Gli Atenei sardi parlano di “sistema universitario sardo”, ma poco lo praticano
«No a Ingegneria informatica». Il Comitato boccia la proposta dell’ateneo sassarese
UNIVERSITÀ: stop di Cagliari al corso di laurea
(L’articolo di Nadia Cossu su La Nuova Sardegna di martedì 13 marzo 2012)
SASSARI. Il Comitato regionale di coordinamento boccia la proposta di istituzione di un nuovo corso di laurea in Ingegneria dell’informazione a Sassari ed è gelo tra i due atenei. In realtà il rettore dell’Università di Sassari Attilio Mastino smorza i toni: «Nessuna tensione. Ripresenteremo la proposta nei prossimi mesi».Il Comitato regionale è in sostanza l’ultimo passo istituzionale prima dell’inoltro (della proposta in esame) al Ministero ed è proprio in quella sede che l’iniziativa dell’ateneo sassarese si è fermata. Forzatamente. Un’iniziativa, oltretutto, unica in Sardegna (perché nell’isola questo corso di laurea non esiste) e nei confronti della quale si erano espressi a favore «le parti sociali, gli operatori di settore e degli ordini professionali. E – va sottolineato – la proposta aveva in precedenza superato il vaglio del nucleo di valutazione e degli organi di governo dell’ateneo, Senato accademico e Consiglio d’amministrazione. Sicuramente il corso di laurea triennale in ingegneria dell’informazione era considerato in molti settori dell’Università di Sassari come «il vero elemento di novità emerso in occasione della riorganizzazione dipartimentale imposta dalla legge Gelmini». Ma durante la seduta del comitato regionale c’è stata quella che l’ateneo sassarese oggi definisce «una profonda spaccatura» nella votazione, con voto a favore del rettore Attilio Mastino e dell’assessore regionale alla Pubblica istruzione Sergio Milia e contrario da parte del rettore di Cagliari Giovanni Melis – che presiede l’organismo – e del rappresentante degli studenti dell’Università di Cagliari.Uno stop in piena regola a un’iniziativa che, è evidente, aveva riscosso fin troppo successo e suscitato entusiasmi.Il rettore Attilio Mastino non ha nascosto la sua preoccupazione per la bocciatura da parte del Comitato sostenendo con forza che si tratta «di un corso di laurea che al momento non esiste in Sardegna e che gli studenti del nord dell’isola sono comunque obbligati ad andare fuori sede per frequentare un corso di informatica». Senza poi tralasciare il fatto che Confindustria, Camera di commercio e persino le organizzazioni sindacali «hanno più volte sollecitato l’ateneo a investire in tecnologia e innovazione». Ma Mastino non si dà affatto per vinto e rilancia: «La proposta sarà tempestivamente riformulata e riportata all’attenzione degli organi accademici nei prossimi mesi, presumibilmente tra giugno e luglio». E, sempre per difendere il corso di laurea, ad aprile sarà organizzata una giornata di studio a favore dell’iniziativa.Una sorta di sensibilizzazione allargata per spiegare i sicuri vantaggi che l’attivazione del corso di laurea triennale in Ingegneria informatica porterebbe non soltanto al Nord Sardegna ma a tutta l’isola. Ecco perché la decisione paralizzante del Comitato è stata accolta certo con preoccupazione dal rettore di Sassari ma, allo stesso tempo, Attilio Mastino è fiducioso. Nessuna guerra tra atenei, semplicemente una proposta che ha subìto un freno ma che dopo l’estate potrebbe decollare.
IL COMMENTO DI ALADIN
Sono convinto, perchè mi fido della serietà di Attilio Mastino e dei suoi collaboratori in ateneo, che l’iniziativa sia utile e produttiva per il territorio. Però perchè confinarla nei confini dell’ambito sassarese (sia pure con tutte le più ampie aperture)? Questa è la tipica iniziativa da assumere come “sistema universitario sardo”, con la creazione di un titolo di laurea rilasciato congiuntamente dai due Atenei. Pertanto occorre rivedere l’organizzazione del corso con questa impostazione. Lo so che questo complica la vita a molti professori, abituati a decidere senza eccessive mediazioni, tali sarebbero quelle da farsi tra i due Atenei, che si aggiungono alle mediazioni interne forse faticosamente raggiunte. Ma oggi non c’è altra strada: tra gli Atenei sardi non basta infatti la collaborazione, occorre integrazione. Anche salvaguardando la plurisecolare autonomia delle due Università, occorre pensare e agire come se si fosse un’unica entità. E la Regione, che contribuisce in misura sostanziale al finanziamento del sistema universitario sardo, deve imporre (il verbo è volutamente forte) questa impostazione “di sistema”. Ricordo che la Regione e l’Europa hanno finanziato i corsi universitari telematici organizzati congiuntamente dai due Atenei, con risultati apprezzabili, che per questa ragione hanno dato vita ad un apposito Consorzio (Unitelsardegna: http://www.unitelsardegna.it). Il Consorzio, rafforzato e tolto dall’attuale logica del “piccolo cabotaggio” in cui è stato stoltamente confinato, può costituire uno strumento adeguato per la gestione del nuovo Corso di laurea, lasciando ovviamente agli accademici la parte scientifica e didattica. Mi chiedo se al di la delle parole (cooperazione, integrazione, sistema, etc.) che le dirigenze dei due Atenei esprimono in tutte le sedi ufficiali, ci sia davvero la volontà e la caparbietà di perseguire una strada che oggi peraltro appare obbligata (fm).
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