffa, per scongiurare che questioni procedurali in appello possano allungare il brodo e lasciare in sella gli usurpatori di via Roma e viale Trento, costituzionalmente parlando.
C’è poi da considerare che la Corte costituzionale è già stata investita dal Tar di Milano del giudizio di legittimità sulla legge regionale lombarda, molto simile alla nostra, e non è escluso che il nostro Tar voglia vedere come butta in quel caso. Ma quel precedente c’è ed è ineludibile.
Tutte congetture naturalmente. Nei prossimi giorni vedremo se esse sono confermate dalla decisione di rinvio di cui per ora si conosce il dispositivo, ma non la motivazione. Comunque sia, il giorno del giudizio per la legge-truffa regionale si avvicina e probabilmente anche quello in cui verrà giustiziata. 0

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